Cucina solidale, premio al “cuoco contadino” di Palma Campania

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Quel sano orgoglio contadino, della dignità e del rispetto della terra con i suoi prodotti e di chi li coltiva, Pietro Parisi, chef, lo impersona tutto. E che proprio per questo è chiamato “cuoco contadino”. La sua ricetta: prezzi bassi, rispetto e valorizzazione di chi gli fornisce quel che poi mette in tavola, lo sguardo rivolto anche a chi – come i detenuti – possono riscattarsi attraverso il lavoro, una cucina solidale che ogni giorno accantona una piccola somma per l’Unicef o offre ai bambini merende a prezzi stracciatissimi. Oggi alla Camera dei Deputati ha ricevuto il “Premio Testimoni di diritti umani” promosso dalla Lunid (Libera università dei diritti umani) quale sostenitore di una “cucina etica e sostenibile” per tutti, senza distinzione di classi sociali.
Un premio sui diritti umani, inconsueto per la sua categoria, ma molto simbolico. Trentacinque anni, Pietro dopo un’esperienza all’estero in ristoranti prestigiosi (anche al “Burj al-Arab” di Dubai) torna a Palma Campania-S. Gennaro Vesuviano (Napoli) e comincia la sua avventura, dà vita alla sua “filosofia di vita”: recuperare le tradizioni locali contro l’impoverimento del consumismo. “Vivevo nel lusso ma non mi apparteneva – racconta – anzi sentivo di aver tradito la mia terra. Io vengo da una famiglia contadina e sentivo mi mancava qualcosa. Nel 2005 ho deciso di rientrare ed ho aperto il mio primo ristorante, ‘Era ora’, con mia madre e mia sorella”. La novità di allora – in un territorio che intanto ha cominciato a confrontarsi con le storture sociali e criminali della ‘Terra dei fuochi’ – è il rilancio del territorio e dei suoi prodotti: “i contadini vendevano i loro prodotti alle catene commerciali, erano persone che magari non erano mai entrate in un ristorante, che non avevano conosciuto i grandi chef. Io ho voluto valorizzare loro e i nostri prodotti”. Nei menù di Pietro (i suoi locali intanto sono diventati quattro) ci sono le foto di chi produce pomodori, zucchine, melanzane, tutti prodotti anche “meno di km zero” protagonisti nella sua cucina. Pietro ci tiene a spiegare chi sono i produttori e far provare ai commensali i gusti di cibi andati un po’ persi nel tempo.
“Mi dicevano che ero un pazzo, sono stato umiliato – prosegue – ma oggi tanti miei colleghi fanno altrettanto, cercano le loro materie prime nei mercati dei contadini”. Ma a Pietro – imprenditore ‘sociale’ ed anche personaggio televisivo: su Rai3 ha una rubrica sul riuso degli scarti in cucina – non basta. La cucina per tutti, per lui, è anche un mezzo di lotta alla criminalità e di esempio per i giovani. Fra le sue tante attività fuori cucina, Pietro promuove nel carcere di Secondigliano un orto in cui lavorano gli ergastolani e con la sua osteria sociale, ‘Le cose buone di Nannina’ (dedicato alla nonna), ha introdotto la cucina solidale. Come? “Il primo scontrino di tutti i giorni lo devolviamo all’Unicef per progetti contro la malnutrizione. E tutti bambini, sia se figli di professionisti o di operai, possono comprare la merenda e una bottiglietta d’acqua ad un euro. Ne abbiamo 300-400 circa ogni giorno. Non ci guadagniamo niente ma tutti possono mangiare le merende genuine con prodotti locali come quelle che mangiavo io da bambino”. Prezzi sociali anche per il pranzo “affinché anche chi non può permetterselo può assaggiare autentici sapori cucinati da uno chef”. “Ora ho 25-26 dipendenti, fatturiamo un milione di euro l’anno”, sottolinea Pietro, orgoglioso di un successo voluto per le ricadute culturali, “vero valore della vita”. Non sono mancati problemi con la criminalità del luogo con la criminalità organizzata: “bisogna avere il fegato di dire no”. Pietro dice di aver ricevuto minacce, tutte denunciate. Insieme a Pietro Parisi, stamattina, sono stati premiati fra gli altri, il regista Paolo Bianchini e MediCinema Italia Onlus. Il premio – ha sottolineato la presidente di Lunid Gioia Di Cristofaro – “vuole dare visibilità e rappresentazione ad esperienze di successo nell’intento di favorire la produzione di idee e liberare la creatività operando nel contempo per una loro diffusione e contaminazione”.