Cresce la composizione negoziata come strumento contro le crisi d’impresa. Unioncamere, in 3 anni quasi 2 mila adesioni

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in foto Andrea Prete, presidente di Unioncamere (fonte Imagoeconomica)

di Monica Paternesi

Consapevolezza e tempestività. Sono questi i due elementi essenziali per affrontare nel modo adeguato un momento di difficoltà in azienda. Che, spesso, può essere superato con successo. Con l’aiuto degli adeguati strumenti di legge, come quello della composizione negoziata. La procedura stragiudiziale per il risanamento delle aziende in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario ha infatti salvato dal possibile licenziamento oltre 10mila lavoratori, negli ultimi tre anni. E, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sulla crisi di impresa, presentato da Unioncamere, questo strumento, decollato non facilmente, comincia ora ad essere utilizzato sempre più di frequente dalle aziende in difficoltà.
“Solo negli ultimi 15 giorni, sono giunte altre 100 istanze – anche grazie alla recente possibilità di accordi con l’Agenzia delle entrate e riscossione – e si sono chiusi altri 5 casi di risanamento che interessano circa mille lavoratori”, ha spiegato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete presentando gli ultimi dati dell’Osservatorio. “La convenienza di questa procedura – ha aggiunto – è dimostrata anche dal fatto che, quando è possibile utilizzare lo strumento della composizione negoziata, si risparmia tempo e in più di un caso su cinque si riesce a risanare l’impresa”.
Complessivamente, le adesioni presentate in 3 anni sono quasi 2.000 (1.963) e la crescita nei primi tre trimestri 2024 è del 60%. Le istanze che risultano concluse sono 1.097, delle quali il 19% con esito positivo. Le procedure sono più rapide rispetto a quelle giudiziali, con una durata media di 224 giorni. La regione Lombardia si conferma essere quella con il maggior numero di istanze (436) seguita dal Lazio (208), dall’Emilia-Romagna (193) e dal Veneto (168): queste 4 regioni, che sono tra quelle, a maggiore densità industriale, da sole rappresentano il 54% del totale delle istanze presentate.
A tre anni dall’ avvio di questo strumento serve però ancora un altro cambio di passo. Infatti, è stato sottolineato, le procedure chiusesi con successo riguardano soprattutto aziende medio-grandi e quindi meglio strutturate a comprendere in tempo utile gli elementi di rischio. E’ quindi necessario aiutare le piccole imprese, più sole ed isolate, che rischiano di chiedere aiuto fuori tempo massimo a prendere contezza della situazione e ad intervenire.
“Su questo è necessario spingere – spiega ancora il presidente di Unioncamere, Prete -. Credo che dobbiamo lavorare ancora per ampliare il livello di educazione anche utilizzando strumenti come i cruscotti che possiamo fornire alle piccole imprese per farsi un auto diagnosi del loro stato di sostenibilità. Anche nella solitudine l’imprenditore deve essere in grado di inserire quei numeri che gli consentono di vedere una fotografia reale della propria impresa”.
A distanza dei primi tre anni dall’avvio della misura, modificata tra l’altro di recente, i risultati crescono. La composizione negoziata per prevenire le crisi d’impresa “è una scommessa che comincia ad essere vinta da parte del governo”, ha detto il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto intervenuto alla mattina di Unioncamere, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli e il vice segretario generale Sandro Pettinato.
Durante la mattinata anche l’occasione per raccontare tre ‘case history’ di composizioni che si sono risolte con successo, come quella del Gruppo Egea, di Trussardi e della Noberasco.