Crepacuore, una relazione difettosa in apparente amore 

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Uomini che un giorno sono affettuosi e quello dopo maltrattano, sminuiscono, minimizzano, tendendo a veicolare il proprio pensiero, insinuando dubbi e incertezze anche sul proprio essere, sui propri comportamenti. Relazioni che all’apparenza sembrano far sognare, coppie in apparenza perfette, tutto fuorché sano. E’ una relazione difettosa. In poche parole un amore tossico. Un amore sbagliato che diventa una vera e propria dipendenza, come se si trattasse di una droga, ma anziché “farsi” ci si lascia travolgere da questo rapporto. Storie malsane, dove l’infelicità è all’ordine del giorno, sono diffusissime. Scivolarci non è così difficile anzi, a volte è l’illusione di un amore che vuole prendersi cura di noi ad annebbiarci, altre volte, è il dubitare di noi stesse, finendo per credere alle critiche che l’altro muove verso di noi, sul nostro concetto di coppia, di relazione; altre volte, come spiegava la psicologa Glass, che per prima nel 1995 ha coniato il termine “relazione tossica”, in qualche caso è “colpa” di una combinazione difettosa. Se entrambi i partner hanno bisogno di esercitare il controllo o se una persona sarcastica si ritrova con chi è ipersensibile e permaloso, il risultato è un rapporto inevitabilmente imperfetto e sbilanciato, che si rivela dannoso per entrambi. Chiunque può finire in una trappola simile se incontra un partner sbagliato per sé, ad ogni età, anche se le statistiche parlano di donne fra i 30 e i 40 anni, quelle più a rischio. Le donne nell’età di mezzo sono più attratte dall’idea “io ti salverò”. La pazienza, la tolleranza, il desiderio di amare e forse anche il desiderio intimo e profondo di un figlio, rende le donne dell’età di mezzo più capaci di sopportare la sofferenza di cui una vent’enne o una cinquant’enne non tollererebbe. E’ un dolore. Una ferita emotiva e psicologica quotidiana. Le relazioni sbagliate sono relativamente facili da riconoscere: non portano gioia, ma infelicità, inquietudine, una sensazione continua di malessere, accompagnata dalla sensazione di essere fuori luogo per quella persona, ci si sente spesso tristi, rassegnate, ansiose, a volte invidiose anche delle altre coppie. L’autostima cala a piccolo, ci si sente talvolta sbagliate, a volte compaiono segni di depressione o di disturbi alimentari. Le relazioni con gli altri cambiano, si trascurano gli amici, i familiari; ma chi si ritrova in una relazione tossica è l’ultima a rendersene conto, quindi è bene che se qualcuno dall’esterno lo fa notare, non sottovalutarlo. Le “bandierine rosse” per accorgersi che il rapporto cammina sul binario tossico sono molti, ma un lui “tossico” si riconosce perché spesso ha due facce: amorevole e poi accusatorio, un giorno celebrativo verso la partner, l’altro persecutore, tipici di chi possiede una capacità manipolatoria. Un ragno che tesse la sua tela: dice di aver bisogno della sua donna, ma la tratta male, spesso ne è consapevole ma incolpa l’altra persona per un atteggiamento, un comportamento, una parola, spesso anche inesistenti. Un tratto tipico è l’incapacità della persona tossica di leggere se stesso e i propri traumi, di riconoscere gli errori, con una grande capacità di dichiarare tutto e il suo contrario, abili a rigirare la frittata. La tendenza ad accusare e a far sentire in colpa l’altro innesca nella vittima reazioni altrettanto tipiche: ci si sente sbagliati, incapaci di amare e di dare abbastanza. Pensieri e sensazioni negative si concentrano su di sé, dando per scontato che il partner sia perfetto, con il risultato che ci si paralizza. Non si tratta solo di un rapporto infelice ma spesso di una vera e propria dipendenza. E si resta imbrigliate in un amore che fa male. La forza di reagire è poca, le tesi che si provano a sostenere in un discorso vacillano, l’altro è pronto a contraddirle, ad insinuare dubbi su di noi, a mostrarsi a tratti fragile e bisognoso di noi, e si commette l’errore più grande: pensare di aiutare il partner, ma non succederà mai. Semmai, crea in noi il bisogno dell’altro, come se quelle briciole di relazione quando ci sono, ci rigenerano, ci fanno bene, ma ci illudono e poi spariscono troppo in fretta. Sembra di essere succubi e impossibilitati a fuggire, ma una via di fuga invece c’è sempre ed è necessario trovarla anzitutto evitando l’equivoco troppo spesso una credenza, secondo cui l’amore vero è quello travagliato, che fa soffrire ma regala anche tante emozioni. Ognuno ha diritto alla serenità e l’amore può essere litigarello ma deve far stare bene. Non siamo crocerossine in un rapporto, non esiste in coppia il “io ti cambierò”. Bisogna uscire da una relazione tossica, anzitutto riconoscendola, esternando con un familiare, un’amica, uno psicologo, il dolore che non va taciuto, mai vergognarsene. Parlare con gli altri significa confrontarsi e trovare dall’esterno la forza di spezzare la catena che ci tiene legate a quel rapporto malato.