Creare il vuoto: formula per innovare

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L’essenza di un vaso sta nel saper creare un vuoto, insegnava Lao Tsu, il più celebre filosofo dell’antica Cina. Dovrebbero ricordarlo i decisori politici, intenti a riempire il

Si può ancora riempire il vaso della spesa pubblica? È già colmo? Conviene allora ingrandirlo per farci entrare altre misure governative di spesa? E se si trattasse solo di qualità della spesa, andrebbe svuotato il vaso di oggi? Interrogativi, questi, che vedono estraneo il direttore del Bazar delle Follie. In fondo, al Bazar basta distribuire ai cittadini e ai contribuenti il vaso che riceve dal governo centrale e, in aggiunta, i vasi prodotti da Regioni e Comuni. A noi, curiosi, piace saperne di più. “L’argilla – diceva Lao Tsu, uno dei più famosi filosofi dell’antica Cina – è necessaria per modellare un vaso. Ma il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare”. Molti secoli dopo, nella Germania medievale, Eckhart von HochheimO. P. (c. 1260 – c. 1328), comunemente noto con Maestro Eckhart, comparava l’uomo a “un recipiente che ingrandisce mentre lo si colma, sì che mai sarà pieno”. Dal secondo dopoguerra a oggi, i decisori politici hanno fatto a gara per riempire il vaso di provvedimenti legislativi e misure di politica economica e, se ormai colmo, per continuare a ingrandirlo. Un’operazione che ha richiesto persistenti iniezioni di spesa pubblica a loro volta alimentate dall’inasprimento della tassazione. I decisori politici hanno scommesso sulla preferenza degli elettori per le elargizioni a pioggia concesse dalla spesa pubblica rispetto alla loro contrarietà alla scalata delle imposte. Nel tempo, le elargizioni si sono tradotte in privilegi, favoritismi e corruzione che hanno fatto drammaticamente scadere la qualità delle spese governative. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: investimenti a lungo termine in istruzione, ricerca e infrastrutture in discesa e, in ascesa, la spesa corrente. Il futuro è stato sacrificato al presente. A osservare i dati del Fondo Monetario Internazionale, i decisori politici dei paesi più avanzati rispondono perfettamente all’uomo del Maestro Eckhart. L’argilla della spesa pubblica – oggi intorno al 45 per cento del Prodotto interno lordo rispetto al 15-20 per cento degli anni Cinquanta – è servita per fare sempre più grande il vaso. Tra questi paesi, il vaso italiano si è ingrandito al costo di una pressione fiscale effettiva che è raddoppiata, raggiungendo il 54 per cento, rispetto al 1960. Vorremo ancora comprare i vasi che ci propone il Bazar delle Follie? In fondo, la spending review è un problema di come creare il vuoto dopo anni di grandi abbuffate al tavolo della spesa pubblica. Ma, come si sa, il post bulimia è una gara dura.