Costalli: Giovani e lavoro
la ripresa parte dal Meridione

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Politiche attive per il lavoro, un nuovo welfare, investimenti mirati a rendere più attrattivi i territori. Il Movimento cristiano lavoratori riparte dal Sud per ridare speranza Politiche attive per il lavoro, un nuovo welfare, investimenti mirati a rendere più attrattivi i territori. Il Movimento cristiano lavoratori riparte dal Sud per ridare speranza all’Italia, e lo fa aprendo un tavolo di confronto proprio in una delle regioni più dimenticate del Paese, in Basilicata, a Matera, dove oggi, sabato 21 marzo si riuniranno più di 200 dirigenti del Movimento, provenienti dalle regioni meridionali.“Una location, quella di Matera – spiega Carlo Costalli, presidente del Mcl – ricca di suggestioni storiche e spirituali, ma soprattutto una città che sta vivendo unmomento di straordinaria popolarità mondiale (sarà capitale Europea della cultura nel 2019), che si spera farà da traino al rilancio di un sistema economico obsoleto e inadatto a garantire diritti e pari opportunità per tutti”. Secondo Mcl un modello di sviluppo capace di dare nuove prospettive ai giovani è possibile. Perché questomessaggio di speranza parte proprio dal Sud, l’area che storicamente fa registrare il record della disoccupazione giovanile? Perché riteniamo che negli ultimi anni il Sud sia stato dimenticato dai Governi che si sono succeduti, mentre proprio al Meridione esiste un potenziale che se ben sostenuto e stimolato può fare in modo che quest’area del Paese sia non un peso per l’economia italiana, come erroneamente pensano alcuni al Nord, ma parte integrante del processo di ripresa. In questa prospettiva Matera rappresenta il simbolo del riscatto del Sud? La scelta di Matera non è stata indifferente: in questo comune della Basilicata si sono sviluppati diversi processi non assistenziali, un segnale importante dal momento che uno dei problemi che ha il Sud è proprio quello di pensare che solo se assistiti si decolla. E così facendo ci si dimentica che il Mezzogiorno ha dei potenziali che se opportunamente indirizzati possono consentirgli di farcela da solo. Matera lo ha fatto nel settore culturale: nel 2019 sarà la capitale europea della cultura, un’opportunità che si spera farà da traino al rilancio di un sistema economico obsoleto e inadatto a garantire diritti e pari opportunità per tutti. come Matera tantissimi altri comuni delMezzogiorno sono autenticheminiere di petrolio dal punto di vista turistico e culturale. Bacini straordinari non completamente sfruttati e che potrebbero offrire nuove prospettive ai giovani. Ma è dalla scuola e dalla formazione che bisogna ripartire per produrre una vera inversione di tendenza. In che modo occorrerebbe intervenire sul percorso scolastico? Bisogna avere il coraggio di guardare oltre, ammettendo gli errori commessi negli ultimi 10-15 anni. Le Università hanno sbagliato molte progettazioni, sfornando migliaia di laureati in discipline ormai sature e contribuendo così ad alimentare la delusione dei giovani rispetto alle aspettative di un lavoro che andasse nella direzione degli studi fatti. E’del tutto mancato un legame autentico tra scuola e lavoro, la formazione non è stata strutturata sulla base delle reali esigenze delle imprese, con il risultato di produrre figure difficilmente collocabili. Secondo l’Inps sono 76mila le aziende pronte ad assumere usufruendo degli sgravi per i contratti a tempo indeterminato. Si aspettava che il Jobs Act producesse effetti così immediati? Io sono stato sostenitore, anche se con qualche critica, di questo provvedimento del Governo ma quando si fanno dichiarazioni roboanti si rischia di essere smentiti dai fatti. così è successo con Garanzia Giovani, programma per il quale erano stati previsti 1milione di nuovi posti di lavoro, mentre gli unici progetti avviati con successo sono stati realizzati in Lombardia e Puglia. Insomma, io starei più attento a sparare cifre: non vorrei che Boeri emulasse il nostro premier sulla politica degli annunci. Previsioni troppo ottimistiche, secondo lei? Previsioni più che altro azzardate. Anche perché prima di parlare di dati dobbiamo capire a cosa si riferiscono: sono realmente nuovi posti di lavoro, contratti in scadenza trasformati in contratti stabili, contratti a tutele crescenti o lavoratori dimessi e riassunti grazie allo sgravi? Io voglio essere ottimista, ma va fatta un po’ di chiarezza. E in ogni caso non dobbiamo dimenticare che il lavoro non si crea per decreto. E come si creano i nuovi posti di lavoro? Riportando gli investimenti nel Paese perché sono quelli che creano lavoro vero e per farlo, oltre alla riforma del mercato del lavoro, occorre creare una serie di condizioni favorevoli: semplificazione della burocrazia, riduzione del carico fiscale, una giustizia civile un po’ più celere, maggiore sicurezza sul territorio, lotta alla corruzione.