Così com’è l’euro è insostenibile parola di Zingales, che a Renzi dice..

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“Faremo il Ponte sullo stretto e creeremo cento mila nuovi posti di lavoro”, annuncia ai quattro venti il presidente del Consiglio Mattero Renzi. “Il debito comincerà a ridursi dal 2017”, afferma il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Nell’ambito della manovra useremo tutte le risorse stanziate nel fondo a favore degli esodati”, sottolinea il sottosegretario Tommaso Nannicini. (Per la cronaca, Nannicini è lo stesso che, in una nota trasmissione televisiva, disse che non c’erano dati sufficienti per affrontare il nodo delle pensioni privilegiate e dei vitalizi, ed è lo stesso che sostiene la necessità per gli interessati di dover accendere un mutuo per poter andare anticipatamente in pensione).

Ad ogni modo, se non fosse che, nel frattempo, si va infuocando il confronto sulla riforma costituzionale (il referendum abrogativo è stato fissato il 4 dicembre prossimo, quasi al limite del massimo temporale previsto dalla legge); che le scuole sono avvolte dal più totale caos (senza che nessuno ne chieda il conto al ministro Stefania Giannini); che la disoccupazione non diminuisce (ad agosto è ferma all’11,4%); che la bolletta del gas è aumentata del 1,7%; che i consumi non aumentano (a luglio 2016, ci informa l’Istat, le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,3% rispetto a giugno, sia in valore sia in volume e sono calati anche rispetto a luglio 2015, dello 0,2% in valore e dello 0,8% in volume); che il debito eccetera eccetera; insomma, se non ci fossero i numeri crudi e freddi a tenerci con i piedi per terra, difficilmente diremmo che si tratta di propaganda elettorale. E ciò indipendentemente dal fatto che quella del ponte sullo stretto di Messina è un’idea non proprio nuova, anzi, rubata dal giardino del vicino, potremmo dire. E indipendentemente dall’uso della lavagna da parte del premier in un talkshow televisivo (altra idea rubata a Silvio Berlusconi, che intanto ha festeggiato 80 anni e dice di voler essere ancora in campo). E indipendentemente, soprattutto, dal fatto che si tratti in ogni caso di impegni, progetti, buone intenzioni di là da venire. Ma tant’è.

E siccome, alla fine, la sensazione è che si tratti di un’ennesima cattiva rappresentazione del teatrino della politica, conviene allora spostare l’attenzione su altre questioni venute alla ribalta questa settimana.

Degno di nota, per esempio, non fosse altro che per la sua carica dirompente in tema di moneta unica e dunque non proprio politically correct, è certamente il parere del professore Luigi Zingales, economista della University of Chicago, che in una lunga intervista al quotidiano Repubblica, a proposito dell’austerity in Italia e la stagnazione indotta dalla rigidità tedesca, ha chiaramente detto: “Alle condizioni attuali l’euro è insostenibile”. Di più, l’Italia deve smettere di “piangersi addosso” e dire senza mezzi termini che “oggi così com’è l’euro è insostenibile”. Insomma, sostiene l’economista, l’Italia deve “smetterla di elemosinare decimali da spendere a scopi elettorali rendendosi poco credibile. Dovrebbe invece iniziare una battaglia politica a livello europeo. Dire chiaramente che alle condizioni attuali l’euro è insostenibile. O introduciamo una politica fiscale comune che aiuti i paesi in difficoltà o dobbiamo recuperare la nostra flessibilità di cambio. Tertium non datur”.

Altro tema forte della settimana è stato ovviamente quello delle borse che, nonostante la fiammata determinata dall’accordo del tutto inaspettato dell’Opec sul taglio della produzione di petrolio, hanno chiuso l’ottava – come si dice in gergo – in rosso a causa dei soliti problemi dei bancari e, in particolar modo, della Deutsche Bank. Il titolo della banca tedesca ha fatto -8% nell’ultima seduta asiatica ed è sceso per la prima volta sotto i 10 euro. Secondo Bloomberg, infatti, alcuni hedge fund asiatici che utilizzano Deutsche Bank per operare sui derivati avrebbero ritirato fondi e collaterali dai conti. Dunque, una vera grana per l’inflessibile cancelliera Angela Merkel che però, in questo caso, sec ondo indiscrezioni, non disdegnerebbe il salvataggio di Stato.

Questa appena trascorsa, infine, è stata anche la settimana del primo confronto-scontro televisivo tra i due candidati alla Casa Bianca, Hillary Clinton e Donald Trump. Secondo gli esperti il round è stato aggiudicato, sia pure di misura, alla prima. Sensazione condivisa anche dai mercati finanziari, che infatti hanno brindato. Soprattutto la moneta messicana, che è salita dell’1,70% contro il biglietto verde. Una vittoria di Trump, infatti, si tradurrebbe evidentemente in accordi commerciali più duri per il Messico.

Invero, dal punto di vista economico, ricorda il trader milionario Larry Williams, la situazione ideale – un po’ per tutti nel mondo – sarebbe quella di avere a Washington un presidente democratico ed un congresso repubblicano. Il rischio che si verifichi il contrario, però, non è del tutto scongiurato.