Cosa succede al consolato di Napoli dopo l’elezione di Trump

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Una notte all’insegna del fallimento de media demoscopici ha decretato l’elezione del 45° Presidente degli Stati Uniti e, il primo feedback registrato nelle sedi diplomatiche è  stato piuttosto negativo, accompagnato dai segnali dei mercati che crollavano a picco come un sasso nello stagno, ma lo si sa’: l’alveare finanziario vuole la continuita’ e il nuovo assetto in simil equilibrio, non ha tardato a farsi sentire. Ci ha pensato dopo l’Election day, e la grande sconfitta del Partito democratico, il primo discorso di Trump improntato all’unione del Paese. Intanto subito dopo le prime luci dell’alba gia’ la calca dei giornalisti e degli invitati caratterizzava l’atteso brindisi organizzato anzitempo al Consolato Usa di Napoli, su premesse scontate ma senza nascondere mai il vestito dell’ultimo momento .
La mole di gente amplificava il senso di sovranita’ che contraddistingue da sempre il Consolato Generale Usa: effettivamente la sede diplomatica americana piu’ antica d’Europa.
L’exploit di Trump, evidentemente, ha spinto molti a esserci, ma anche la curiosita’ e l’interesse di ascoltare la reazione del neo Console  Mary Ellen Countryman , che pur essendo una diplomatica qualificata ha dovuto da subito destreggiarsi con le attese dei presenti ,   ben sapendo che ogni disappunto non deve mai in ambiente USA annullare il passo definitivo al fatidico ‘Welcome’.  Nonostante la difficolta’ del compito ,  Mary Ellen Countryman con grande competenza ed esperta interpretazione di un ruolo, ha saputo impressionare tutti coloro che non la conoscevano e anche coloro a cui era nota la sua  prestigiosa carriera che l’aveva vista lavorare anche alla Casa Bianca. 
Tutto si e’ svolto al 5° piano del palazzo più protetto di Napoli , immerso al suo interno tra foto, gadget, disegni della storia americana, tv come studi televisivi che aggiornavano sui passi della cronaca ad urne chiuse e a risultato ormai chiaro e definitivo  quanto stava accadendo  e a presidente ormai eletto. 
La console generale, sottolineava che avrebbe parlato solo nel discorso ufficiale , ovviamente prima del brindisi: alle 11 precise prende finalmente la parola e in tanti hanno potuto ascoltare il tanto atteso discorso, come ergersi a paladina di coloro che temevano ogni conseguenza, senza frasi scontate , e soprattutto rassicurando coloro per cui la cosa piu’ importante e’ il rapporto con il nostro Paese : ” È meraviglioso vedere così tanti amici degli Stati Uniti qui al Consolato per celebrare con noi il risultato elettorale e porgere i nostri migliori auguri al Presidente eletto . Sapete bene che per voi siamo un fedele alleato e un amico chiunque ricopra la posizione di primo cittadino nella nostra Repubblica “.
La cosa piu’ importante che ha colpito tutti e’ l’aver ella scandito ogni sillaba prima in italiano che parla perfettamente,  poi in inglese,  nel passaggio più significativo del suo intervento, come per sancire con segno evidente e spontaneo, che gli italiani devono stare tranquilli perche’ non cambiera’ proprio nulla. Cosi’ la roccaforte diplomatica sul lungomare Caracciolo veniva decorata con una gigantografia di Donald Trump, e a ricevere gli ospiti alcuni esponenti dei media coordinati da Italo Malfitano, Alba Ferreri e Chiara Di Mizio. Mary Ellen Countryman ha colpito tutti anche per il suo abito molto chic; un tubino nero con giacca melange. Tra gli intervenuti al brindisi il Prefetto di Napoli Gerarda Pantaleone; il comandante della base militare di Capodichino colonnello Luigi Levante; il capitano di vascello della Marina Statunitense Douglas Carpenter; il generale CdA Luigi Francesco De Leverano, comandante delle Forze Operative Sud; il Sindaco di San Giorgio a Cremano Giorgio Zinno; l’artista Lello Esposito ; il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli.
Il discorso della Countryman e’ terminato con  il calice in aria: ” E’ necessario quindi che I nostri Paesi collaborino per il progresso, perche’ per I nostri amici italiani siamo sempre dei fedeli alleati e, come ha detto Trump, l’America cerchera’ di trovare un terreno comune per costruire alleanze con tutti I Paesi: festeggiamo un’altra elezione democratica e alziamo I calici per brindare al Presidente eletto degli Stati Uniti  Donald Trump con l’augurio che possa guidare il nostro Paese con successo “.
Per il mondo imprenditoriale l’elezione di Trump non cambiera’ le cose con maniera trascendentale, come dimostrano I toni pacati dopo la proclamazione , e come ha affermato anche il Presidente degli Industriali Napoletani Ambrogio Prezioso. Altra espressione rassicurante viene da Susanna Moccia, leader del gruppo Giovani di Unindustria; ” E’ un imprenditore e questo dovrebbe garantirgli una maggiore apertura verso I mercati “.
Nella Napoli folkloristica e tanto apprezzata dai diplomatici statunitensi a rendere più dolce gli auguri è comparsa una  torta preparata da Massimiliano Rosati che ha fatto da sfondo al pastore di Trump preparato per l’occasione da Marco Ferrigno. E non poteva mancare, a Napoli, anche la pizza creata per l’occasione da Gino Sorbillo. ” Ora Trump è il presidente degli Usa e va rispettato il voto dei cittadini che l’hanno scelto” aggiungono anche le sedi ambientalistiche anche se  i timori per la ratifica degli accordi sul clima che, in campagna elettorale, Trump aveva detto di non voler confermare è presente ancor di più  dopo la sua elezione. In definitiva resta il fatto che Trump perseguirà gli interessi nazionali del suo Paese in un modo verosimilmente molto differente: egli è un uomo d’affari avverso alla guerra, anche se incline alla trattativa dura. La sua politica sarà realista. E per abbassare il profilo della presenza militare americana all’estero è probabile che il President Elect cerchi prima o poi un accordo di sistema con Mosca. Certo, non farà sconti, non regalerà nulla a nessuno, ma siamo in una logica diversa da quella della contrapposizione frontale mirante al rovesciamento del Governo russo. L’ Europa e in particolare l’Italia non potrebbe che giovarne in base a tale ammorbidimento, contando anche i tanti progetti con il partner russo che restano al palo delle attese in conseguenza dell’embargo, che miete danni monetari non  indifferenti anche in Campania.
Da tale prospettiva è  interessante l’appello partito dai  territori martoriati dal terremoto a Putin e Juncker per sospendere le sanzioni. È il presidente della Camera di Commercio di Pesaro ed Urbino Alberto Drudi a chiedere aiuto in una lettera rivolta al presidente russo e al presidente della Commissione Europea: basta sanzioni. Arriva forte e chiara la richiesta di aiuto per le aziende messe in ginocchio dai recenti drammatici terremoti scagliatisi contro le Marche e l’Umbria, regioni già colpite, come il resto d’Italia, dalla guerra economica in atto fra Bruxelles e la Russia. La provincia di Pesaro e Urbino ha perso 88 milioni di euro solamente nei primi sei mesi dell’anno. Gli imprenditori dicono basta e si rivolgono direttamente all’Unione Europea e al presidente Putin con un auspicio di pace: ”   Noi come sistema di imprese abbiamo sempre avuto un rapporto straordinario, bellissimo con le istituzioni e gli imprenditori russi. Con molti imprenditori e istituzioni abbiamo un vero rapporto di amicizia. Le imprese russe adesso  si stanno rivolgendo ad altri Paesi , in conseguenza di un embargo che non è  concepibile”. Ma la scena internazionale non riguarda solo la Russia: un ruolo importante nel ritorno della Libia alla normalità lo dovra’ avere la strategia americana che, per recente ammissione del presidente Barack Obama, ha ammesso per la prima volta in modo plateale, che l’abbattimento del regime di Gheddafi e’ stato un errore. Donald Trump, durante la campagna elettorale ha detto chiaramente che i “nuovi” Stati Uniti dovranno intervenire con cautela all’estero evitando gli eccessi e gli errori a suo dire commessi dalle Amministrazioni Bush e Obama. Tuttavia, parlando della Libia Trump ha detto: “Chi possiede il petrolio in Libia? L’ISIS. Se l’Isis ha il petrolio perché non facciamo un blocco navale per impedirgli di venderlo? Perché non facciamo vedere i sorci verdi all’ISIS a suon di bombe?”.  Un’analisi semplicistica, forse, ma che lascia intendere che Trump potrebbe in un prossimo futuro, magari a seguito di un accordo con Mosca, intervenire in Libia con mezzi più sbrigativi di quelli adottati da un Obama evidentemente pentito, per aver contribuito nel 2011 a creare il caos che ancora regna oggi a Tripoli e dintorni.
Se gli Stati Uniti vorranno intervenire in Libia è presumibile che lo faranno appoggiando il generale Haftar. Non a caso, stando a quanto riporta l’agenzia Reuters, il generale è arrivato tra i primi nella gara per fare i complimenti per la vittoria a Trump. Con buona pace dell’Europa e dell’ONU che sostengono incondizionatamente Al Serraj, è presumibile che il prossimo anno questi sia costretto, sotto la spinta della nuova Amministrazione americana, a trovare un compromesso con l’uomo forte della Cirenaica. Un’intesa la cui mancanza è oggi una delle cause principali del disordine libico.
La situazione generale nasconde dei focolai di perdita economica che il nuovo Presidente Donald Trump non potrà  non riguardare con gli occhi differenti dal passato, fermando le contrapposizioni e i muri fermi con la Russia che stava costituendo un problema crescente e con prospettive anche apocalittiche: stiamo lontani dalla guerra fredda, dai muri della seconda guerra mondiale e dal comunismo sovietico ma oggi si parla in chiave economica e globalizzante; i fronti diversi sono molto sottili e il cardine della contesa è  sempre il petrolio. Il ruolo delle diplomazie non è  secondario come 40 anni fa e se una donna ha fallito l’elezione presidenziale, tante donne sono alla guida di Ambasciate e Consolati in tutto il mondo, e con l’augurio sereno che Mary Ellen Countryman ha inviato a due grandi Nazioni amiche, occorre aggiungere la speranza che in un mondo così  complicato come quello che abbiamo costruito, prevalga il senso  della forza vincente che solo l’unione tra i popoli puo’  realizzare.