Corrado Augias e il clichè inossidabile di Napoli lazzara e sanfedista

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Gli anni passano, le cose cambiano, ma la matrice con cui i media giudicano i fatti di Napoli (e dei napoletani) resta scolpita nella pietra, come le tavole di Mosè. E non muta nemmeno di un pelo. Basta leggere i giornali nazionali per averne conferma. Conferma di che? Sì, certo, Napoli è splendida. Sì, certo, dal Palazzo Reale di Capodimonte al tunnel borbonico, la città enumera decine di tesori antichi e nuovi. Sì, certo, il panorama è magnifico. Ma i napoletani? E quelli sono sempre là, sporchi come la carta. Diavoli capitati in Paradiso per sbaglio. Per dirla tutta, e con vernacolare metafora: “Il presepe è bello, so’ i pastori che non so’ buoni”…

sud2Ultimo episodio? Corrado Augias. Eccolo, dalla pagina di “Lettere e commenti” di Repubblica del 12 aprile. L’epilogo della recente protesta anti Renzi, culminata con gli scontri di via Caracciolo apparsi sulle tv di mezzo mondo, è stato rubricato come rigurgito di “sanfedismo lazzaro”. E poco importa se, per un fattariello del genere, si disturbando i martiri del 1799 (e Cuoco e Croce e Antonio Gramsci, persino Enzo Striano col “Resto di niente”?

Ma Augias può. E difatti il suo palchetto si intitola, in maniera inequivoca: “Napoli, Bagnoli e i lazzari”. Risponde da tal pulpito ad Alessio Esposito, giovane storico partenopeo, che prova a rintuzzare le opinioni espresse a sua volta da Stefano Folli il quale, nel suo editoriale di giovedì 7 aprile sullo stesso giornale, traccia un parallelo tra le proteste inscenate a Napoli e i boia chi molla (di matrice, manco a dirlo, sanfedista) che caratterizzò “la famigerata rivolta di Reggio Calabria del 1970”. La matrice vera di quella rivolta fu invece…. fascista. Ed infatti che c’entra la protesta di Napoli con la sommossa di Reggio, si chiede Esposito? E che c’entra il sanfedismo?

La protesta di Napoli ha tutt’altra origine. E’ incardinata nel “centri sociali”. Il corteo anti governativo è stato indetto con un manifesto intitolato (“Renzi Statt a casa”) dalle seguenti sigle: Bagnoli Libera, StopAusterity; DecideLaCittà; NoBuonaScuola; NoSbloccaItalia…

Ci sarebbe bel poco da equivocare, diciamo.

La cronaca della giornata dice che lungo il percorso il corteo si incrocia con i cassintegrati Fiat e un po’ di disoccupati. Poi sfugge al pressing delle forze di polizia, risalendo i vicoli dei Quartieri Spagnoli. Rispunta a Via Chiaia, quindi ragiunge via Caracciolo. Ed è lì che ingaggia il braccio di ferro coi celerini.

Ma basta dare un’occhiata ai filmati in rete per capirlo. Gli scontri di via Caracciolo stanno a una rivolta delle banlieu come il secchiello pieno sta all’oceano mare.

sud3Quei giovani – non tutti – brandiscono mazze bordate di bandiere rosse. Altre insegne vessillifere non si notano. Sembrano studenti che, invece di marinare la scuola, stamane hanno pensato di imitare, piuttosto maldestramente, i black bloc. Quindi la matrice, se proprio si vuole scavare con le unghie, riporta semmai alla battaglia di Valle Giulia (Roma, marzo 1968), famosa perché in quella circostanza Pier Paolo Pasolini ne prese le distanze, affermando di simpatizzare coi poliziotti (i lazzari?) e non con gli studenti figli di papà… Altro che lazzari sanfedisti.

Folli tira fuori la rivolta di Reggio, che in verità durò alcuni mesi – dal luglio del 1970 al febbraio del 1971 – e fu generata dalla decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro in vista dell’istituzione degli enti regionali. Tutta un’altra storia e geografia.

Augias dal canto suo insiste: “Come negare – si chiede – che nella violenza della settimana scorsa apparissero evidenti quei rigurgiti da lazzari, quella animosità senza scopo mossa dalla disperazione o dal cinismo, dalla mancanza di senso civico che è parte della storia napoletana?”.

Sorge spontanea la domanda.

Ma c’è qualcuno tra i giornalisti e intellettuali italiani di sinistra che si sia mai sognato di spiegare le rivolte dei giovani anti-Tav nel Nord a una qualche “ascendenza sanfedista” premoderna e selvaggia?

Si sono mai sognati, Folli ed Augias, di qualificare la protesta del G8 di Genova, per esempio, come degna dei “lazzari di fine settecento”?