Coronavirus: l’impatto sui rifiuti in Italia costerà un miliardo

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in foto Alessandro Marangoni

di Francesco Bellofatto

Perdite rilevanti per la gestione degli scarti industriali e urbani e stress per fronteggiare l’aumento dei rifiuti sanitari, che mette in luce l’estrema fragilità del sistema italiano: un’analisi di Althesys (www.althesys.com), la società di consulenza strategica guidata da Alessandro Marangoni, stima in un miliardo di euro l’impatto del coronavirus sul sistema dei rifiuti in Italia.

Secondo una prima stima di Althesys, partendo dai settori indicati dal DPCM del 25 marzo 2020 (che modifica l’elenco dei codici ATECO dell’Allegato 1 del DPCM del 22 marzo 2020), considerando due mesi lavorativi tra fermo e ripartenza, si avrebbero tra i 4,2 e i 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti speciali in meno solo nelle tre regioni più colpite: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna., che comporterebbero per le imprese che gestiscono gli speciali una perdita di fatturato intorno al miliardo di euro.

In una situazione opposta si trovando invece il segmento dei rifiuti sanitari, “nicchia” di mercato più piccola e redditizia, che rischia di soffocare per l’improvvisa e imprevedibile impennata dei volumi da gestire.

Sul fronte dei rifiuti urbani la produzione di RSU cala nelle famiglie e, soprattutto, nel terziario, partendo dai settori del commercio e della ristorazione. “La diminuzione dei consumi, con una riduzione del Pil italiano stimata tra il 6% e 8% su base annua – si legge in una nota di Althesys -, potrebbe tradursi in un calo dei RSU fino a 2 milioni e mezzo di tonnellate. Aumenterà, al contrario, la complessità della loro gestione”.

Il blocco e il rallentamento di alcune attività industriali rende sempre più necessaria la riorganizzazione del servizio di gestione dei rifiuti urbani e della filiera a valle, onde evitare la sospensione della differenziata. “Se infatti la raccolta dei rifiuti prosegue – spiega Alessandro Marangoni -, non accade lo stesso per altre parti della filiera, quali selezione e riciclo. La chiusura di alcuni settori che trattano o impiegano materiali recuperati, come ad esempio alcune plastiche, e la sospensione delle esportazioni, destinazione di quote importanti di materie prime seconde, stanno di fatto bloccando gli sbocchi dei materiali raccolti. Gli stoccaggi si stanno saturando velocemente ed è quindi necessario autorizzarne l’aumento come ha recentemente disposto l’Emilia-Romagna e altre Regioni successivamente”.

Secondo lo studio della società di consulenza strategica, l’emergenza ha riportato alla ribalta il tema dei termovalorizzatori, che si rendono essenziali nel contesto delle misure intraprese per arrestare la diffusione del COVID-19. L’Istituto Superiore di Sanità ha infatti richiesto che le persone positive o in quarantena preventiva non differenzino i propri rifiuti, ma li conferiscano in un unico sacchetto, messo a sua volta in un altro sacchetto, che sarà poi inviato a termovalorizzazione senza pre-trattamento.

“La fragilità del sistema italiano di gestione dei rifiuti appare ancor più grave in questa situazione di emergenza – prosegue Marangoni -. Infrastrutture adeguate e con opportuni margini di riserva, in particolare di termovalorizzatori distribuiti in modo omogeneo sul territorio, permetterebbero infatti di poter gestire blocchi temporanei di alcune fasi della filiera e di ridurre i rischi ambientali e sanitari. Si pensi alla logistica e all’handling in sicurezza dei rifiuti in un moderno termovalorizzatore rispetto ad una discarica a cielo aperto”.

L’analisi di Althesys indica, inoltre, la necessità di bilanciare la governance dell’intero sistema di waste management evitando di penalizzare, anche sul piano tariffario, gli utenti. Infine evidenzia il rischio che, nella fase di ripartenza del sistema produttivo, le politiche climatiche ed ambientali possano passare in secondo piano.

“La ricostruzione di quello che sarà un nuovo ‘dopoguerra’ dovrà anche ripensare alcuni aspetti del nostro sistema di waste management – conclude Alessandro Marangoni -. Paradossalmente potrà essere un’opportunità per affrontare con determinazione le debolezze del nostro Paese nei rifiuti: carenze di infrastrutture, burocrazia, indecisionismo politico, apatia (o peggio ostilità) sociale. Forse anche un’occasione per avere un po’ più di consapevolezza da parte di tutti della vicinanza tra economia circolare ed economia reale”.