L’impatto che avrà sull’economia la diffusione dell’epidemia da coronavirus “sarà rilevante, se tale situazione non sarà fronteggiata in tempi rapidi e con misure e strumenti non convenzionali”. Confindustria nel documento “Assi portanti di azione e reazione all’arretramento dell’economia” – che porta al confronto con il Governo – sottolinea come l’estensione del contagio del coronavirus dalla Cina all’Italia e agli altri paesi europei e le misure restrittive e di contenimento sanitario adottate negli ultimi tempi mettono a serio rischio le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia e dell’Europa intera”. Ma “questa crisi può diventare l’occasione per fare quello che in situazioni ordinarie i governi non riescono – o non vogliono – fare. Se questa occasione non verrà colta, si correrà il rischio che le traiettorie economiche e sociali dei Paesi Ue divergano in misura insostenibile. Per Confindustria “Questo deve essere il momento dell’ambizione e del coraggio, per reagire, rilanciare e trasformare l’Italia e l’Europa in chiave moderna, mantenendo il primato di area piu’ ricca del mondo, che garantisca benessere diffuso ai propri cittadini, li protegga dalle minacce esterne e continui ad assicurare una pace duratura”. E se “l’auspicio è che il lavoro comune che Governo e parti sociali stanno avviando possa portare a una normalizzazione dell’emergenza sanitaria, potenziando i reparti di terapia intensiva e circoscrivendo al massimo gli effetti” è necessario “evitare allarmismi infondati e percezioni errate anche sul piano della comunicazione”.
Un piano massivo in 6 assi
Confindustria spiega come, oltre a interventi urgenti che rimuovano le situazioni di blocco operativo e produttivo delle imprese, che sono state generate e, per alcuni aspetti, persino alimentate e ampliate dai provvedimenti restrittivi adottati per fronteggiare l’emergenza sanitaria, bisogna immaginare un piano massivo e straordinario che si snodi su sei grandi assi, di cui i primi tre assumono carattere di urgenza e immediatezza. Il primo e’ “il rilancio degli investimenti pubblici e delle infrastrutture, come primo motore della crescita economica”.
In Italia l’elevato stock di debito delle amministrazioni pubbliche continua a gravare sugli investimenti pubblici e permangono disparità regionali, “e’ dunque necessario dotarsi di un piano straordinario triennale, che parta dall’avvio di tutti i cantieri e punti a realizzare tutte le opere programmate, anche attraverso l’introduzione di apposite misure di carattere organizzativo, tra cui la nomina di commissari straordinari e la costituzione di task force multidisciplinari di esperti (che nel Mezzogiorno, area a piu’ bassa efficienza amministrativa, possono trovare il sostegno dei fondi europei e nazionali per la politica di Coesione), che supportino ‘in loco’ le amministrazioni nell’accelerazione delle procedure.
Secondo, “il piano triennale deve inserirsi in un altrettanto ambizioso piano di rilancio a livello europeo, con una connotazione transnazionale delle opere da realizzare e una massiccia dote finanziaria (a partire da 3mila miliardi di euro), resa possibile dall’emissione di Eurobond a 30 anni garantiti anche dalle infrastrutture oggetto del piano”. Con gli Eurobond che “rappresentano ormai una priorita’ non rinviabile e, pertanto, dovrebbe essere oggetto di un Consiglio europeo straordinario.
Terzo asse sono “le misure volte a garantire liquidità alle imprese, precondizione essenziale per aiutare le imprese in questa fase di transizione e criticita’ economica”. Gli altri tre assi riguardano l’avvio di un nuovo e vasto programma di semplificazioni; incentivi all’occupazione giovanile; un piano di azioni volte ad attrarre, stimolare e rilanciare gli investimenti privati, italiani ed esteri che includa misure di carattere fiscale, societario e finanziario.