Coronavirus, da idrossiclorochina a favipiravir: a che punto è la ricerca di una cura?

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La ricerca farmacologica mondiale e’ in queste settimane impegnata nelle cure per i malati di coronavirus: centinaia di migliaia di casi in tutto il mondo vengono trattati con farmaci gia’ utilizzati per affrontare altre patologie, con successi piu’ o meno evidenti. Dopo la smentita da parte dell’Agenzia europea del farmaco del fatto che il popolare antinfiammatorio Ibuprofene possa addirittura provocare un peggioramento dei sintomi, la conferma piu’ recente riguarda invece un antimalarico, l’idrossiclorochina, “sdoganata” addirittura dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, mentre le autorita’ sanitarie cinesi hanno parlato di un farmaco utilizzato in Giappone per curare l’influenza che sarebbe efficace anche nei pazienti di coronavirus. Si tratta del favipiravir (nome commerciale Avigan), sviluppato da una controllata di Fujifilm: i risultati dei trattamenti su 340 pazienti a Wuhan e Shenzen sono “incoraggianti”. L’Agenzia italiana del farmaco ha in corso una procedura rapida di approvazione per i medicinali utilizzati “off label” nei protocolli adottati nell’emergenza dagli ospedali, e per le sostanze che si stanno sperimentando come i farmaci a base di remdevisir e tocilizumab. Quest’ultima, sperimentata con successo all’Ospedale Cotugno di Napoli su due pazienti in terapia intensiva per effetto di una polmonite scatenata dal coronavirus, e’ una molecola pensata per combattere l’artrite reumatoide prodotta da Roche che e’ stata autorizzata anche in Cina. Il farmaco e’ stato in grado di contrastare la risposta autoimmune scatenata dal virus e responsabile della sindrome respiratoria acuta che colpisce le persone infette da coronavirus. Un’altra ricerca riguarda lo sviluppo di molecole in grado di inibire l’attacco del virus rendendolo meno offensivo. Mentre per curare i primi due casi dei coniugi cinesi a Roma, allo Spallanzani hanno utilizzato due farmaci antivirali: il lopinavir/ritonavir e il remdesivir.
I due primi farmaci vengono somministrati congiuntamente per potenziare gli effetti che hanno sull’organismo e vengono utilizzati per la terapia anti HIV negli adulti e nei bambini di eta’ superiore almeno ai due anni. Il secondo farmaco che e’ stato somministrato ai due pazienti e’ invece il remdesivir. E’ piu’ sperimentale e fu prodotto da Gilead per contrastare il virus di Ebola e Marburg. Sviluppato molto velocemente per poter essere impiegato nell’epidemia di Ebola del 2013-2016 in Africa Occidentale, e’ stato poi utilizzato nel corso dell’epidemia di Ebola del 2018 in Congo dove e’ stato dichiarato inefficace dai funzionari sanitari. Ora lo si riprova, visto che in fase sperimentale si era dimostrato attivo nei confronti dei virus Sars e Mers, della stessa famiglia del Covid-19. Ancora, in Giappone si sta sviluppando un farmaco usando parti del sistema immunitario prelevate dal plasma delle persone contagiate dal nuovo coronavirus e poi guarite, per trasferire gli anticorpi. La societa’ che la sta studiando, Takeda, chiamera’ il trattamento TAK-888 e ha precisato che potrebbe essere utilizzato solo da un numero esiguo di malati. E sara’ indirizzata ai pazienti che hanno una malattia grave. I trattamenti a base di cellule staminali rappresentano una ulteriore strada percorribile per combattere le infezioni causate dal nuovo coronavirus. Le sperimentazioni cliniche basate sull’uso delle cellule staminali condotte fino ad oggi in Cina sono almeno 14. Studi condotti sugli animali avevano suggerito che queste preziose cellule potessero riparare il grave danno d’organo causato dal Sars-CoV-2. Inoltre, alle MSC e’ stata associata una forte capacita’ di modulare l’attivita’ del sistema immunitario.