Cori per Meloni a Caivano: incontro in chiesa con don Patriciello e il vescovo

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in foto don Maurizio Patriciello

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è arrivata nella chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde di Caivano. La premier, entrata da un ingresso laterale ed è stato accolta da un coro di persone che la acclamavano. “Giorgia, Giorgia”.  In chiesa ad attenderla c’erano il parroco don Maurizio Patriciello ed il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo oltre al prefetto di Napoli, Claudio Palomba. La Meloni avrà un incontro privato con don Patriciello, prima di spostarsi nella scuola Morano.
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“La visita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Caivano è un segno importante – ha detto don Patriciello in unìintervista a In Terris -. Qui la gente spera che in questo modo si possano risolvere i problemi che a livello locale non trovano soluzione. La presenza delle istituzioni nazionali costituisce un motivo di speranza”. “La Chiesa condanna l’illegalità a tutti i livelli e si mette accanto alle vittime. Perché là dove c’è l’illegalità c’è l’ingiustizia, ci sono persone che soffrono e che subiscono”, afferma il sacerdote. Il parroco anti-clan simbolo della voglia di riscatto del Parco Verde riconosce ed elogia l’impegno delle forze di polizia. Ma ricorda che i problemi del quartiere vanno al di là della questione sicurezza. “Lo Stato non è solo la divisa di validissimi investigatori che tanto stanno facendo e ai quali va il nostro ringraziamento. Lo Stato si manifesta anche in altri servizi, come la presenza di una linea di trasporto o di una farmacia”. Al Parco Verde manca tutto questo e molto altro, ricorda il parroco. Domenica a messa ha chiamato accanto a sé sull’altare un ragazzo che anni fa, in un incontro con il Capo dello Stato, raccontò di dover attraversare ogni mattina cinque piazze di spaccio per arrivare a scuola. Don Patriciello punta poi l’indice contro i troppi silenzi, il clima di omertà: “Di fronte a tutto ciò nessuno può lavarsi le mani, guardare altrove, dire ‘io non c’entro'”. Gli abusi sulle cuginette sembrano dimostrare come nulla sia cambiato a nove anni dalla tragedia di Fortuna, la bimba vittima di violenze sessuali gettata dal balcone perché si ribellava al suo aguzzino.