Cop 28: una finestra quotidiana sul grande incontro sul clima seguita dall’ Alleanza Italiana dello sviluppo sostenibile (ASviS)
11-13 dicembre, il documento finale dell’Accordo di Dubai
Il 28° incontro annuale, noto come “COP”, dal nome della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), si è aperto il 30 novembre, ed è durato, come da programma, fino al 13 dicembre, con la plenaria. L’azione si svolge a Dubai, Emirati Arabi Uniti, nel vasto campus di Expo City, decorato con alberi e fogliame.
Conta poco quello che è successo nei giorni 11 e 12. Conta invece la plenaria del 13 mattina, Santa Lucia, in cui Al Jaber ha presentato il frutto del suo lavoro, il documento finale della Cop 28. Dalle Cop tutti si aspettano risultati trasformativi, capaci cioè di far fare al mondo intero passi in avanti sostanziali. Questo in realtà è avvenuto poche volte, solo due su 28, a Kyoto e a Parigi. Poi si è trattato più che altro di un riflesso dell’esistente o, come è stato detto dallo stesso presidente, di una politica del “minimo comune denominatore”.
Anche qui a Dubai, con molti sforzi, si è riusciti a fatica in una presa d’atto di eventi ormai in corso, si prende cioè atto di una transizione ormai in cammino per abbandonare i combustibili fossili. Non si dice come e in quanto tempo deve avvenire la transizione in armonia con i risultati scientifici condivisi. Ha un indubbio valore che la presa d’atto sia condivisa da tutti, compresi Iran, Russia, Arabia Saudita, Bolivia, Venezuela e via dicendo. Che ci sia la importante benedizione della Cina, dell’India e degli Stati Uniti, al netto delle opinioni degli americani e dei vari trumpisti in agguato, questo conta. Conta anche la fermezza dell’Europa e perfino del Regno Unito, che ha appena finito di smantellare la sua di transizione. Il wording di Dubai pesa in fondo come un phase-down, meno del phase-out che a Glasgow fu cancellato all’ultimo momento dall’India, ma più di quello perché comprende petrolio e gas.
Il testo del documento finale della Cop 28
Quasi 200 Paesi al vertice sul clima della Cop 28 hanno concordato un documento che per la prima volta invita tutte le nazioni ad abbandonare i combustibili fossili per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico e a incrementare rapidamente le energie rinnovabili. Il testo del documento ve lo riproponiamo nei punti salienti, come si deve, in lingua originale. Subito notiamo che di fossil fuels, un neologismo importante per la Cop, si parla una sola volta al punto 28:
- Further recognizes the need for deep, rapid and sustained reductions in greenhouse gas emissions in line with 1.5 °C pathways and calls on Parties to contribute to the following global efforts, in a nationally determined manner, taking into account the Paris Agreement and their different national circumstances, pathways and approaches:
(a) Tripling renewable energy capacity globally and doubling the global average annual rate of energy efficiency improvements by 2030;
(b) Accelerating efforts towards the phase-down of unabated coal power;
(c) Accelerating efforts globally towards net zero emission energy systems, utilizing zero and low-carbon fuels well before or by around mid-century;
(d) Transitioning away from fossil fuels in energy systems, in a just, orderly and equitable manner, accelerating action in this critical decade, so as to achieve net zero by 2050 in keeping with the science;
(e) Accelerating zero- and low-emission technologies, including, inter alia, renewables, nuclear, abatement and removal technologies such as carbon capture and utilization and storage, particularly in hard-to-abate sectors, and low-carbon hydrogen production;
(f) Accelerating and substantially reducing non-carbon-dioxide emissions globally, including in particular methane emissions by 2030;
(g) Accelerating the reduction of emissions from road transport on a range of pathways, including through development of infrastructure and rapid deployment of zero and low-emission vehicles;
(h) Phasing out inefficient fossil fuel subsidies that do not address energy poverty or just transitions, as soon as possible;
- Recognizes that transitional fuels can play a role in facilitating the energy transition while ensuring energy security;
IN ITALIANO
[28. Riconosce inoltre la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso di 1,5°C e invita le Parti a contribuire ai seguenti sforzi globali, in modo determinato a livello nazionale, tenendo conto dell’Accordo di Parigi e delle loro circostanze, percorsi e approcci nazionali diversi: (a) Triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030; (b) Accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia prodotta dal carbone; (c) Accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a zero emissioni nette, utilizzando combustibili a zero e a basso contenuto di carbonio ben prima o intorno alla metà del secolo; (d) Abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con la scienza; (e) Accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra l’altro, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, in particolare nei settori difficili da abbattere, e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio; (f) Accelerare e ridurre sostanzialmente le emissioni non di biossido di carbonio a livello globale, comprese in particolare le emissioni di metano entro il 2030; (g) Accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale lungo una serie di percorsi, anche attraverso lo sviluppo delle infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e a basse emissioni; (h) Eliminare gradualmente, quanto prima possibile, i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o le semplici transizioni; 29. riconosce che i combustibili transitori possono svolgere un ruolo nel facilitare la transizione energetica garantendo al tempo stesso la sicurezza energetica; ] |
L’accordo non include un impegno esplicito a eliminare né a ridurre gradualmente i combustibili fossili. Ha invece raggiunto un compromesso che invita i Paesi a contribuire agli sforzi globali per la transizione via dai combustibili fossili nei sistemi energetici. Al Jaber ricorda che: “Per la prima volta in assoluto nel nostro accordo finale è presente un testo sui combustibili fossili”. Il documento rafforza l’obiettivo degli 1,5 °C e riconosce necessario un taglio delle emissioni del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019, aumentando il livello richiesto per i contributi determinati a livello nazionale (Ndc) di tutti i Paesi quando si presenteranno al Global stocktake (Gst) del 2025. Di grande rilievo il riconoscimento della urgenza di triplicare l’energia rinnovabile globale e raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030.
L’affermazione secondo cui le emissioni globali dovrebbero raggiungere il picco entro il 2025 è stata abbandonata. La Cina si è opposta, pur se sembra essere sulla buona strada per raggiungere il picco delle proprie emissioni entro quella data. Le argomentazioni in difesa dei combustibili fossili si sono fatte strada nel testo con i carburanti di transizione (il gas naturale, è ovvio) e la cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs). Pochi o nulli i progressi sull’adattamento e sui finanziamenti necessari, peraltro ciclopici. Il fondo per perdite e danni, grande successo di Al Jaber all’apertura della Cop, non si capisce come dovrebbe essere strutturato e finanziato dopo le generosità della prima ora. I Paesi del Sud del mondo e i sostenitori della giustizia climatica constatano che non si quantifica il necessario in termini di riduzione delle emissioni globali e di finanziamenti per aiutare i più vulnerabili a far fronte al peggioramento delle condizioni meteorologiche estreme e delle ondate di calore. L’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis), che rappresenta 39 Paesi, ha lamentato di non essere stata presente quando l’accordo è stato adottato poiché impegnata a formulare le sue proposte. Alla fine ha accettato il testo, dichiarandolo però pieno di scappatoie, come è del resto facile constatare.
I commenti sui media
Raccogliamo dalla stampa alcuni commenti. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha twittato: “Piaccia o non piaccia, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi”.
Johan Rockström, del Potsdam Institut: “L’accordo non consentirà al mondo di mantenere il limite degli 1,5 °C (opinione condivisa dal mainstream scientifico), ma il risultato è un punto di riferimento fondamentale. Questo accordo mira a chiarire a tutte le istituzioni finanziarie, imprese e società, che ora siamo finalmente, otto anni in ritardo rispetto al programma di Parigi, al vero inizio della fine dell’economia mondiale basata sui combustibili fossili”.
John Kerry, inviato speciale di Biden, ha dichiarato: “Anche se nessuno qui vedrà pienamente rispecchiate le proprie opinioni, il fatto è che questo documento invia un segnale molto forte al mondo”. Molti Paesi sviluppati si sono uniti ai più vulnerabili e ai più poveri, un’alleanza del tutto inedita, nello spingere apertamente per l’eliminazione graduale del carbone, del petrolio e del gas. L’Unione europea ha affermato che c’è una “supermaggioranza” a sostegno dell’idea, ma molti Paesi ricchi vorrebbero che si applicasse solo ai combustibili fossili unabated, quelli in cui le emissioni derivanti dalla loro combustione non vengono catturate. Catturate come? L’Arabia Saudita e Paesi alleati si sono opposti all’inclusione di qualsiasi riferimento alla riduzione della produzione e del consumo di combustibili fossili nel testo dell’accordo ottenendo un successo, va detto, tanto grande quanto deleterio.
Il capo della Unfccc, Simon Stiell, ha affermato che la Cop 28 che avrebbe dovuto segnare un duro stop ai combustibili fossili lascia alla fine molto spazio all’interpretazione e che quindi spetta ai Paesi impegnarsi nella sua lettura più ambiziosa.
Dall’Africa si segnala che l’accordo invia un segnale forte al pianeta, ma ci sono troppe lacune su tecnologie non provate e costose come la Ccs, l’ultimo escamotage del mondo dei fossili che hanno dichiaratamente tutte le intenzioni di proseguire nei loro commerci. Però, aggiungono, questo risultato sarebbe stato impossibile solo due anni fa, specialmente in una Cop in un petrostato.
Dal nostro Paese, che non ha giocato come al solito un grande ruolo a Dubai, Edo Ronchi ha dichiarato che la sostituzione di phase-down con transitioning away non pare un cedimento sostanziale: sia la fuoriuscita dai fossili, sia l’accelerazione, sia l’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni nette, sono obiettivi affermati chiaramente. È ormai palese, dice, che le azioni chiave necessarie per ridurre le emissioni al 2030 sono ampiamente conosciute e nella maggior parte dei casi molto convenienti e che è ormai largamente diffusa nelle opinioni pubbliche in tutto il mondo e fra i governi la convinzione che dobbiamo abbandonare i fossili, che dobbiamo accelerare la decarbonizzazione e che, in modo articolato, con tappe diverse, per i diversi livelli di sviluppo, siamo in grado di farlo, tecnicamente ed economicamente.
Italy for climate ha lamentato l’assenza di una roadmap chiara per il transitioning away. L’unico anno citato è il 2050, troppo lontano per tradursi davvero in impegni concreti e stringenti. Mancano date e numeri certi e ci sono degli accrediti ambigui di soluzioni tecnologiche discutibili, nucleare, Ccs. Si tratta alla fine di un traguardo probabilmente storico, ma di una vittoria figlia di un compromesso, peraltro forse inevitabile portato del multilateralismo in un quadro di enorme complessità.
Mariagrazia Midulla, per il Wwf Italia, ha dichiarato pessima la menzione dei combustibili per la transizione, una transizione che gli interessi del gas tendono a rendere infinita ed enormemente più dispendiosa, proprio perché consistenti fondi tengono in piedi il sistema fossile. Per un pianeta vivibile abbiamo bisogno della completa eliminazione di tutti i combustibili fossili e della transizione verso un futuro di energia rinnovabile, nonché a un sistema votato a risparmiare energia e risorse e a usarle nel modo più efficiente possibile. Nel testo sentiamo ancora gli interessi non solo dei Paesi produttori di idrocarburi, ma soprattutto delle potenti compagnie occidentali, incluse le nostre, che i combustibili fossili li estraggono, gestiscono e vendono.
Legambiente ha approvato l’impegno a triplicare le rinnovabili e il raddoppio dell’efficienza energetica. L’accordo sancisce per la prima volta l’uscita dalle fonti fossili in modo da raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, con un’accelerazione dagli anni di qui al 2030, triplicando le rinnovabili e raddoppiando l’efficienza energetica. La scelta di prevedere un “transition away” graduale per la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone rappresenta un timido passo avanti. Per l’Italia ci aspettiamo la rimodulazione e la cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030. Tre talloni d’Achille dell’accordo sono, ha segnalato Legambiente, la Ccs, il ricorso al gas come combustibile di transizione e la mancanza di un serio impegno per la finanza climatica per aiutare i Paesi più poveri.
Fonte copertina: Ansa (qui)