Cop 27, emergenza climatica: dalle parole ai fatti. Stavolta ci sono le premesse

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In foto Giorgia Meloni al Cop 27, vertice dei capi di Stato e di Governo sull'emergenza climatica

Domenica sera la premier Meloni è volata in Egitto per partecipare alla sessione di lavoro, oramai l’ennesima, dei capi di governo sulle alterazioni del clima coordinata dall’ ONU. Le stesse si stanno manifestando mese dopo mese sempre più gravi e difficili da essere contenute nelle sedi naturali. Fino a qualche tempo fa, le località interessate da eventi metereologico estremi erano individuate o individuabili con buon anticipo e rendevano possibile approfondire gli studi sui loro naturali avvicendarsi. Lo sconvolgimento degli elementi naturali è oramai di casa e sotto gli occhi del mondo intero. Gli stessi, combinandosi tra loro a latitudini diverse da quelle che dovrebbero essere il loro scenario naturale, continuano a subire una sorta di amplificazione della loro forza di propagazione. Di conseguenza è naturale che oltre alle devastazioni imprevedibili, perché si presentano senza avvisaglie e fuori degli ambiti naturali, altri effetti, seppure di diverso genere, sono ormai all’ordine del giorno. Sia nei mari che nei fiumi e altri invasi, come sulla terra ferma della penisola, sono comparse specie di flora e fauna tipiche di contrade del mondo lontane. Le specie ittiche hanno seguito diversi percorsi: alcune sono arrivate solo avendo scoperto che il limite territoriale che le tratteneva si era indebolito a causa del maggior riscaldamento dei mari viciniori. Altre sono arrivate incidentalmente nelle acque di zavorra delle navi. Infine la mano dell’uomo, che ha volutamente cercato di allevare a scopo commerciale esemplari di una fauna ittica molto richiesta dal mercato e non reperibile naturalmente in loco. Per quanto riguarda gli animali varrà un caso per tutti: quello dei cinghiali, che oramai in tutte le località del Paese scorrazzano con naturalezza. Sono spinti dal depauperamento dei cibi selvatici, loro alimento abituale, dovuto agli eccessi di calore e ai periodi di siccità più che prolungati che si stanno riproponendo ormai sempre più spesso a tutte le latitudini. Ritornando ai lavori in corso in Egitto, si sta verificando un caso dello stesso genere di quello a cui la cultura contadina fa spesso e con molto colore ricorso per sdrammatizzare situazioni incresciose. Quello descritto di seguito sarebbe l’improbabile episodio. In occasione della celebrazione di un battesimo, riferisce quel non fine dicitore di masseria, nella chiesa c’era tanta gente fuorché il bambino da ungere e da bagnare. Nel caso di specie a Sharm mancano all’appello dei convenuti i paesi piu colpevolmente coinvolti nella vicenda, meglio definibili sub continenti per dare un’idea più significativa del loro peso nel novero dei principali inquinatori in senso lato. Essi sono la Cina e l’India a cui va aggiunta la Russia per arrivare a circa la metà dell’inquinamento globale prodotto. Condiziona, ma solo entro un certo limite, il particolare che quei tre paesi si estendano nel versante orientale del pianeta. Del resto è facilmente intuibile che materie plastiche di risulta, liquami, fumi e polveri inquinanti possano essere veicolate con sufficiente facilità dovunque sulla superficie terrestre. Intanto in premessa va sottolineato che la mancata partecipazione ai lavori appena accennati di quelle realtà geopolitiche non le esonererà dal dovere di conformarsi alle decisioni che saranno prese alla fine di quei lavori. A pensarci bene, nel locale per le audizioni dove si esibiscono gli Amici del Bel Canto, in bella vista, è apposta una targa su cui è inciso un breve ragionamento sul dovere morale di tutti gli appartenenti ai diversi agglomerati sociali, quello di dover partecipare fattivamente alla vita delle comunità di loro riferimento. Esso arriva alla conclusione lapidaria, che “l’assente ha sempre torto”. Ciò che lascia una sensazione ancor più sgradevole dei fatti in se è che i governi di quei paesi sono perfettamente consapevoli dell’ enorme danno che stanno procurando, in particolare alle loro popolazioni stesse. A poco vale infatti il tentativo degli altri paesi di rimarcare che il danno maggiore lo subiscono le popolazioni indigene di quei paesi inquinanti. In paesi dove il termine democrazia è interpretato dai loro governi quasi come un offesa, non aver rispetto per quelli che sono i rudimenti di una vita sana è pane quotidiano. Eppure già nell’Urbe il diritto Romano tracciava una linea di demarcazione netta tra la locatio hominis, la prestazione di un lavoratore subordinato, e la locatio bovis, quanto può fare un animale condotto da una persona, impiegato per diverse necessità e prevedeva condizioni sostanzialmente diverse per le due categorie. Il problema è comunque molto più ampio e non sempre è affrontato adeguatamente. Tanto si riferisce sia a chi dovrebbe occuparsene per mandato popolare, la politica, sia a quanti contestano il loro operato, sortendo risultati opposti a quelli che dichiarano di voler ottenere. L’ ultimo di essi è il danneggiamento delle opere d’arte al fine di sensibilizzare sul problema inquinamento il maggior numero di persone possibile. Sono troppe le contraddizioni di quei modi di agire per non credere che si tratti di una malintesa e esasperata forma di goliardia, ripescata fuori tempo utile. Lunedì pomeriggio in Egitto è intervenuta al tavolo dei lavori anche la Premier Meloni. Essi si protrarranno all’incirca per due settimane.
Ci sarà quindi occasione di ritornare con maggior cognizione di causa sull’argomento. Per ora è tutto.