Contrabbando di sigarette, un business da 770 milioni l’anno

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C’è un mercato che danneggia molto le casse dello Stato in Italia e che vale 770 milioni di euro all’anno: è quello delle sigarette illecite. Non fa effetto e non colpisce l’immaginario collettivo come quello della droga, ma l’impatto in termini di soldi e’ simile alla cocaina, su cui c’è una attenzione enorme. È il quadro che emerge dall’analisi del criminologo Ernesto Ugo Savona, che dirige Transcrime il Centro Interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica di Milano e dell’Università di Trento. Savona, contattato da LaPresse, ha tracciato con la ricercatrice Martina Rotondi una fotografia del fenomeno del contrabbando delle cosiddette ‘bionde’. Savona insegna nella Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E’ stato consulente delle Nazioni Unite e di diversi paesi e dal 1990 al 1994 ha diretto un progetto sulla criminalità internazionale presso il National Institute of Justice di Washington D.C. Istituto di ricerca del Governo americano.

Quanto vale il mercato delle bionde illegali in Italia e in Europa?
Il contrabbando di sigarette vale in Europa 11 miliardi di euro, con un giro d’affari che ha ormai raggiunto quello della cocaina. Il consumo delle sigarette illecite in Italia rappresenta il 4,7% del mercato nazionale totale. C’è stato un picco del traffico di sigarette nel 2012, ma sembra che da allora la situazione si sia stabilizzata. Il costo del minor gettito fiscale per l’Italia a causa del mercato illegale è di 770 milioni di euro l’anno. Il fenomeno delle sigarette illecite nel nostro Paese nel 2013 era sotto la media europea, con l’eccezione della Campania, della Lombardia e del Lazio

Come funziona questo traffico?
Ci sono quelli che riempiono illegalmente la valigia in un Paese dove le sigarette costano 50 centesimi /1 euro al pacchetto e le portano in Italia dove quelle legali costano 5 euro e loro le vendono a 3 euro. Se si carica un camioncino di sigarette del mercato illegale si fanno un bel pò di soldi. Poi ci sono situazioni di grande traffico da Paesi come la Bielorussia e altri Stati, da cui arrrivano a bassissimi costi, ma sono perfettamente legali: vengono prodotte cioè legalmente nel Paese d’origine, dove vengono pagate le tasse ma non sono pagati i dazi di importazione nel paese di destinazione. A questo punto quindi il pacchetto diventa illecito e ha un prezzo più basso di quello legale.

Come è cambiato nel tempo il contrabbando in Italia?
I barchini albanesi un tempo trafficavano sigarette e ci mettevano un po’ di droga e quando ci sono stati i migranti ci mettevano anche quelli e arrivavano sulle nostre coste. Ora le cose sono un po’ cambiate: per tirare su un pò di soldi bisogna fare un carico grosso e non basta un barchino. E gli immigrati ai criminali rendono molto più delle sigarette. Gli stessi che in Puglia trafficavano sigarette sono quelli che trafficano droga che fa guadagnare di più. Le sigarette – va ricordato- non sono tra i business più redditizi, ma sono un business facile. Il problema delle sigarette è che c’è una certa tolleranza sociale, un carico di sigarette non è come un carico di droga. Il contrabbando viene visto e di conseguenza sanzionato come un fenomeno dalla pericolosita sociale bassa. E’ importante, però, ricordare che, con un giro d’affari di 11 miliardi di euro l’anno in Europa, il traffico di sigarette ha un valore economico analogo a quello della cocaina.

Come si è evoluto il mercato delle sigarette illegali e l’organizzazione di chi lo gestisce? E’ nelle mani della Camorra o di altre forme di criminalità organizzata?
Il mercato è molto cambiato rispetto a 20/30 anni fa. Ad esempio a Milano o a Palermo non è che si trovi facilmente il banchetto delle sigarette di contrabbando; lo si trova nelle discoteche, nei luoghi di vendita al chiuso. Il 94,8 % delle sigarette di contrabbando sequestrate in Europa è nelle mani del 23 % dei responsabili del contrabbando. Pochi gruppi criminali controllano gran parte del mercato criminale. Il restante 5,2 %, briciole, è controllato da un sacco di gente: quello che le porta nella valigia, quello che le compra all’aeroporto. Insomma c’è la Camorra, ma non solo. C’è un indotto di vendita al dettaglio. Le grosse organizzazioni criminali si occupano anche di contrabbando di sigarette, ma lo mischiano con droga e altre cose, non ci sono organizzazioni specializzate solo in traffico di sigarette.

Ci sono novità normative che potrebbero aiutare a contrastare il fenomeno?
C’è una novità a livello comunitario che dovrebbe essere introdotta a partire dal 2018 ed è la tracciabilità dei pacchetti di sigarette. Dall’origine al consumatore. Ci sarà un pacchetto con appunto indicata l’origine: dovrebbe rendere più difficile il contrabbando. Ogni confezione avrà un suo codice.