Le statistiche del Ministero degli Interni sono chiare: quest’anno, rispetto agli anni precedenti (2017-2018), il numero di migranti che sbarcano sulla costa italiana è diminuito drasticamente. I dati relativi al fenomeno degli sbarchi e l’accoglienza dei migranti presso le strutture gestite dalla Direzione Centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo, raccolti dal Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione illustrano che nel 2019, registrano 1.332 migranti sbarcati e 200 minori stranieri non accompagnati. Con riferimento alla stessa fonte, risulta che gli immigrati provengono da diversi paesi, come Tunisia (307), Algeria (186), Pakistan (180), Iraq (165), Bangladesh (133), Sudan (37), Guinea (36), Costa d’Avorio (34) e Senegal (33).
Questi migranti hanno lasciato il loro paese nativo per molte ragioni tra cui il desiderio di vivere il sogno europeo, abbandonare la tensione politica del loro paese o semplicemente trovare lavoro.
Da un rapporto della Banca africana di sviluppo (Bad) emerge che il rendimento economico dell’Africa è in crescita (4%). Tuttavia, ciò non è sufficiente per ridurre la disoccupazione e la povertà che affliggono il paese. Il rapporto offre qualche pista possibile per arginare tale problema. Viene sottolineata in particolar modo la necessità per il paese di industrializzarsi e promuovere l’integrazione economica che potrebbe costituire il fondamento di un mercato continentale competitivo a livello mondiale. Ciò può essere favorito con la recente istituzione dell’Area di Libero Scambio Continentale Africana (Cfta). Questo accordo, firmato da 44 stati membri dell’Unione africana, è di fondamentale importanza in quanto offre enormi opportunità per la crescita del commercio intra-africano. Secondo alcune stime, tale accordo potrebbe accrescere il commercio intra-africano di 35 miliardi all’anno entro il 2020. Inoltre, l’integrazione economica permetterebbe lo sviluppo di imprese transfrontaliere che offrono agli investitori che operano in ampi mercati integrati opportunità che implicano economie di scala. Ciò stimolerebbe la competizione tra le aziende e aumenterebbe la loro produttività, favorendo la crescita delle piccole imprese e la nascita di conglomerati africani di grandi dimensioni. Infine, l’integrazione regionale può migliorare la sicurezza regionale, in quanto l’espansione del commercio internazionale è spesso accompagnata da un calo dei conflitti.
Ciò potrebbe essere realizzato adottando una politica commerciale che miri a: eliminare le barriere non tariffarie sul commercio di beni e servizi, aumentare la mobilità della forza lavoro, integrare i mercati finanziari, negoziare con altri paesi in via di sviluppo per ridurre i dazi doganali e migliorare la gestione delle operazioni doganali adottando regole semplici e trasparenti, oltre a eliminare le restrizioni legali che impediscono transazioni e flussi finanziari transfrontalieri.
La messa in atto di queste politiche potrebbe generare ricchezza e prosperità per il paese, ma consentirebbe anche di mitigare la crisi migratoria.
ItalAfrica Centrale grazie alla sua conoscenza del continente africano, si impegna a mettere a disposizione la propria esperienza nel far fronte al problema dei flussi migratori, stimolando opportunità di investimento alle imprese italiane ed europee che possano favorire lo sviluppo socio-economico dell’Africa. ItalAfrica Centrale fornirà il contributo necessario affinché tutto questo venga realizzato.
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