Roma, 14 giu. (askanews) – Si chiude con l’uscita silente e frettolosa di Giuseppe Conte dall’Hotel Forum a Roma il pranzo-vertice fra il leader del Movimento 5 stelle e il fondatore e garante Beppe Grillo. “Non vi fate troppi film” è l’unica battuta regalata da Conte ai cronisti prima del faccia a faccia, entrando nel tradizionale rifugio romano del comico genovese; una frase destinata a smorzare attese eccessive a proposito della possibile “rivoluzione” sulle regole interne dopo l’annuncio dell’intenzione di convocare in autunno una “assemblea costituente” del M5S.
Il risultato delle elezioni europee, un 9,99 per cento “deludente” nelle parole dello stesso ex presidente del Consiglio, ha lasciato il segno e riaperto una discussione interna che finora era rimasta sotto traccia, resa concreta da due assemblee congiunte di deputati e senatori, martedì e giovedì scorso. Discussione incentrata principalmente sui due assi della linea politica e delle regole interne, in particolare quelle legate alle candidature; ma sullo sfondo rimane la disponibilità dichiarata da Conte a “mettersi in discussione” fino all’estrema ipotesi di farsi da parte qualora nel Movimento maturasse questa richiesta. Una mera dichiarazione di principio, per ora: per come è strutturato il Movimento, tramontate – e uscite da tempo – le vecchie figure di riferimento come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, non è facile immaginare una personalità in grado di proporsi per la leadership di una forza politica i cui gruppi parlamentari e i dirigenti territoriali sono in larga parte di stretta osservanza contiana.
La lettura ufficiosa che filtra sull’incontro dagli ambienti vicini a Conte è che si è trattato di un incontro “cordiale” ma anche di una discussione “interlocutoria”, nella quale non ci si è limitati alle questioni interne ma il garante M5S, come del resto è sua antica consuetudine, si è dilungato anche “sugli scenari politici” più generali. Non si sciolgono in un’ora e mezza, è il senso del messaggio, nodi non sciolti da anni. Una cautela che conferma la delicatezza del percorso durante il quale Conte dovrà mediare fra la difesa di Grillo delle residue regole delle origini e le spinte “normalizzatrici” interne, in un Movimento dal quale ormai a volte filtra anche una certa malcelata insofferenza per il rapporto anche “professionale” con l’ex leader, che ha un contratto di collaborazione per la comunicazione attraverso il suo blog.
Molto forte, nelle due riunioni dei parlamentari svolte in settimana, la richiesta della rimozione del limite dei due mandati elettorali, che “uccide nella culla” le carriere politiche di persone capaci e dotate di appeal nei confronti degli elettori, raccontano da mesi diverse autorevoli fonti interne. “E’ una regola che ci taglia le gambe, non ci consente, come si è visto, di competere alla pari nelle elezioni amministrative ed europee, ci costringe – osserva un parlamentare autorevole, sempre rigorosamente a taccuini chiusi – a cercare personalità esterne per sopperire al fatto che non abbiamo figure riconoscibili dagli elettori”.
“Ormai sono gli stessi attivisti di base – racconta un’altra fonte interna – a chiederci di mettere fine ai riti delle votazioni on line per le ‘parlamentarie’ e a fare le scelte come gruppo dirigente”. Eppure Conte in questi giorni, nelle due assemblee degli eletti M5S dedicate all’analisi del voto, ha tenuto il punto sul fatto che il M5S non potrà cambiare più di tanto e dovrà rimanere “un laboratorio politico”. Forse un modo per rassicurare i “grillini” della prima ora (e lo stesso Grillo) ma anche una dichiarazione d’intenti: non sarà lui a trasformare definitivamente il Movimento in un partito tradizionale.
Quanto alla linea politica, chi c’era racconta che nelle assemblee congiunte le scelte piuttosto nette su guerra, riarmo e Medio Oriente “sono state confermate” dalla discussione. Qualche voce ha chiesto posizioni più nette su diritti civili, un avvicinamento alle tematiche care a buona parte del Pd come ad AVS, forze uscite rafforzate nel recente voto per il Parlamento europeo. Ma l’altro tema in discussione, forse quello più determinante per il posizionamento politico del Movimento e i messaggi che trasmette all’elettorato, è la relazione sempre alquanto difficile di alleanza/competizione col Partito democratico: “Su questo – spiega una fonte parlamentare 5 stelle – ci sono state voci altalenanti, qualcuno ha sottolineato che il rapporto col Pd è tossico, ci fa male, altri, forse più numerosi, che dobbiamo smetterla di rivaleggiare col Pd perché questo ci danneggia, dobbiamo cominciare a costruire: come del resto stiamo già facendo, come dimostra la manifestazione comune delle opposizioni in programma martedì prossimo”. Resta da verificare la disponibilità di Grillo ad aderire (o quantomeno non sabotare) a questo ennesimo, possibile “nuovo corso” del M5S all’insegna di regole interne e relazioni esterne sempre più simili a quelle dei partiti tradizionali. O quantomeno a non sabotarlo. Nel momento di maggiore crisi dei consensi elettorali (2 milioni e 300mila voti l’8 e 9 giugno, un abisso rispetto all’irripetibile boom del 2018 con quasi 11 milioni di voti alle politiche, metà circa dei voti delle europee del 2019, altra tappa amara della loro storia) difficile immaginare che Conte imbocchi la strada dell’innovazione forzando la rottura con l’uomo simbolo della prima stagione a 5 stelle.