Consumo critico antiracket:
il riscatto di Castel Volturno

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Sono 63 gli imprenditori casertani che aderiscono alla campagna di sensibilizzazione “Consumo Critico” della Federazione delle Associazioni Antiracket (Fai) che coinvolge sia gli operatori che si impegnano a non pagare il Sono 63 gli imprenditori casertani che aderiscono alla campagna di sensibilizzazione “Consumo Critico” della Federazione delle Associazioni Antiracket (Fai) che coinvolge sia gli operatori che si impegnano a non pagare il pizzo e a denunciare ogni richiesta ricevuta, sia i consumatori che hanno deciso di puntare su operatori economici “puliti” Nel Napoletano le adesioni sono oltre 400. Comuni per anni roccaforti dei boss del clan dei Casalesi come Casal Di Principe, Casapesenna e San Cipriano d’Aversa, contano un aderente ciascuno: a San Cipriano si tratta di un imprenditore, negli altri due casi gli aderenti sono una coop sociale e uno studio legale. A Castel Volturno sono 24 gli operatori economici che hanno aderito alla campagna e sfidano ogni giorno gli estorsori esponendo il logo di Consumo Critico. Un dato raggiunto in meno di cinque anni e divenuto un chiaro segnale di riscatto perchè avviato dopo l’omicidio ad opera del gruppo Setola dell’imprenditore Domenico Noviello, avvenuto il 16 maggio del 2008. Da allora una decina di operatori, stanchi di subire i soprusi della camorra, guidati dal gestore di pub Luigi Ferrucci, iniziò a mobilitarsi creando in meno di due anni un’associazione antiracket capace di richiamare altri operatori. “Abbiamo passato momenti molto duri – spiega Ferrucci, oggi presidente dell’associazione – penso al 2009, quando con Giuseppe Setola ancora in libertà io e altri operatori presentammo una denuncia collettiva. Non ce la facevamo più a lavorare in un circolo vizioso in cui se decidevi di non pagare e di denunciare restavi solo e alla mercè degli assassini come avvenne per Domenico Noviello. Il suo sacrificio ci ha fatto capire che dovevamo fare qualcosa“. Oggi gli aderenti all’associazione sono 20, quattro in meno di quelli che aderiscono a “consumo critico”; non sempre infatti le due cose coincidono, sebbene la presenza di associazioni sul territorio stimoli gli imprenditori ad aderire anche alla campagna di sensibilizzazione. Accade a Trentola Ducenta, Parete e nell’Alto-Casertano a Vairano Patenora, dove sono presenti associazioni antiracket, e gli imprenditori aderenti a consumo critico sono in buon numero (rispettivamente 14, 11 e 7). “Per convincere gli imprenditori ad aderire ad una campagna che ti impegna sul serio bisogna essere presenti sul territorio“, spiega Ferrucci, che nel 2009 denunciò un’estorsione subita facendo arrestare e condannare i responsabili. “Noi – prosegue – lo facciamo attraverso numerose iniziative come le passeggiate antiracket per negozi volta a sensibilizzare le adesioni da parte degli esercenti, anche facendo capire loro che le istituzioni sono presenti; c’è poi il camper della Legalità, messo in due punti del paese per raccogliere principalmente le adesioni dei consumatori“. E il resto della provincia? “In parte del Casertano non ci sono associazioni attive sul territorio e c’è ancora una certa mentalità, nel senso che molte imprese continuano a cercare la camorra mentre in altre – conclude Ferrucci – c’è totale acquiescenza e diffidenza verso lo Stato“.