Consolato brasiliano coinvolto in una storia sconveniente

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Una storia diventata virale, anche grazie alla diffusione e al potere dei social network, che a molti ha ricordato, in scala più piccola, vicende come quella di George Floyd. Parliamo della trans brasiliana di 42 anni, attorniata a presa a manganellate da un vigile al braccio e alla testa mentre gli altri la immobilizzavano e la rendevano ”inoffensiva” utilizzando lo spray urticante, nella giornata di mercoledì 24 maggio a Milano, in zona Bocconi. Un intervento decisamente ”muscolare” che è sembrato a molti una vera e propria aggressione.

E ora, a distanza di pochi  giorni, è arrivata la denuncia della donna contro gli agenti della Polizia locale. Le accuse? L’aver provocato lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione e dalla discriminazione e  aver commesso contro la donna il reato di tortura e minacce gravi. La denuncia è stata depositata stamani in Procura dal legale della 42enne, l’avvocatessa Debora Piazza che è in contatto anche col consolato brasiliano di cui il Console Luis Maria Pino Correa- Ora dovrebbero essere iscritti al registro degli indagati, sulla quale la Procura milanese aveva già aperto un’inchiesta, i nomi di almeno tre dei quattro agenti della Locale intervenuti. Tre perché uno dei quattro agenti, una donna, non avrebbe preso parte alle presunte violenze sulla donna.

Nella denuncia il legale ha contestato anche l’aggravante della discriminazione etnica, razziale e religiosa. Secondo la donna e il suo legale, infatti, gli agenti si sarebbero accaniti su di lei in quanto transessuale. La tortura viene contestata, invece, perché dopo il presunto pestaggio la donna “venne tenuta chiusa dentro l’auto dei vigili almeno 20 minuti”, dopo che le avevano spruzzato “in faccia lo spray al peperoncino”. Non solo, l’avvocatessa ha depositato ai pm anche un nuovo video girato col telefonino da un testimone e che riprende gli istanti successivi a quando la donna è stata ammanettata, ossia quando viene portata sull’auto della Polizia locale.Sempre stando alla denuncia, l’accusa di minacce gravi riguarda presunte frasi urlate dai vigili prima di raggiungere la donna che stava scappando da via Castelbarco a via Sarfatti, ossia, ha spiegato dal legale, espressioni come “ti ammazziamo”. Una disavventura che ha procurato un disagio profondo nella donna, come spiega l’avvocatessa: “Ha una brutta ferita alla testa col sangue raggrumato, compatibile con una manganellata, è sconvolta, triste, depressa, piange e non riesce proprio a rivedere il video che ha ripreso quella scena”.Sui motivi di una condotta a diro poco borderline degli agenti della polizia locale era intervenuto, negli scorsi giorni il Sulpl, ovvero il sindacato di Polizia locale. Secondo la versione delle forze dell’ordine la trans si sarebbe aggirata nuda al parco Trotter, in stato alterato, davanti ai bambini della scuola elementare. Quando un addetto dell’Amsa impegnato nelle pulizie del parco ha cercato di intervenire, lo avrebbe aggredito. Sarebbe quindi intervenuta una pattuglia della polizia locale per bloccare la donna che è stata poi neutralizzata e portata via da una pattuglia Nel tragitto – sempre a quanto riferito dal sindacato – la trans avrebbe dato testate contro il plexiglass divisorio e, una volta in via Castelbarco, a poca distanza dalla destinazione, avrebbe finto un malore. Gli agenti avrebbero aperto la portiera per permetterle di respirare meglio, ma la donna sarebbe fuggita dopi aver colpito due vigili allo sterno e alle gambe. Si sarebbe quindi originato un inseguimento concitato e la trans brasiliana sarebbe stata bloccata in via Sarfatti, dove è stato girato il video contestato. Secondo gli agenti la donna dichiarava di essere “sieropositiva” e “sputava” e in quanto tale era di fatto inavvicinabile.  Anche questa versione è ora al vaglio dei procuratori che stanno portando avanti l’indagine.