Conoscere i terremoti attraverso le “cicatrici” nelle rocce: ricerca italiana in Nuova Zelanda

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in foto professoressa Cecilia Viti del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Siena

Una rottura sismica determina profonde trasformazioni nelle rocce in cui si propaga, lasciando una “cicatrice”: sono le conclusioni a cui giunge il lavoro di ricerca made in Italy recentemente pubblicato su “Nature Communication” dalla professoressa Cecilia Viti del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda. Nello studio dall’approccio fortemente interdisciplinare, che ha coinvolto vari settori della Geologia, dalla tettonica alla sismologia e la mineralogia, i ricercatori hanno osservato che una rottura sismica provoca profonde trasformazioni nelle rocce in cui si propaga. “La faglia Livingstone in Nuova Zelanda – spiega la professoressa Cecilia Viti – è stata analizzata dalla scala kilometrica dell’affioramento, fino alla scala nanometrica (10-6 mm) presso il laboratorio di microscopia elettronica a trasmissione del nostro dipartimento. Lo studio ha rivelato chiare evidenze di decomposizione dei minerali originariamente presenti e di cristallizzazione di nuovi minerali stabili solamente ad alte temperature. Tali trasformazioni rappresentano la testimonianza di un terremoto di media magnitudo (3-4), in grado di innescare un forte riscaldamento per attrito con temperature fino a circa 900°C”.