Confische, Campania seconda
Posca: Un fondo per riconvertire

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Quasi 1600 aziende e oltre 6mila gli immobili confiscati e sequestrati in Campania: il dato, aggiornato al mese di ottobre, è il Quasi 1600 aziende e oltre 6mila gli immobili confiscati e sequestrati in Campania: il dato, aggiornato al mese di ottobre, è il secondo più rilevante per entità a livello nazionale, dopo la Sicilia. Oltre il 15 per cento degli immobili sequestrati e confiscati in Italia si trova dunque in Campania, percentuale che sale a oltre il 20 per cento per le aziende. “Combattere le mafie significa prima di tutto aggredire i patrimoni della criminalità organizzata, restituirli alla collettività e porli alla base della costruzione di nuove relazioni economiche sane e legali – spiega Domenico Posca, presidente dell’Istituto Nazionale Amministratori Giudiziari, riuniti ieri a Roma – che pongano il lavoro e la dignità delle persone al centro di un nuovo percorso di riscatto. In Italia l’economia sommersa, la pervasività della criminalità mafiosa, il malaffare e la corruzione hanno un costo pari a circa il 27 per cento del prodotto interno lordo”. Oltre a rappresentare il frutto del contrasto alla criminalità organizzata, sequestri e confische sono anche un’opportunità concreta per economia e lavoro. “A volte si assiste a un paradosso: attività economiche simbolo del potere mafioso, che una volta sequestrate dallo Stato non sono in grado di divenire modelli di legalità economica, garantendo sicurezza sociale ai lavoratori coinvolti”, precisa Posca. “L’obiettivo è rendere le aziende sequestrate e confiscate presìdi di legalità democratica e economica – prosegue – punto di riferimento per garantire lavoro dignitoso e legale in territori spesso dilaniati dalla presenza mafiosa. Occorre aprire una fase nuova, capace di mettere in campo veri e propri strumenti di sostegno economico e finanziario per accompagnare la riconquista di lavoro legale”. Non solo il Governo e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, ma anche e soprattutto gli amministratori giudiziari, i primi soggetti chiamati a confrontarsi con i problemi delle aziende sequestrate. La soluzione qual è? “Occorrerebbe un coinvolgimento dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’economia – propone Posca – con strumenti di rilancio delle imprese, reinvestendo parte delle liquidità sequestrate e confiscate per garantire la riconversione industriale dei siti coinvolti in un fondo ad hoc che garantisca linee di credito concesse dalle banche fino al giorno prima del provvedimento di prevenzione. Per la costruzione di circuiti di impresa virtuosi e rispettosi della legalità, immaginando strumenti di premialità fiscale per chi investe in queste aziende.”