Roma, 10 mar. (askanews) – La corsa per la presidenza di Confindustria è al rush finale. I tre saggi si avviano a concludere, domani a Napoli, le consultazioni con la base associativa. A Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi spetta il difficile compito di tirare le somme di una campagna elettorale che rimarrà nella storia confindustriale come la più divisiva mai registrata.
A caratterizzare la partita, infatti, un numero decisamente alto di candidati – ben quattro – veleni a mezzo stampa, lettere anonime e ripetuti richiami al silenzio da parte dei saggi. Ma anche astensioni nella scelta delle preferenze da diverse realtà, spaccate al loro interno, come Confindustria Veneto Est, Confindustria Liguria e Farmindustria.
In campo, per la poltrona di presidente, ci sono Edoardo Garrone, Emanuele Orsini, Antonio Gozzi e Alberto Marenghi. Garrone, forte della certificazione di oltre il 20% dei voti assembleari, è l’unico ad avere accesso di diritto al voto del consiglio generale, a scrutinio segreto, previsto per il 4 aprile. Anche Orsini avrebbe ottenuto molti consensi, acquisendo più del 20% del sostegno dell’assemblea. Indietro ci sarebbe Gozzi che sarebbe leggermente sotto quella soglia e risulterebbe il più penalizzato dalle mancate scelte di alcune federazioni e territoriali. Fuori dai giochi Marenghi che non avrebbe raggiunto i consensi sufficienti.
Il pallino è nelle mani dei saggi che prima del 21 marzo, quando ci sarà la presentazione del programma da parte dei candidati, dovranno decidere chi ammettere alla fase finale. I tre hanno il compito di valutare se portare al voto del 4 aprile solamente i candidati con il 20% delle preferenze o ammettere anche chi non ha raggiunto quel limite. Quello che potrebbe profilarsi, salvo alleanze al momento non sul tavolo, è un inconsueto triello. Lo statuto di Confindustria, infatti, prevede un numero massimo di tre candidati per il voto del consiglio generale, “fermo restando un obiettivo di sintesi e di promozione della massima unitarietà possibile”.
Terminate le consultazioni, Enoc, Moltrasio e Vescovi dovranno redigere una relazione finale delle valutazioni raccolte sui candidati. Quindi individueranno i nominativi scelti.
Da procedura, per acquisire lo status di presidente designato è necessario conseguire almeno la metà più uno dei voti dei presenti in consiglio generale, senza tener conto degli astenuti e delle schede bianche. Se non si dovesse raggiungere il quorum richiesto alla prima votazione, in caso di tre candidati, si andrà al ballottaggio tra i due più votati nel primo scrutinio. Un caso mai avvenuto nella storia di Confindustria. Il nuovo presidente si ritroverà così a fare i conti con un’associazione fortemente divisa e con la necessità, in primis, di ricomporre le fratture interne.
Mlp