Confindustria Campania, parla il presidente Traettino: Meno burocrazia, tempi certi e interlocutori ben definiti per rilanciare il Sud

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in foto il presidente di Confindustria Campania, Luigi Traettino

“Gli imprenditori chiedono a gran voce la semplificazione amministrativa, una drastica riduzione delle procedure burocratiche. Chi fa impresa non vuole incentivi a pioggia ma tempi certi e un interlocutore ben definito con cui interfacciarsi. Inoltre, credo che vadano potenziate e promosse iniziative legislative di defiscalizzazione e detassazione per le imprese del Sud”. Ha le idee chiare il neoeletto presidente di Confindustria Campania Luigi Traettino. Casertano, 49 anni, imprenditore edile, già presidente di Confindustria Caserta dal dicembre 2016 al marzo 2021, il numero uno di Palazzo Partanna pone l’accento, tra l’altro, sul Mezzogiorno e sul 40% delle risorse destinate dal Recovery Fund a questa parte del Paese. “E’ un momento cruciale per il Meridione e per la Campania. Ritengo fondamentale – dice a ildenaro.it – una collaborazione tra soggetti pubblici e privati, che devono approntare insieme un progetto di modernizzazione del territorio, basato su riforme e investimenti, avendo come stelle polari la coesione territoriale e la riduzione del gap Nord-Sud, attraverso la valorizzazione del ruolo delle donne, dei giovani e di tutto il Mezzogiorno”.

Presidente Traettino, su quali fattori il sistema industriale campano deve far leva per uscire dal tunnel del Covid e guardare con più fiducia alla ripresa?
Credo si debba agire seguendo diverse direttrici. In primo luogo, il nostro sistema industriale ha bisogno di una forte accelerazione sotto il profilo dell’innovazione produttiva e della digitalizzazione. Questa è un’assoluta priorità che va colta, utilizzando al meglio le risorse del Recovery Fund. La crisi legata al Covid ha evidenziato ancor di più la necessità di intervenire in questi ambiti. Inoltre, è necessario valorizzare le filiere più progredite, come quelle dell’automotive, dell’aerospazio, dell’agroalimentare, dell’abbigliamento e della farmaceutica. Infine, siamo chiamati ad una grande sfida, che è quella della green economy. Anche in questo caso le risorse del Pnrr potranno dare un impulso decisivo nel compiere ulteriori progressi.

Quanto pesa la burocrazia oggi nel Paese e nel Sud?
La burocrazia è il principale nemico di ogni forma di sviluppo e di crescita economica. Purtroppo il nostro Paese è malato di burocrazia e questo problema è avvertito in maniera particolare al Sud. Basti pensare che oltre il 50% del tempo impiegato per la realizzazione di una grande opera pubblica (che termina in media dopo oltre 15 anni) viene assorbito dagli svariati adempimenti burocratici. Fortunatamente, la premessa del Pnrr sono le riforme di pubblica amministrazione, giustizia e fisco. Per quanto concerne la Pa è necessario un cambiamento radicale, fondato su una massiccia opera di sburocratizzazione attraverso la digitalizzazione e di turn-over con personale altamente qualificato.

C’è un gap infrastrutturale che penalizza il Mezzogiorno e che impedisce alle aziende del Meridione di crescere?
Credo che questo gap sia una delle prime cause di una crescita ridotta del Mezzogiorno. Scontiamo ritardi importanti sul trasporto su gomma e su rotaie e attendiamo novità sostanziali nel campo delle attività portuali e retroportuali. Va subito superato il deficit delle infrastrutture meridionali, potenziando gli interventi per le reti digitali, la logistica e i trasporti, anche in chiave ecosostenibile. Assieme alla riforme ritengo gli investimenti in infrastrutture un campo fondamentale su cui concentrarsi per la nuova strategia di sviluppo del Sud e della nostra regione.

Che ruolo può giocare il Mediterraneo nello sviluppo economico della Campania?
La Campania è un player di primaria importanza nell’area, sia da un punto di vista logistico che di interscambio commerciale. Da sempre la nostra regione è un partner privilegiato dei Paesi nordafricani e dell’intero bacino mediterraneo. Investendo in infrastrutture, la Campania deve diventare una vera e propria piattaforma al centro del Mediterraneo, il perno degli scambi euro-mediterranei.

Cosa non ha funzionato nelle Zes?
Quando parlo di infrastrutture penso inevitabilmente alle Zes, o meglio a quelle che ho definito, citando Samuel Beckett, le Zes-Godot, visto che siamo ancora in trepidante attesa della loro reale partenza. Bisogna superare i gravi ritardi accumulati, facendole diventare realmente un grande attrattore di investimenti interni e internazionali. Vanno dati subito poteri effettivi ai Commissari, vanno adottate nuove norme di semplificazione che accelerino le procedure amministrative e autorizzative. E’ necessario, poi, costituire gli sportelli unici in tutte le Zes, integrare e rafforzare il pacchetto degli incentivi già previsti e stabilire un reale coordinamento nazionale degli interventi. Ma soprattutto va rivista la previsione di risorse destinate a questo progetto: 600 milioni di euro per tutte le Zes italiane sono una cifra ancora insufficiente. Apprezzo l’impegno della Ministra Carfagna sul tema, ma occorre uno sforzo ulteriore.

Quali riforme gli industriali campani si aspettano dalle istituzioni, locali e nazionali, per poter rilanciare la loro azione sul territorio?
Gli imprenditori chiedono a gran voce la semplificazione amministrativa, una drastica riduzione delle procedure burocratiche. Chi fa impresa non vuole incentivi a pioggia, ma tempi certi e un interlocutore ben definito con cui interfacciarsi. Inoltre, credo che vadano potenziate e promosse iniziative legislative di defiscalizzazione e detassazione per le imprese del Sud. Un esempio in tal senso è rappresentato dal provvedimento sulla riduzione del cuneo fiscale realizzato su iniziativa dell’ex ministro Provenzano e da quello sul dimezzamento delle imposte dirette per gli investimenti nelle Zes proposto da alcuni parlamentari del Pd e con primo firmatario Piero De Luca. Questo è un momento cruciale per il Meridione e per la Campania. Sappiamo che il Sud riceverà il 40% delle risorse stanziate per l’Italia dal Recovery Fund. Ritengo fondamentale una collaborazione tra soggetti pubblici e privati, che devono approntare insieme un progetto di modernizzazione del territorio, basato su riforme e investimenti, avendo come stelle polari la coesione territoriale, la riduzione del gap Nord-Sud, attraverso la valorizzazione del ruolo delle donne, dei giovani e del Mezzogiorno.