Confindustria, Di Stefano: Energia, il nuovo Governo deve stanziare 40-50 mld di euro

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in foto Riccardo Di Stefano (ph. Carlo Capodanno)

“Il caro energia e’ il problema numero uno che l’Italia tutta, imprese e famiglie devono affrontare. Ma non bisogna smettere di guardare al medio periodo, alle riforme che vanno realizzate per avere un paese efficiente e competitivo”. Lo ha detto al “Sole 24 Ore” Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, che la parola energia la declina al plurale: “energie”, quelle che ci servono per il caro bollette e per ripensare il paese. Ed e’ su questo doppio messaggio che ruota il titolo scelto per il 37° Convegno dei Giovani, in programma venerdi’ e sabato a Capri, un ritorno nell’isola, dopo la pandemia: “Energie. Per cambiare epoca”. “La fase di grande incertezza che il paese sta attraversando puo’ rappresentare un momento di crisi o di trasformazione. C’e’ bisogno di nuove energie per ristrutturare le sue fondamenta economiche e sociali. Un cambiamento che passa necessariamente per un’alleanza pubblico privato sui grandi temi del welfare, della demografia, degli investimenti in infrastrutture, nella transizione digitale ed ambientale”, spiega Di Stefano. Sara’ una relazione ad ampio raggio quelle che presentera’ venerdi’, davanti alla platea, l’occasione anche per “mandare un messaggio a chi governera’ sull’agenda che dovra’ essere realizzata, per una maggiore competitivita’ delle imprese e del paese”.
L’energia e’ l’emergenza di oggi e il prossimo governo dovra’ agire “immediatamente, dal primo giorno del suo insediamento. Sarebbe necessario un intervento europeo, a partire dal tetto al prezzo del gas. E un nuovo programma Sure energetico. Ma se l’Europa non agisce e prevalgono gli interessi dei singoli paesi, diventa imprescindibile un’azione del governo”. “Noi – continua il presidente – come Giovani imprenditori siamo sempre stati rigorosi sul controllo dei conti pubblici, ma davanti a questa emergenza se non si stanzia subito una cifra consistente, sui 40-50 miliardi, si rischia di dover pagare dopo un prezzo ancora piu’ alto, in termini di chiusura di imprese, posti di lavoro persi, e quindi una contrazione della crescita. Si potrebbero trovare le risorse necessarie all’interno di una spesa pubblica di 1000 miliardi”, ha concluso Di Stefano.