Concorso toghe, Magistratura democratica: troppi bocciati, ripensare prove

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in foto un'assemblea plenaria del Csm

Non è solo “la scarsa preparazione giuridica e linguistica dei partecipanti” che può spiegare la così bassa percentuale (5,7%) di ammessi agli orali del concorso in magistratura . “Le cause di quanto accaduto , oltre alle carenze delle istituzioni responsabili della loro formazione e alla non adeguata preparazione di una parte dei candidati, devono essere individuate anche nelle modalità di svolgimento del concorso e di selezione della Commissione Esaminatrice”. A sostenerlo è Cinzia Barilla, presidente nazionale Magistratura democratica e magistrato di sorveglianza a Reggio Calabria, intervenendo nel dibattito che si è aperto dopo l’intervista all’Ansa di uno dei commissari di esame, il pm milanese Luca Poniz. Una chiave di lettura incentrata sulla scarsa preparazione dei candidati , premette Barilla, “ci pare poco attenta soprattutto ai sacrifici personali ed economici dei candidati. Spesso si tratta di giovani che dopo la laurea studiano da più anni per il concorso, molti hanno partecipato anche al tirocinio e frequentato scuole di preparazione al concorso, sono già avvocati e non di rado sono dottori di ricerca o provengono da altri ranghi delle amministrazioni pubbliche”. L’attenzione va dunque puntata su come si sono svolte le prove. “Quattro ore per l’elaborazione di un tema in materie giuridiche (un tempo di gran lunga inferiore a quello concesso per il tema di maturità) è un intervallo del tutto insufficiente ed è una modalità che contribuisce a favorire il nozionismo, invece di stimolare le capacità di ragionamento. . Può anche essere stata inoltre penalizzante la scelta di effettuare solo due prove, che oltre a non testare la preparazione complessiva in più rami del diritto, non consente di recuperare un’insufficienza in una sola delle prove”. Ma occorre anche fare altro: “ripensare alle modalità con le quali vengono scelti i commissari d’esame, chiamati a svolgere un compito complesso e delicato” e oggi “scelti dal Csm ‘per sorteggio’ (fra coloro che manifestano la propria disponibilità alla nomina) e non per ‘merito’ . Il Csm, che è il nostro organo di politico, per eccellenza, è senz’altro in grado di nominare magistrati che per il loro percorso professionale, la loro produzione scientifica, le loro esperienze didattiche appaiano adeguati a valutare gli elaborati dei candidati e a selezionare i più preparati, avendo nei propri compiti il nostro organo di autogoverno ben più difficili prerogative”.