Con un po’ d’interpretazione e l’Archeologico va su!

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La festa dei musei. La prima domenica del mese, ingresso gratuito per tutti. Avanti c’è posto, e non spingete. Il Museo Archeologico Nazionale, battenti aperti e personale schierato all’ingresso, promette una domenica davvero speciale. Non solo il pregio affascinante di quanto normalmente esposto, non solo il provvisorio allestimento della sala della meridiana per accogliere e mostrare reperti dell’antica Pompei, non solo le sculture d’arte contemporanea esposte al piano terra insieme a quelle di tempi più che remoti, divertenti e ironiche abbastanza da far volare la fantasia, non solo la strombazzata apertura della sezione egizia, ma anche una rappresentazione con coreografia ed un concerto negli spazi all’aperto. WOW. L’esclamazione parte dal cuore ma si ferma a fior di labbra e non sboccia. L’impatto è imbarazzante fin dall’inizio: un plotoncino di giovani guide, cartellino di riconoscimento ben in vista, attende i visitatori sull’uscio come un corpo guerriero sioux. Dandosi man forte gli uni con gli altri i professionisti cercano di vendere l’accompagnamento e la spiegazione a famiglie con bambini, stranieri, studenti. Al pubblico, insomma. Il costo della visita, 10 euro a persona, è un deterrente che in tempo di crisi, potrebbe avere una sua ragione. Potrebbe. Il biglietto per la visita alla Torre di Londra costa €32 circa, ma siamo a Napoli e forse l’audioguida…… Il gruppetto sparuto che si è formato lentamente e lasciato in paziente attesa mentre si cercavano adepti, finalmente si muove. Effettivamente la guida è preparata, parla, illustra, accenna ma non si sofferma che quel tanto necessario al saputello di turno per porre la solita scontata domanda sulla certezza della data, su quanto ha letto, visto, udito. Non un guizzo, non un emozione. Poco prima all’ingresso una giovanissima guida, all’ennesimo rifiuto, con voce rotta aveva esclamato: “ ma allora volete solo passeggiare nel museo!”. Ed è proprio per evitare di passeggiare guardando senza emozioni, che si accetta di pagare il Virgilio di turno. La visita è didascalica, corretta, non emozionante. Anche di fronte al grande plastico di Pompei manca la spinta al ricordo di quanto visto o la promessa di quanto si vedrà. “Il teatro, l’anfiteatro, il plastico completo è a parete”. Ok, andiamo avanti.

Quando l’incolore esperienza termina e si vogliono ripercorrere da soli i tragitti appena percorsi convinti che prima o poi il brivido arriverà, si nota che l’unica lingua alternativa all’italiano sui cartellini delle didascalie è l’inglese. Non raccontiamoci che non ci sono fondi, che mettere la traduzione anche in tedesco e francese, e va là roviniamoci, anche in russo sia un impresa complessa. Basta un computer e qualche foglio per tradurre le poche parole apposte vicino alle opere. Il museo ha una struttura che consta di due ampi cortili interni. In uno di essi allo scoccar dell’ora si è potuto assistere alla rappresentazione teatrale e subito dopo a una prova musicale. Nessuno dei presenti ha mostrato emozione ed i quaranta presenti apparivano solo desiderosi di sedersi a riposare dopo aver sgambettato tra i piani dell’edificio. Un rovente riposo sotto il sole delle 12, senza tende, frasche o altro. Alle tredici l’evento che avrebbe dovuto provocare la ressa nella sala della meridiana: il sole passa attraverso l’oculo dando vita al fenomeno per cui questa sala è stata studiata. Il passaggio velocissimo del raggio proprio in quel punto, proprio a quell’ora è allegramente ignorato dai visitatori, ed il sole passa veloce sulla riga a terra e se ne va. Non una riga, anche solo in italiano, che indicasse l’evento. Ritenta sarai più fortunato. Si potrà obbiettare che le bellezze di Pompei dovevano pur avere adeguata sistemazione. Fin troppo facile ricordare che le esposizioni su rotelle, che si spostano con i visitatori, sono state inventate e sono usate all’estero almeno da quarant’anni. La gestione non ha considerato la necessità di una sosta, di un ristoro diverso dalle macchinette distributrici di bevande al caffè (diamine siamo a Napoli, un caffè vero !). E’ così che trattiamo i turisti? Quale legame interpretativo tra lo spettacolo offerto e il museo? Conclusione: dalle guide all’allestimento, il Museo Archeologico ha bisogno d’aiuto. La gestione degli spazi, delle visite e dei supporti deve necessariamente fare un salto qualitativo che è indipendente dai soldi messi a disposizione. Se si pubblicizza l’esposizione del patrimonio egizio non si può riproporre la solita stanzetta con cinque vetrine e tante

statuette. Il museo conserva vere interessantissime mummie, e una volta esse erano visibili. Un gioco di luci, qualche suono (non del tamburello dello yoghi di turno) appropriato, e magari anche un eterea figura che possa danzare tra le teche potrebbero trasformare “la stanzetta” un luogo magico pieno di emozione e coinvolgimento. L’appuntamento delle ore 13 nella sala della meridiana potrebbe essere il preludio ad un aperitivo nel punto ristoro con musica organizzato in qualche spazio vicino. Non è una questione di soldi, ma di capace volontà.