Con la Regione in Sardegna primo assaggio, doppio valore

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Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 20 febbraio all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Il sipario del “teatro elettorale” si alza domenica, tra pochi giorni. La prima al voto una Regione a Statuto Speciale, la Sardegna. Rinnova i 60 consiglieri, scelte non valutabili solo sul piano amministrativo e regionale, bensì decisamente politico: saranno una attendibile anticipazione di quanto potrà avvenire subito dopo con le altre 4 Regioni alle urne senza attendere il turno generale delle 15 che si esprimeranno nella primavera 2025. Conta poi molto che, a giugno prossimo, saremo chiamati ai seggi anche per il Parlamento europeo. Sardegna a Statuto Speciale: dal febbraio 1948 può dettare legge su materie riguardanti enti locali, agricoltura, foreste, edilizia e urbanistica. Un esempio di Autonomia differenziata? Non s’azzardi Salvini a pensarlo. La “specialità” della Sardegna è in una Legge Costituzionale. Quello che vogliono i leghisti, sempre che passi, avverrebbe sulla base di una semplice legge ordinaria (quasi un colpo di mano…).

BATTAGLIA SULL’ISOLA. Al primo round vince la premier Meloni. Il vice Salvini parte in quarta prima che le liste siano presentate. Senza consultazione nel Centrodestra propone, con tono impositivo, il presidente uscente Christian Solinas (sardista e leghista) per il secondo mandato. E’ categorico: ”Chi ha ben governato non si cambia!”. Sia Giorgia che l’altro vicepremier Tajani si pronunciano invece per un rinnovamento di “fisiologica alternanza”. Viene proposto il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Salvini smette di puntare i piedi quando avviene che Solinas è indagato dalla Magistratura per vari reati. Allora il gesto furbesco: ”Non insisto su Solinas perché non voglio creare rotture nel Governo e nella maggioranza”.

ANTIMAFIA AL LAVORO. La presidente Chiara Colosimo dà conto dei risultati. Niente da dire sui 4 candidati a Governatore (Alessandra Todde Campo largo Pd, 5stelle, Psi; Paolo Truzzu Centrodestra; Renato Soru Sinistra, Rifondazione comunista, +Europa e Azione; Lucia Chessa Sardegna R-esiste). Indice puntato, invece, su 7 impresentabili (25 le liste). Casi di corruzione, traffico di droga, terrorismo. L’assessore regionale all’Agricoltura Valeria Satta (lista Lega-Salvini) accusata di tentata concussione. Grazia Giordo condannata a 7 anni per traffico di stupefacenti, ”cassiera” della banda che a Sassari nascondeva la cocaina dentro i libri. Uno della lista di Renato Soru (presidente sardo dal 2004 al 2009) deve rispondere di terrorismo e eversione dell’ordine democratico. Di fronte a elezioni non stop, l’Antimafia ne avrà di lavoro nei prossimi mesi, visto che partiti e codice etico-morale di autoregolamentazione, non vanno proprio d’accordo.

DE LUCA FUORI C0NTROLLO. Introdotto nel linguaggio politico all’avvio degli anni Ottanta (secondo Novecento) il politicamente corretto non ha avuto vita lunga. Ad affossarlo ci ha pensato Vincenzo De Luca: il governatore della Campania che, sfumato il terzo mandato, ha dato prova del peggiore se stesso. E’ accaduto a Roma. C’erano giuste rivendicazioni da fare:6 miliardi da tempo bloccati per cui corteo con Sindaci di Comuni piccoli e grandi (Manfredi di Napoli no, ma Marino di Caserta e Mastella di Benevento sì). Nelle stesse ore Giorgia Meloni e il ministro Fitto firmano in Calabria, col presidente regionale Occhiuto, un accordo di Coesione con i relativi finanziamenti. Commento della premier: se tutti si lavorasse per il bene del Paese, quanti problemi verrebbero risolti…C’è invece un Presidente (frecciata a De Luca) che non è collaborativo e pensa solo a protestare…Se si mettese a lavorare, qualche risultato in più si potrebbe ottenere. Da piazza Santi Apostoli, il corteo dei duemila convenuti si mette in marcia per Piazza Colonna e fermarsi davanti a Palazzo Chigi. Un cronista scrive: ”De Luca veste i panni di un condottiero dei tempi andati, a metà fra il napoletano Masaniello e il cartaginese Annibale”. Dalle stanze del Governo nessuno accoglie De Luca (dovrà accontentarsi di essere ricevuto dal prefetto di Roma Lamberto Giannini). Alla Premier che aveva alluso allo scarso impegno di chi ha responsabilità, l’indecente reazione: ”Senza soldi non si lavora. Stronza, lavori lei…”. Corale lo sdegno per l’infelicissima uscita. Sangiuliano, ministro della Cultura: ”De Luca ha rotto ogni argine. Il suo attacco è tipico del più cupo stalinismo condito di avanspettacolo”.