“Il riconoscimento ufficiale di 12 vitigni autoctoni (varietà come le Vernacce e Tentiglie), recuperati tra Solopaca, Castelvenere, la Penisola Sorrentina e il Golfo di Policastro, dimostrano che avevamo visto lontano: la sostituzione dagli anni Settanta dei vitigni autoctoni e dei sistemi di allevamento ad essi connessi con una coltivazione intensiva non ha dato i frutti sperati, come dimostrano i dati economici legati al settore. E’ stato dunque un errore abbandonare le uve ‘rare’ di Solopaca per lasciare il posto a nuove varietà fino a quel momento estranee al territorio”. Così Clemente Colella, presidente dell’Associazione “Vignaioli di Solopaca”, che dieci anni fa ebbe l’intuito di avviare una accurata ricerca culturale sui vitigni storici di Solopaca e delle tradizioni avvalendosi della collaborazione dei produttori più anziani (oggi confortati da una ricerca scientifica che ha indagato sulla memoria dei vitigni), anticipa i contenuti del convegno promosso dalla sua associazione sul tema “Pratiche, Varietà e Territorio a Solopaca – La Raggiera del Taburno, le Vernacce, le Tentiglie e altre ‘uve rare’, dalla ricerca a…?…Ora tocca a noi!”, in programma per sabato prossimo (ore 10,30) nel salone assembleare della Cantina Sociale di Solopaca.Nel corso del convegno verranno resi noti i risultati della ricerca effettuata dal CNR-ISPC e dal Crea-Ve sul territorio vitato di Solopaca con la partecipazione della Regione Campania, che hanno portato all’iscrizione nel “Registro dei paesaggi rurali storici, pratiche agricole e conoscenze tradizionali” del sistema agricolo della “Vite a raggiera del Taburno” e all’inserimento nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite di 12 vitigni autoctoni, recuperati tra Solopaca, Castelvenere, la Penisola Sorrentina e il Golfo di Policastro. Questi vitigni, del tutto originali, sono stati inizialmente caratterizzati morfologicamente e agronomicamente. Attraverso poi la ricostruzione della trama filogenetica, condotta da un esperto archeologo, è stato possibile definirne il sostrato viticolo culturale di pertinenza, ovvero l’origine, i caratteri culturali, l’evoluzione e gli spostamenti seguiti nei secoli.
Il convegno sarà anche l’occasione per presentare il volume “Solopaca. Viticoltura di terroir e ‘uve rare’ dal Taburno Camposauro alla costa tirrenica” curato da Stefano Del Lungo che raccoglie i risultati di indagini pluriennali condotte sulla biodiversità viticola del territorio sannita e di altri territori regionali, già presentato presso la “Sala Cavour” del Masaf e nell’ambito di FestAmbiente 2024 a Grosseto. “L’intento – aggiunge Colella – è quello di condividere il risultato di una ricerca scientifica multidisciplinare sulla storia vitivinicola di Solopaca, i cui esiti rafforzano, dal campo al bicchiere, la tradizione e la cultura vitivinicola della Campania attraverso il ripristino e il rafforzamento identitario del nostro territorio”.
Oltre a Colella, cui spetterà il compito di introdurre i lavori, al convegno interverranno Pompilio Forgione (Sindaco di Solopaca), l’Assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, Libero Rillo (Presidente Sannio Consorzio Tutela Vini), Flora Della Valle (Direzione Agricoltura Regione Campania), Domenico Bosco (Coldiretti), oltre a Pierluigi Petrillo (Osservatorio Nazionale Paesaggi Rurali Storici), Alessia Montefiori (Masaf), Antonio Leone (Cnr ISAFoM), Angelo Raffaele Caputo (Crea Ve) e Stefano Del Lungo (Cnr Ispc).