Cinema, in Italia è crisi delle sale: Il governo intervenga subito

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I popcorn, che si potranno tornare a sgranocchiare nei cinema dal 10 marzo, da soli non basteranno. Per rilanciare le sale cinematografiche annichilite da due anni di chiusure e restrizioni pandemiche e dal cambiamento delle abitudini degli italiani, sempre più inchiodati al divano di casa e alle serie tv ci vuole altro. A partire, come ha sottolineato oggi il presidente dell’Anec Mario Lorini nella conferenza stampa/convegno sul rilancio della sala cinematografica che si è tenuta a Roma con tutti i protagonisti del settore, da un intervento ministeriale per una regola certa sulla cronologia del passaggio dei film dalla sala alla piattaforma.

Oggi i film italiani dopo trenta giorni possono migrare dalle sale alla piattaforme (prima della pandemia i giorni erano 105, gli stessi previsti, con un accordo non scritto ma rispettato per i film internazionali). “Se ci sarà una convergenza di intenti si pensa a 90 giorni, ma quel che è certo è che serve una regola certa e dinamica, uguale per tutti, titoli nazionali e internazionali. Tutte le opere destinate alla sala devono rispettarla”. Una finestra netta, insomma “senza escamotage”, come ha ribadito anche anche Mario Lonigro, presidente Unione editori e distributori cinematografici Anica, per ridare alla sala l’esclusività che ha perso”. Lorini ha ricordato come le sale abbiano cercato di reagire lavorando sulla ripartenza per almeno tre volte negli ultimi due anni, ma si siano dovute piegare alle forti restrizioni che ne limitano l’attività. “Non possiamo più continuare così, anche alla luce dell’apertura completa che si sta annunciando nei Paesi europei per il nostro settore”, ha continuato sottolineando come ancora non si siano riaccesi 500 schermi su 3700 schermi italiani (il 20 per cento sono ancora chiusi insomma) e che il mercato italiano sia l’unico ad aver chiuso il 2021 con una perdita rispetto al 2020. Nella road map governativa Anec chiede anche una calendarizzazione certa della fine dell’obbligo di mascherina e di tracciamento “per consentire un’organizzazione della ripartenza. In Francia il 28 febbraio si entrerà senza mascherine, in Svizzera anche, e noi?”. E ancora, si pensa a una parziale detassazione del biglietto dei cinema per introdurre una riduzione per gli spettatori under 18, a una campagna istituzionale sul cinema al Cinema e ancora ad una festa del cinema in primavera, accompagnata da una campagna di comunicazione delle uscite cinematografiche. “Troppo spesso si abusa della parola cinema per promuovere altre forme di consumo di film”. Si chiede anche di ritrovare la ricchezza e la certezza dei listini di nuove uscite in sala e maggiori investimenti dell’industria per bilanciare l’accesso agli spazi televisivi colonizzati dagli spot milionari acquistati dalle piattaforme.