Cina, sui mercati torna il sell-off

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Il punto. La Borsa italiana apre l’ottava in flessione: al momento della scrittura il Ftse Mib segna -1,17%, il Ftse Italia All-Share -1,02, DAX -1,48%, CAC 40 -1,11%, FTSE 100 -0,83%, IBEX 35 -1,04%. 
Future sugli indici azionari americani in ribasso dello 0,5-0,8 per cento. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -0,19%, Nasdaq Composite +0,18%,
Dow Jones Industrial -0,34%. In calo Tokyo con il Nikkei 225 a -1,00%.
Negative le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen termina a -2,39%, a Hong Kong l’indice Hang Seng a -1,30%.
Euro poco sopra i minimi da inizio febbraio contro dollaro a 1,0912 toccati a cavallo del fine settimana. EUR/USD al momento oscilla in area 1,0930.
Mercati obbligazionari eurozona in lieve rialzo, bene i BTP. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente è stabile allo 0,14%, quello del BTP cede 2 bp all’1,48%.
Lo spread scende di 2 bp a 134.
Inizio di settimana debole per i bancari: l’indice FTSE Italia Banche segna -1,6%.

Borse asiatiche
La settimana si apre con un nuovo sell-off per i mercati cinesi, dopo che nel weekend Pechino ha cercato di allontanare i timori sulla solidità della sua strategia economica e con la due giorni del G20, tenutasi proprio a Shanghai, chiusasi con un nulla di fatto. I big mondiali non sono riusciti a trovare l’intesa su azioni coordinate per rilanciare la crescita dell’economia e, mentre positivi dati macroeconomici consolidano le aspettative per ulteriori rialzi dei tassi d’interesse Usa da parte della Federal Reserve entro la fine dell’anno, la People’s Bank of China ha guidato lo yuan ai livelli più bassi delle ultime tre settimane, considerando che proprio la politica monetaria di Pechino era finita sotto i riflettori nel corso del meeting del G20 e la svalutazione della sua divisa additata come la principale responsabile della volatilità dei mercati finanziari globali.

Il petrolio è in recupero, dopo avere perso terreno in overnight sul taglio degli impianti di trivellazione attivi negli Usa ai minimi dal dicembre 2009. Tra le altre materie prime, significativo il declino dei corsi del rame a Londra, mentre sono in calo anche quelli di zinco e nichel. L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, perde circa lo 0,60% avviandosi a chiudere il secondo mese consecutivo in declino.
Tokyo ha eroso gli iniziali guadagni, trascinata al ribasso dal sell-off cinese ma anche dal rafforzamento dello yen. Il Nikkei 225 ha perso l’1,00% (simile performance per l’indice più ampio Topix, in calo dell’1,02%), appesantito soprattutto dai titoli industriali. Tra i peggiori anche Sharp, che ha perso però “solo” il 2,27% dopo il tracollo delle due precedenti sedute (il declino era stato del 14,37% e dell’11,41% rispettivamente giovedì e venerdì), dopo che l’accordo per il takeover da 659 miliardi di yen (5,29 miliardi di euro) da parte di Foxcoon è stato messo in stand-by. Sul fronte macroeconomico, note positive sono arrivate dalla produzione industriale del Sol Levante: il dato segna infatti in gennaio un progresso del 3,7% su base mensile rettificata, dopo la flessione dell’1,7% (rivista dall’1,4% preliminare) del mese di dicembre e contro la crescita del 3,2% attesa dagli economisti. Più moderate le perdite per la piazza di Seoul: il Kospi ha infatti segnato un declino dello 0,18% al termine della seduta.
Torna invece appunto il sell-off in Cina. Dopo avere toccato una perdita superiore al 4% nella seduta, lo Shanghai Composite ha chiuso in flessione del 2,86% (dal picco di giugno la perdita dell’indice è di quasi il 48%) e leggermente migliore è stata la performance dello Shanghai Shenzhen Csi 300, deprezzatosi del 2,39% al termine degli scambi. Non evita il tracollo, invece, lo Shenzhen Composite che, dopo il guadagno di appena lo 0,17% di venerdì, affonda del 5,37% in chiusura. Trend negativo che trascina al ribasso anche Hong Kong: l’Hang Seng avvicinandosi alla chiusura è infatti in declino di circa l’1,40% (peggio fa l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China, in flessione di circa l’1,70%). In precedenza Sydney aveva limitato i danni, con l’S&P/ASX 200 sostanzialmente invariato ma in quella che di fatto è l’unica performance positiva (limitata a un guadagno dello 0,02%) tra i principali indici della regione.

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso l’ultima seduta della settimana contrastati. Il Dow Jones ha perso lo 0,34%, l’S&P 500 lo 0,19% mentre il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,18%. Gli investitori, dopo la pubblicazione dei dati macroeconomici (superiori alle attese), hanno cominciato a scommettere su un possibile incremento dei tassi di interesse già a marzo. Il Dipartimento del Commercio Usa ha rivisto al rialzo la stima sul Pil del quarto trimestre 2015 a +1% da +0,7% della prima stima. Gli economisti avevano previsto una crescita dello 0,4%.
L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan a febbraio mostra una flessione a 1,7 punti contro i 92 punti del mese precedente. Il dato, rivisto al rialzo rispetto alla stima preliminare (90,7 punti) ha battuto le attese (consensus 91 punti). Meglio del previsto anche le spese personali (+0,5% m/m, consensus +0,3%) e i redditi personali (+0,5% m/m, consensus +0,4%) del mese di gennaio. Sul fronte societario Jc Penney +14,71%. La catena di grandi magazzini ha chiuso il quarto trimestre con un utile per azione di 0,39 dollari, ben 16 centesimi più alto rispetto alle attese. In linea con il consensus invece il giro d’affari a 4 miliardi.
Hilton Worldwide Holdings +2,62%. La catena alberghiera ha annunciato che scorporerà gli hotel di proprietà in un real-estate investment trust (REIT). Prevista poi la separazione di Hilton Grand Vacations (HGV) che comprende 50 residence e multiproprietà negli Stati Uniti ed in Europa (business che genera circa il 12% del giro d’affari complessivo del gruppo). Sotheby’s -6,72%. La casa d’aste ha chiuso il quarto trimestre con una perdita di 11,2 milioni di dollari contro l’utile di 74 milioni di un anno prima. Escluse le poste straordinarie l’Eps si è attestato a 1,19 dollari. I ricavi sono diminuiti a 335,8 milioni da 351,2 milioni. Gli analisti avevano previsto un Eps di 1,05 dollari su ricavi per 331,1 milioni.
Gap -1,38%. Il gruppo di abbigliamento ha comunicato il declino dei profitti netti del quarto trimestre da 319 milioni di dollari, pari a 75 centesimi per azione, a 214 milioni, e 53 centesimi. L’eps rettificato si è attestato a 57 centesimi, contro i 56 del consensus di FactSet. Nei tre mesi le vendite sono calate da 4,71 a 4,39 miliardi di dollari, contro i 4,46 miliardi attesi dagli analisti. Le vendite complessive a perimetro costante sono scese del 7% nel trimestre a fronte del declino del 6% registrato dai negozi a marchio Gap e del 10% per quelli Banana Republic (lettura piatta, invece, per le vendite di Old Navy). Gap stima per l’esercizio 2016 un eps di 2,20-2,26 dollari, contro i 2,43 del consensus di FactSet.

Coca-Cola -2,33%. Sterne Agee ha tagliato il rating sul titolo del gruppo delle bevande analcoliche a neutral da buy. Nell’arco della settimana il Dow Jones ha guadagnato l’1,5%, l’S&P 500 l’1,6% e il Nasdaq Composite l’1,9%.

Europa
Avvio di settimana in ribasso per le principali Borse europee. Il Dax30 di Francoforte cede lo 1,48%, il Cac40 di Parigi lo 1,11%, il Ftse100 di Londra lo 0,83% e l’Ibex35 di Madrid lo 1,04%. L’Ufficio Federale di Statistica Destatis ha reso noto che i prezzi alle importazioni in Germania nel mese di gennaio sono diminuiti dell’1,5% su base mensile e sono scesi del 3,8% su base annuale. Le attese degli analisti erano fissate su un decremento mensile pari all’1,0% e di un decremento annuo del 3,4%. 

Nello stesso mese le Vendite al Dettaglio hanno fatto segnare una crescita dello 0,7% su base mensile. Le attese erano fissate su un incremento dello 0,2%. Su base annuale l’indice è invece diminuito inaspettatamente dello 0,8% (consensus pari a +1,5%), dal +2,5% della rilevazione di dicembre.
Più tardi (alle 11 ora italiana) sarà annunciata la stima flash sull’inflazione di febbraio della zona euro. Gli economisti stimano un incremento dello 0,1% su base annua.

Italia
Piazza Affari ha chiuso l’ottava scorsa in deciso rialzo, trainata dai titoli del settore petrolifero che hanno sfruttato il rimbalzo delle quotazioni del greggio. L’indice Ftse Mib ha registrato un progresso del 2,22% a 17.483 a punti. Settore oil in grande spolvero in scia alla risalita dei prezzi del petrolio e alla brillante performance di Eni (+5,12% a 12,71 euro) dopo i conti. Gli analisti sono rimasti soddisfatti dalla conferma del dividendo e dalla crescita della produzione, che nell’ultimo trimestre del 2015 ha mostrato un progresso del 14%. Il 2015 si è chiuso con una perdita di 7,79 miliardi di euro per effetto di svalutazioni indotte dallo scenario petrolifero adottato dal colosso pubblico.
Sempre nel comparto oil è volata Tenaris (+9,34%) dopo la recente fase ribassista, mentre Saipem ha archiviato la seduta con un progresso del 4,34% a 0,36 euro.
In auge la galassia Agnelli con FCA (+5,82%) che ha sfruttato ancora le nuove indiscrezioni sulle opportunità d’integrazione con Psa Peugeot. Ben comprata anche la controllante Exor che è salita del 5,09%.
Positivi i titoli del comparto bancario con Popolare di Milano salita del 4,81% e Banco Popolare del 2,72%.

I dati macro attesi oggi
Lunedì 29 febbraio 2016
00:50 GIA Vendite al dettaglio gen;
00:50 GIA Produzione industriale (prelim.) gen;
06:00 GIA Nuovi cantieri residenziali gen;
08:00 GB Indice Nationwide (prezzi abitazioni) gen;
08:00 GER Indice prezzi importazioni gen;
08:00 GER Vendite al dettaglio gen;
10:00 SPA Bilancia partite correnti dic;
10:30 GB Credito al consumo gen;
1 1:00 EUR Inflazione (stima flash) feb;
11:00 ITA Inflazione (prelim.) feb;
15:45 USA Indice PMI Chicago feb;
16:00 USA Indice Pending Home Sales (mercato immobiliare residenziale) gen.