Cina, nuove opportunità d’investimento per le aziende italiane

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In foto Massimo Ambrosetti

Il veneto Massimo Ambrosetti, ambasciatore nella Repubblica Popolare di Cina, è  stato intervistato dal Giornale Diplomatico ed ha spiegato i nuovi accordi commerciali con il gigante asiatico.
«Il Nord Est è una delle aree italiane che ha più peso nelle relazioni bilaterali con la Cina. E il sistema economico del Triveneto è tra quelli che potranno cogliere le maggiori opportunità dalla fase che si è aperta anche con l’adozione del Piano triennale d’azione», ha detto.
Massimo Ambrosetti, padovano per nascita e formazione universitaria poi proseguita a Cambridge, Georgetown e Oxford, è l’ambasciatore italiano a Pechino da maggio dell’anno scorso, quando è stato chiamato a gestire una partita diplomatica di grande complessità e incertezza: l’uscita dell’Italia dall’accordo sulla Nuova Via della Seta e il contemporaneo rilancio dei rapporti bilaterali con il gigante asiatico.
Un lavoro che ha visto il Governo italiano impegnato nel corso dell’ultimo anno e mezzo e che ha avuto il suo coronamento con la visita di quattro giorni di Giorgia Meloni nella Repubblica Popolare a fine luglio, e che avrà una solenne conclusione a novembre con la vista del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«È stato un negoziato che ha visto il nostro governo impegnato con grande determinazione e coerenza», ha sottolineato l’amb. Ambrosetti, «ho avuto il privilegio di contribuire a un processo che ogni diplomatico vorrebbe seguire una volta nella sua vita professionale».
D.: Poco più di un anno fa si parlava solamente di uscita dalla Belt and Road Initiative. Ora invece si è arrivati a un “nuovo inizio” delle relazioni bilaterali. Come si è arrivati a questo risultato?
* Amb. Ambrosetti: «Prima di tutto si è dovuto creare un percorso condiviso e il primo passo è stata la visita, nel settembre dell’anno scorso, del ministro degli Esteri Antonio Tajani. In quella occasione il vicepresidente del Consiglio ebbe una articolata interazione con il suo omologo Wang Yi, incluso un incontro riservato faccia a faccia che doveva durare dieci minuti e durò invece circa un’ora, creando i presupposti per la realizzazione di un percorso comune. Sì riattivò quindi una serie di visite istituzionali: da quella del ministro del Turismo a quella del ministro dell’Università, in occasione della settimana Cina-Italia della Scienza, Tecnologia, Innovazione, fino alla Commissione Mista Economica a Verona in aprile e la visita a luglio del ministro Urso».
D. Quali opportunità si aprono per il nostro sistema economico?
* Amb. Ambrosetti: «L’approccio seguito mette al centro le nostre aspettative per un riequilibrio delle relazioni economiche italiane con la Cina, in linea con quanto sta chiedendo la stessa Ue. Il Piano triennale d’azione e gli altri accordi delineano meccanismi per rafforzare e rilanciare la cooperazione in molteplici ambiti di comune interesse, tra cui commercio, investimenti, tutela della proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche, agricoltura e sicurezza alimentare, ambiente, cultura. E in questo contesto vengono riaffermati principi quali l’importanza di assicurare che le relazioni economiche siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose: ciò al fine di permettere alle nostre imprese di competere sul mercato cinese a parità di condizioni».
D.: L’interesse del Nord Est è dimostrato anche dal fatto che imprese del territorio hanno partecipato al Business Forum organizzato in occasione della missione del presidente del Consiglio.
* Amb. Ambrosetti: «Il mercato cinese continua ad essere fondamentale per l’export delle nostre aziende. Dobbiamo essere consapevoli della rilevanza della nostra presenza imprenditoriale in Cina, costruita attraverso un lavoro pluridecennale, ma anche delle sfide esistenti per un ulteriore sviluppo di questo rapporto. La cornice politico-istituzionale è stata ridefinita, ora il focus è, con grande concretezza da parte del sistema Italia, sui contenuti della futura cooperazione, a partire da quella economica ma senza trascurare settori fondamentali come la cultura, la collaborazione inter-universitaria e quella scientifico-tecnologica sulla base di principi di “selettività strategica”».
D.: Senza tralasciare il turismo.
* Amb. Ambrosetti: «Turismo e rapporti “people to people” sono altre priorità e anche in questa prospettiva va l’apertura del volo diretto Venezia–Shanghai che partirà dal prossimo settembre. Nell’area di Shanghai è infatti presente il distretto industriale italiano più grande fuori dall’Europa. Matteo Zoppas, ad esempio, era presente a Pechino per il Business Forum in qualità di presidente dell’Ice, ma va ricordato che Zoppas Industries ha anche un importante stabilimento a Hangzhou. Nell’area di Shanghai sono poi presenti anche alcuni dei più importanti tour operators cinesi e questo può dare un ulteriore impulso al turismo, considerando che l’Italia è diventata una delle primissime destinazioni per i viaggiatori cinesi dopo il Covid».
D.: Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha annunciato che sono in fase avanzata trattative con aziende cinesi nel settore automobilistico e della transizione energetica per la localizzazione di stabilimenti produttivi in Italia. È la strada giusta?
* Amb. Ambrosetti: «È quello che hanno fatto negli ultimi anni alcuni dei nostri principali partner Ue. Il governo in questo senso si è mosso con dinamismo per attrarre nel nostro Paese maggiori investimenti cinesi che abbiano un’alta componente tecnologica. Il futuro modello di interazione economica dovrà infatti tenere conto che è anche interesse della Cina, seconda potenza economica mondiale e colosso tecnologico, iniziare a delocalizzare e sostanzialmente fare quello che i paesi occidentali hanno fatto per decenni sul mercato cinese».
D.: In un contesto geopolitico sempre più instabile, quale ruolo sta giocando la Cina e cosa hanno chiesto le autorità cinesi al governo italiano?
* Amb. Ambrosetti: «La missione del presidente Meloni si inserisce in un contesto di stabilizzazione strategica che ha visto, in primis, protagonista la diplomazia americana nel corso dell’ultimo anno: questo ha permesso l’incontro a San Francisco tra i presidenti Biden e Xi Jinping, preparato dai numerosi contatti del Segretario di Stato Blinken. Italia ed Unione Europea stanno contribuendo con chiarezza di posizioni a questo necessario processo. In questa prospettiva il presidente Meloni ha rinnovato con forza ai suoi interlocutori cinesi la richiesta di esercitare pressioni sulla Russia per trovare una soluzione al conflitto in Ucraina».
D.: La cultura gioca un ruolo straordinario e il Veneto, patria di Marco Polo, in questo ambito ha un profondo legame con la Cina. Come si sta sviluppando?
* Amb. Ambrosetti: «Come ha sottolineato lo stesso presidente Xi, Italia e Cina sono eredi di civiltà millenarie e questo rende unico il nostro rapporto. Marco Polo è una figura iconica in questo senso e da parte cinese si riconosce che attraverso i suoi viaggi e il suo libro è stato dato un contribuito eccezionale a un processo di contatti che hanno promosso una visione più ampia e aperta del mondo, favorendo la comprensione reciproca e la cooperazione pacifica tra civiltà lontane. La proiezione culturale del Veneto in Cina è molto positiva, grazie all’impegno della Regione, che ha sostenuto la mostra di Pechino, che ha opere prestate dai musei civici veneziani e dall’archivio diocesano vicentino, dalle università, a partire da Padova e da Ca’ Foscari, che ha come rettrice Tiziana Lippiello, brillante sinologa».