Cina, la caccia agli speculatori mette il turbo in borsa

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Tre mosse per contenere il “panic selling”: ipo sospese, caccia agli speculatori al ribasso e divieto di vendere quote societarie. Nello stesso tempo, l’ente che regola le contrattazioni a Shanghai ha chiesto a tutte le società quotate di predisporre piani specifici per supportare i propri titoli, incluso il riacquisto di azioni, piani di incentivi e via discorrendo. E la ricetta di Pechino sembra funzionare. Nelle ultime due sedute l’indice composito della borsa di Shanghai ha messo a segno il maggior guadagno in due giorni dal 2008. Nell’ultimo mese sulla Borsa del Dragone sono andati in fumo 3.900 miliardi di yuan. Le misure adottate hanno lo scopo, appunto, di evitare un altro tracollo. Intanto, il Dipartimento di polizia cinese e le autorità di controllo dei mercati stanno indagando sul sospetto di “malicious short selling” (vendite allo scoperto dannose). Secondo gli inquirenti, mercoledì scorso una decina di società e trader avrebbero effettuato massicce vendite allo scoperto su alcune blue-chip. Come detto, tra le altre misure di emergenza vi sono la sospensione delle IPO, il divieto di vendere partecipazioni in società quotate e il permesso alle banche di rinnovare i prestiti garantiti da azioni. Non solo. In questo momento 1.365 società sono ancora sospese dalle contrattazioni sulla piazza di Shanghai. Un dato in miglioramento rispetto alla chiusura di ieri, quando risultavano bloccati 1.439 titoli, il 50% del totale. Secondo gli analisti, comunque, i recenti cali dell’azionario dovrebbero avere impatti limitati sugli utili societari e la crescita economica della Cina. Il tracollo della Borsa dovrebbe sottrarre al PIL del terzo trimestre, infatti, non più di 0,1 punti percentuali. Nello stesso tempo, potrebbe spingere la Banca Centrale cinese ad accelerare l’allentamento monetario. E, tuttavia, le misure adottate da Pechino vanno al di là dei fondamentali e delle analisi tecniche, sicché non si escludono altri scivolamenti.

Borse asiatiche

Mercati asiatici in progresso nell’ultima seduta della settimana, al traino della Cina in ripresa dopo i pesanti sell-off e sulle speranze di una risoluzione a breve della crisi greca che ha anche spinto i corsi dell’euro. Wall Street ha chiuso giovedì in moderato guadagno (Dow, S&P e Nasdaq tutti in crescita di circa lo 0,20%) e l’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, ha toccato un progresso dell’1,2% pur restando in perdita di oltre il 4% nell’ottava, sempre a causa dell’impatto della volatilità dei mercati della Cina continentale. Indici che, comunque, segnano la seconda seduta consecutiva di rally: Shanghai, che pure aveva aperto in segno meno, viaggia di nuovo sopra al 5% di guadagno, trainando anche l’Hang Seng di Hong Kong si apprezza di oltre il 2% grazie soprattutto dei titoli di energy e bancassurance. Nelle ultime tre settimane i listini della Cina continentale hanno perso il 30% dai massimi degli ultimi sette anni. Lo speculativo ChiNext Index ha segnato un declino del 42% nello stesso periodo. Tokyo, invece, va in altalena. Dopo un’iniziale declino il Nikkei ha segnato un moderato progresso per poi tornare in territorio negativo. L’indice nell’ottava perde circa il 3% e soprattutto viaggia sotto la soglia psicologica di 20.000 punti. “La maggior parte della gente pensa che il peggio sia passato”, ha detto a Reuters Isao Kubo, equity strategist di Nissay Asset Management. “Eppure il downside del Nikkei è previsto a 19.000 se succede qualcosa in Cina, ma è improbabile che lo vedremo scivolare ulteriormente sotto tale livello per il momento”, ha concluso. Ad appesantire la Borsa nipponica contribuisce, e non poco, Fast Retailing, il colosso della grande distribuzione che pesa per circa il 10% del Nikkei 225. Il titolo ha perso oltre il 5% su un outlook all’apparenza positivo, per il trimestre in chiusura a fine agosto, ma che non ha convinto il mercato a causa della crescita organica debole per la catena Uniqlo. Sul fronte macro da segnalare il calo superiore alle attese per l’indice dei prezzi dei servizi alle imprese, mentre la fiducia dei consumatori torna a salire dopo due mesi di declino. A Sydney, l’S&P/ASX 200 guadagna circa mezzo punto nonostante nel mese di maggio i mutui immobili ari in Australia abbiano segnato un declino, rettificato su base stagionale, del 6,1% contro il calo del 3,0% stimato dagli economisti. Si tratta della più netta flessione registrata dal gennaio del 2010. A sostenere i corsi ci pensano le materie prime: il minerale di ferro ha segnato un rally del 10% negli scambi overnight, recuperando terreno dal crollo dell’11% della precedente seduta e dai minimi in dieci anni. Performance che, ovviamente, si è tramutata in rally per i titoli del minerario (il colosso Bhp Billiton ha guadagnato oltre il 3%). A Seoul, dopo l’iniziale declino che aveva portato per la prima volta in quattro mesi il Kospi sotto quota 2.000 punti, il mercato segna un moderato progresso.

Borsa Usa

A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in rialzo ma sotto i massimi di giornata. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,19%, l’S&P 500 lo 0,23% e il Nasdaq Composite lo 0,26%. I mercati Usa hanno beneficiato del rimbalzo della Borsa cinese e della notizia di un nuovo programma di riforme della Grecia. Le nove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 3 luglio si sono attestate a 297 mila unità, superiori sia al dato rilevato la settimana precedente (281 mila unità) che alle attese degli analisti pari a 275 mila. Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,334 milioni, superiore ai 2,248 milioni attesi. Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso la stima di crescita dell’economia mondiale per il 2015 a +3,3% contro il +3,5% indicato in precedenza. Sul fronte societario Walgreens Boots Alliance +4,24%. La catena drugstore ha annunciato risultati del terzo trimestre superiori alle attese ed ha rivisto al rialzo le stime per l’intero esercizio. La società ha inoltre aumentato il dividendo trimestrale del 6,7% a 36 centesimi per azione. L Brands -2,41%. Le vendite (a parità di negozi) del gruppo di abbigliamento nel mese di giugno sono aumentate del 3% contro il +3,4% atteso dagli analisti. PepsiCo -1,06% nonostante i risultati trimestrali superiori alle attese e la revisione al rialzo dell’outlook 2015. Nel secondo trimestre l’Eps adjusted si è attestato a 1,32 dollari, 8 centesimi in più rispetto alle attese. I ricavi sono diminuiti del 6% a 15,92 miliardi di dollari (consensus 15,80 miliardi). Per l’intero esercizio il gruppo delle bevande analcoliche stima una crescita dell’utile per azione adjusted “core” a cambi costanti dell’8% contro il +7% indicato in precedenza. Coty -4,71%. Il produttore di profumi ha annunciato un accordo per l’acquisto di 43 marchi di cosmetici e profumi da Procter & Gamble (-0,41%) per 12,5 miliardi di dollari. Alcoa +0,9%. I ricavi del produttore di alluminio nello scorso trimestre hanno battuto le previsioni.

Europa

Borse europee positive in scia delle indiscrezioni relative un pacchetto di riforme da 12 miliardi di euro, più di quanto previsto in precedenza, che Tsipras starebbe per presentare ai creditori. A Londra il Ftse100 ha registrato un incremento dell’1,4% fermandosi a 6.581,63 punti mentre Dax e Cac40 hanno rispettivamente chiuso in rialzo del 2,32 e del 2,55 per cento a 10.996,41 e 4.757,22 punti. Andamento simile per l’Ibex, salito del 2,65% a 10.706,4. La riunione del board della Bank of England si è chiusa con la conferma del costo del denaro allo 0,5% e del piano di acquisto asset a 375 miliardi di sterline mentre per quanto riguarda gli aggiornamenti macro il surplus della bilancia commerciale tedesca a maggio è salito più delle attese attestandosi a 22,8 miliardi di euro. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, spicca l’incremento da 282 a 297 mila unità messo a segno dalle nuove richieste di sussidio statunitensi.

Italia

Piazza Affari ha chiuso ancora in deciso rialzo in scia all’ottimismo degli investitori sulle trattative tra Atene e i suoi creditori. Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha aperto a un ragionevole alleggerimento del debito greco. Ora però si attende il pacchetto di riforme che il governo di Atene dovrà implementare in cambio del nuovo piano di salvataggio. Nell’attesa di conoscere i dettagli da Atene emerge un pacchetto di riforme da 12 miliardi di euro, più di quanto previsto in precedenza, da completare in due anni. I listini azionari hanno inoltre sfruttato il rimbalzo delle Borse cinesi dopo il tondo di ieri grazie all’intervento delle autorità di Pechino e e della Banca centrale. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un balzo del 3,51% a 22.268 punti. Girandola di acquisti sui titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha guadagnato il 4,69% a 14,49 euro, Montepaschi il 5,78% a 1,592 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 4,29% a 7,77 euro, Popolare di Milano il 4,80% a 0,927 euro, Intesa SanPaolo il 4,62% a 3,21 euro, Ubi Banca il 5,67% a 7,175 euro, Unicredit il 4,34% a 5,89 euro. Male Saipem (-2,33% a 8,565 euro) in scia alla cancellazione da parte di Gazprom del contratto South Stream. Nel resto del comparto petrolifero le vendite hanno colpito anche Tenaris che ha lasciato sul parterre lo 0,43% a 11,54 euro. In deciso rialzo invece Eni che ha chiuso la seduta con un progresso del 3,69% a 15,45 euro. Tra i migliori sul Ftse Mib da segnalare Atlantia che ha segnato un balzo del 4,37% a 21,93 euro.


I dati macro attesi oggi

Venerdì 10 luglio 2015

03:30 AUD Prestiti per abitazioni (Mensile)

10:30 GBP Saldo della bilancia commerciale

10:30 GBP Saldo della bilancia commerciale non-UE

14:30 CAD Variazione nel livello di occupazione

14:30 CAD Tasso di disoccupazione