Dall’inizio della crisi è aumentato del 248 per cento il valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffate o falsificate. E’ quanto emerge da una analii ella Coldiretti sulla base Dall’inizio della crisi è aumentato del 248 per cento il valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffate o falsificate. E’ quanto emerge da una analii ella Coldiretti sulla base dell’attività dei carabinieri dei Nas nel periodo 2007 – 2013. Per sette cittadini su dieci (71 per cento) – sottolinea la Coldiretti – le contraffazioni a tavola sono quelle più temute perché hanno pericolosi effetti anche sulla salute. Peraltro nel caso degli alimentari il reato di contraffazione è piu’ grave perché spesso a differenza degli altri prodotti, la vendita di prodotti taroccati – continua la Coldiretti – avviene all’insaputa dell’acquirente. Gli ottimi risultati dell’attività dei Nas confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia contro un crimine particolarmente odioso perché – sottolinea la Coldiretti – si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo dietro i quali spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza. Nel 2013 in Italia – spiega la Coldiretti – sono stati sequestrati beni e prodotti per un valore di 441 milioni di euro soprattutto con riferimento a prodotti base dell’alimentazione come la carne (25 per cento), farine pane e pasta (15 per cento), latte e derivati (9 per cento), vino ed alcolici (7 per cento), ma anche in misura rilevante alla ristorazione (18 per cento) dove per risparmiare si diffonde purtroppo l’utilizzo di ingredienti low cost importati che spesso nascondono frodi e adulterazioni. Per questo occorre studiare a fondo il fenomeno per supportare l’ottima e costante attività delle forze dell’ordine e stringere le maglie larghe della legislazione nazionale e comunitaria, con l’estensione a tutti i prodotti – conclude la Coldiretti – dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti.