Chissà cosa direbbero dell’attuale crisi internazionale Winston Churchill e altri grandi del passato

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in foto Winston Churchill

Non si va lontano dalla realtà del momento se si afferma che lo scioglimento delle camere in Italia stia provocando per la EU qualcosa di simile a quanto accadde tempo addietro per opera di una scimmietta ammaestrata. Elusa la sorveglianza del padrone, la bestiola prese d’occhiò una catasta di botti sovrapposte, tenute ferme da una zeppa messa davanti alla prima. Pensò bene, anzi male, di togliere quel fermo, con la conseguenza che le botti ruzzolarono senza controllo, per buona parte riportando danni. Senza giri di parole, l’Italia stava assumendo per la Casa Comune la stessa funzione del cuneo di legno sotto le botti. A tal riguardo può essere illuminante pensare al comportamento di quel gruppetto di bambini che solitamente decidevano di sfidarsi nella realizzazione da parte di ognuno dello stesso oggetto: avrebbe vinto la gara chi lo avesse fatto meglio. A un certo stadio della costruzione, i partecipanti meno bravi, consci di non essere all’altezza di colui che di solito primeggiava in tali confronti, decidevano di danneggiare irrimediabilmente il frutto del suo lavoro. Risultato di un comportamento simile è stata la maldestra operazione di tentare di togliere le briglie del carro dalle mani di Draghi, lasciando che esso potesse andare a sfasciarsi contro il muro costituito da ogni genere di problemi che si sta consolidando sempre più nel Paese. Con un comportamento di tal genere gli autori hanno dimostrato anche di non tenere nella considerazione dovuta i riflessi di tale modo di agire anche nei confronti dei partners internazionali. Draghi, insieme al governo da lui presieduto, è stato dimezzato da pochi giorni e già a Bruxelles, apertis verbis, nei palazzi dove si decide facendo politica, si avverte la sua forzatamente ridotta operatività. Intanto la campagna elettorale è partita in quarta e la reazione che si ha nell’osservare il comportamento dei vari schieramenti non si allontana molto da quella che suscita il personaggio del vecchio tifoso ultras, romanista o laziale non fa differenza, interpretato da Enrico Montesano. Questi, scalmanandosi ripete: “a li meglio posti”, finora e con l’augurio che vada avanti a lungo così, omettendo di completare il pensiero con il chiamare in causa i defunti in generale. Se i leaders del passato riescono anche solo a intravedere quanto sta accadendo a Roma, si complimenteranno calorosamente con Sir Winston Churchill. Questi, dopo la conferenza di Yalta, affermò, presenti i suoi omologhi, che non sarebbe passato un secolo senza che Il mondo non avesse conosciuto una crisi di Leaders con l’iniziale maiuscola, come mai era successo prima. Omise, probabilmente ben orientato dalla laicità non comune del suo pensiero, di aggiungere considerazioni su cosa sarebbe successo per i capi spirituali. Ciò non significa che non avesse intuito qualcosa, ma probabilmente preferì non pronunciarsi, per il bene della pace appena raggiunta. Oggi Francesco e Kerill stanno dando prova che il degrado previsto per il potere temporale erat in votis anche per quello spirituale. Con una differenza: mentre Kerill a Mosca si è conformato all’ andazzo del luogo e non ne fa mistero, a Roma e ovunque sia osservata la religione cattolica si sta assistendo a episodi da considerare, mai più appropriatamente di ora, fuori della grazia di Dio. Il suo più diretto rappresentante in terra, Francesco, si comportata come il personaggio di una canzone di Domenico Modugno: afferma di preferire la mortadella ma finisce con il mangiare il provolone. Sta compiendo, l’attuale successore di Pietro, delle acrobazie linguistiche di ogni genere per giustificare le mancate trasferte a Kiew e a Mosca. In quelle città le sue parole, se dette con il tono e al tempo giusto, avrebbero potuto fare miracoli, pur non avendo ancora lo stesso la legittimazione divina per compierli.Nel frattempo cosa fa il rappresentante pro tempore di Dio in terra? Affronta un viaggio non stop di dieci ore per raggiungere il Canadà, dove si è recato per porgere le dovute scuse ai discendenti delle minoranze etniche che furono pressochè deportate in quel paese, provenienti da ogni parte del mondo.Avrebbero dovuto popolare quella parte dell’America che probabilmente non si è mai sentita integrata nel Nuovo Mondo. Non ha fatto bene, Francesco, ha fatto benissimo, trascurando però che con il suo comportamento nella migliore delle ipotesi ha offeso l’ intelligenza di chiunque sia stato battezzato. Nel villaggio si usa dire “prima con i primi”, volendo significare che bisogna adoperarsi innanzitutto con i problemi che, per importanza, vengono prima. In testa aĺla lista di questi ultimi c’è senza ombra di dubbio l’invasione dell’Ucraina. Essa dovrebbe essere una specie di focus su cui il Santo Padre farebbe bene a concentrare attenzione e azione. Nel contado, non senza una buona dose di sarcasmo irriverente, per dire quanto per ipotesi l’operato del primo cittadino della Santa Sede debba essere considerato inappuntabile, si afferma che quando questi compie uno dei suoi bisogni fisiologici, espelle acqua santa. Meno male che il pensiero di quegli agricoltori sia relativamente non molto condiviso! Se così non fosse, bisognerebbe adoperare, cattolici e non, l’espressione Fiat voluntas Dei, prologo di un pericoloso tuffo nel passato.