Se è vero, come diceva il drammaturgo tedesco
Bertolt Brecht , che “Infelice è la terra
che ha bisogno di eroi”, tra burocrazia e tacita
voglia di status
Nel Bazar delle Follie si trova un apposito settore dedicato alla politica economica. Nei suoi scaffali si trovano le misure governative confezionate dai decisori politici. L’etichetta che accompagna ciascuna misura indica informazioni difficilmente comprensibili alla gente comune. Quello dei decisori è, infatti, un linguaggio la cui comprensione è destinata a pochi. Tra questi ultimi c’è una ristretta minoranza che li osserva con occhi distaccati. Riportiamo le osservazioni di un osservatore disinteressato. La preoccupazione che stiamo assistendo all’inizio di un’era economica caratterizzata da sotto consumo e sotto investimento sollecita i decisori politici a rompere il circolo vizioso della deflazione. Intervenendo dal lato della domanda mediante tagli al costo del lavoro e del denaro e riduzioni delle imposte, i decisori politici operano sulla struttura dell’offerta come si è consolidata nel tempo. Le azioni a corto termine possono sortire effetti positivi, ma non cambiano quella struttura. Se il malfunzionamento dell’economia esige di intervenire dal lato dell’offerta con massicce dosi d’innovazione, i decisori politici dovrebbero sconfiggere quell’ostinato leader che ha il nome di “status quo”. Per farlo, non servono interventi tattici ma modelli di comportamento che spodestino quella leadership che è il più grande impedimento all’innovazione. Il che richiede atti di eroismo per riuscire a rivoltare come un guanto le attuali classi dirigenti. Diceva il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht (1898-1956) che è “infelice la terra che ha bisogno di eroi”. Noi, oggi, ci troviamo in questo stato d’infelicità. L’obiettivo dei politici è farsi rieleggere e, per quella via, scalare il potere. Da qui la spasmodica ricerca di clientele da proteggere e da accontentare con apposite misure governative. Il lato dell’offerta che presenta una vasta costellazione di interessi organizzati si presta a quello scopo. Sia che piova o faccia bel tempo, i decisori politici possono sempre tenere aperto l’ombrello delle elargizioni di denaro pubblico. La qualcosa non sarebbe possibile dal lato della domanda, una volta raggiunto il pieno impiego e con l’inflazione che comincia a mordere forte. A meno che gli interventi congiunturali non si trasformino in strutturali, con una politica di spesa pubblica in disavanzo senza sosta che crea una montagna di debito pubblico. Come insegna l’Italia, per non dire della Grecia. Le rovine (inefficienze, corruzione, economia stagnante) provocate dal moloch del debito ne sono vivida testimonianza.