Entrano in vigore all’inizio del nuovo anno le centrali uniche di committenza. E in Campania i Comuni non capoluogo, che sono obbligati a utilizzarle, grazie al Entrano in vigore all’inizio del nuovo anno le centrali uniche di committenza. E in Campania i Comuni non capoluogo, che sono obbligati a utilizzarle, grazie al nuovo sistema possono risparmiare fino al 50 per cento dei costi per l’acquisto di beni e servizi. Discorso a parte per gli appalti di lavori pubblici, che pure devono passare per questa trafila semplificata. Qui, se mai, il problema da risolvere è opposto e riguarda la corrispondenza tra ribasso sulla base d’asta e qualità del prodotto. Ad ogni modo in settimana Anci, l’associazione dei Comuni italiani, e presidenza del consiglio dei ministri sottoscrivono un accordo per la costituzione delle centrali uniche di committenza a far data dal primo gennaio 2015 – relativamente all’acquisto di beni e servizi – e dal primo luglio dello stesso anno per quanto concerne le opere pubbliche. Il funzionamento? Le amministrazioni comunali devono aggregarsi, seguendo un criterio di prossimità territoriale, e procedere come se fossero un soggetto unico all’acquisto dei prodotti di cui hanno necessità. Dalle forniture di cancelleria ai software, dai contratti per il servizio internet alle auto di servizio. Perché si comincia dal 2015? Qui il problema è posto dall’Anci, che chiede la necessaria organizzazione per rendere effettivamente produttivo un tale tipo di sistema. Che in Campania, stando a una stima approssimativa effettuata sulla scorta di quanto gli enti locali spendono in media in un anno, dovrebbe garantire un abbattimento dei costi nell’ordine minimo del miliardo di euro. Nell’intesa siglata tra tra Governo e Anci si legge che “in attesa dell’approvazione della norma, gli enti locali avvieranno il percorso di attuazione del nuovo modello operativo, pur continuando ad operare con la normativa previgente. In tale quadro le amministrazioni competenti assicureranno ogni adempimento finalizzato a garantire la piena funzionalità”. Ovvero il contenimento dei costi. Anci Campania interpreta questo nuovo corso come un’opportunità di rilancio dell’economia e il motivo lo spiega Francesco Paolo Iannuzzi, presidente regionale dell’associazione dei Comuni. “L’istituzione delle centrali uniche di committenza – dice – crea le condizioni affinché, pur in presenza di criticità normative che possono incidere pesantemente sui processi amministrativi, i Comuni possano pienamente adempiere alle proprie funzioni e fare da stimolo alla ripresa dei territori, contribuendo a fare in modo che la macchina amministrativa non sia d’intralcio ma faccia piuttosto da stimolo per innescare politiche basate su investimenti e miglioramenti infrastrutturali”. Il passaggio successivo, infatti, è la necessaria semplificazione burocratica a cui le aziende, soprattutto in Campania, guardano con interesse per poter tornare a investire.