Ieri è iniziato quanto gli italiani bramano per un anno intero: l’esodo dei vacanzieri. Tale definizione già di per se non ha appeal o poco manca. A fine agosto succederà l’inverso, il controesodo, cioè il ritorno al travaglio usato.
La retorica del ventennio fascista aveva tentato di trasformare le prerogative della stagione estiva in una forma di premio per l’impegno profuso, per la propaganda al fascio, soprattutto dalle giovani generazioni, durante il resto dell’anno, La situazione cambiò già dal primo dopoguerra, quando in Italia lo slogan che era più diffuso divenne: “Tutti al mare’. Esso era completato dal distinguo sottinteso: i ricchi con i ricchi, i proletari con i proletari. Arrivando fino ai tempi attuali, la situazione accennata ha avuto assestamenti di ogni genere, ma un aspetto della stessa è rimasto non scalfito nel tempo. È l’impossibilità di andare in vacanza, non dovuta a motivi di ristrettezze economiche. L’ostacolo è la mole dell’impegno che la situazione generale richiede. Esso non consente ai più di chiudere a chiave il cassetto degli impegni di lavoro nemmeno per una settimana di fila. In Italia, e non sarà il solo paese della UE, il comportamento accennato varrà anche per la politica, non fosse per altro che per i ritardi accumulati e da recuperare al più presto. La sorte ha voluto che, per l’estrema variabilità del clima, qualcosa che somiglia a una turnazione del periodo di fermo delle attività ha preso corpo da sola. Sull’onda lunga delle abitudini degli altri membri della UE, è proprio nel Bel Paese che l’attitudine a dividere in due nel corso di un anno il loro tempo di distacco dal lavoro si sta adeguando a quello dei paesi più evoluti. Non sarà tale adeguamento alle attuali forme di fruizione del periodo previsto per il tempo di lontananza dal “pezzo”, come è definito il lavoro da tempo in Toscana, sufficiente a dare una forte svolta alla situazione socioeconomica. Il veder riconosciuta validità a un comportamento può aiutare a dare il la a un modo di fare lontano millanta miglia dalla rassegnazione e dall’abulia. Entrambe sono da combattere senza se e senza ma. Infine, sul versante pratico, gli italiani non si possono permettere il lusso, questo può diventare paradossalmente, passare sopra a piè pari all’importanza dell’industria delle vacanze: vale circa il 10% del PIL e non è poco. Sarà opportuno ritornare sull’argomento quando sarà stato doppiato Ferragosto. Per ora bisogna attendere che il caro ombrellone si stabilizzi, per offrire agli italiani, anche se all’ultimo minuto, l’opportunità di staccare per un pò la spina. Infine, se trascorreranno i giorni di riposo nelle località turistiche italiane, costoro avranno fatto meritevolmente di necessità virtù.