C’è poco Mezzogiorno nel voto “per l’Europa”

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Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 14 maggio all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Tra il vezzo di “pensare alto” e “guardare lontano”, la maggioranza delle voci che si sentono durante la campagna per le europee, sta rimuovendo quasi del tutto (inconsapevolmente?), i problemi delle regioni meridionali. Poiché le cose “hanno la testa dura”, come diceva Lenin, viene formandosi una nuova “questione meridionale” quasi da sola e nella diffusa, colpevole disattenzione. Converrebbe, o no, che l’esercito dei candidati per Strasburgo, fosse meno “presbite” e un po’ più “miope” almeno per sentirlo maggiormente coinvolto nei problemi che ha tutt’intorno? Sempre presente, invece, il Presidente Mattarella quando ricorda che il Sud è decisivo per l’intero territorio nazionale e per l’Europa. Dal Canto suo, l’Accademia europea delle Scienze ci ricorda, da Bruxelles, che la sfida è, oggi, la qualità delle risorse umane: i giovani, le scuole, le Università e la ricerca.

DIBATTITO DI CORTO RESPIRO. Usciti da un giro di elezioni regionali (Sardegna, Abruzzo, Basilicata), sembra ancora prevalente la dimensione localistica di problemi e vicende: la Liguria con l’arresto del governatore Giovanni Toti che si avvale della facoltà di non rispondere alle accuse di tangenti, voti di scambio e finanziamenti illeciti, speculazioni su spiagge libere, sfruttamento illecito di aree e “patteggiate” concessioni portuali. Sempre aperto, peraltro, il capitolo Puglia con il governatore Emiliano che ancora non chiarisce bene, anche di fronte all’Antimafia, i suoi rapporti con persone della malavita barese. E intanto si avvicina il rinnovo della regione Piemonte dove si voterà contestualmente alle europee. Forse per far salire un po’ di tono il dibattito politico, bisognerà attendere il confronto che Meloni e Schlein avranno il 23 maggio a “Porta a Porta” che si conferma la “Terza Camera” del Parlamento italiano.

ASPETTI DISDICEVOLI DEL TURNO ELETTORALE.A  corto di idee, o pensando di essere  ”brillane”, al “fratello d’Italia” Luigi Rispoli scappa di dire che “il volto di Elly Schlein sembra quello di una donna di Neanderthal”. Poi è costretto a mordersi la lingua. Ma le sue scuse non bastano. Ci pensa il ministro della Cultura Sangiuliano, di cui Rispoli è consulente, a stigmatizzare che comportamento ed espressione usati sono del tutto “deprecabili e sgradevoli”.
A Padova il generale Roberto Vannacci se la prende con il deputato Alessandro Zan -53 anni, esponente della comunità lgbt- perché “lei come omosessuale non rappresenta la normalità”. Ma cosa c’entra, rilevare questo dato, con il diritto di voto e di far politica? Di professione ingegnere, Zan ha dato conto di essere un esperto di ambiente, cooperazione internazionale e lavoro.
Ancora Vannacci. Scorrono le immagini del Giro d’Italia e a lui scappa di dire che “quelli con i capelli rossi non sono normali”. Si infuria Alessandro De Marchi che nel 2021 conquistò la maglia rosa al temine della quarta tappa. ”Ecco questa mi mancava”, sorride l’atleta che quando pedala, con i suoi rossi capelli al vento, cerca di vincere, dice, ”con un pensiero di compatimento per il candidato leghista”.
Milano ricoperta di manifesti. Si vedono bene due donne. Una vestita di nero, volto coperto che lascia vedere solo gli occhi come due fori rotondi; l’altra piacevolmente sorridente sotto la scritta “donna libera”. Due espressioni ovviamente simboliche di due culture opposte: l’islamica e l’occidentale. Il tutto corredato dal logo della “Lega per Salvini premier”. Il manifesto ha indignato la modella Anna Haholkina -30 anni, origine ucraina- di cui viene abusivamente utilizzata l’immagine per rappresentare la condizione delle donne bianche. ”Io non voglio essere associata a concetti razziali”, ha sùbito detto la modella ucraina da tempo cittadina italiana, accompagnando la sua irritazione con una denuncia contro Lega e Salvini (”questi manifesti sono razzisti e io non accetto di finirci sopra”).

RICORDANDO GAETANO CERRITO. Il fondatore dell’Associazione “L’Altra Italia” ha cessato di vivere a 80 anni. Il suo ricordo durerà a lungo nel tempo per il tenace impegno e la viscerale passione che lo hanno contraddistinto quale imprenditore socioeconomico, promotore culturale e difensore strenuo di un vasto territorio interno e costiero tra Baia Domizia e Sessa Aurunca, tra l’area casertana e napoletana. Irripetibile e generosa la sua azione volta a tenere viva l’attenzione dei poteri pubblici nazionali e regionali sulle grandi risorse presenti nel territorio che considerava una “patria” richiedente piena devozione. Costante il suo sguardo alle potenzialità che il più delle volte rimanevano solo potenziali e poco valorizzate. Ma lui non si rassegnava facilmente all’idea di dover essere “una potente Ferrari, tuttavia con poca benzina”.