Il Museo Provinciale di Capua, allestito nel Palazzo Antignano nel cuore del centro storico della città, è stato rimesso in pristino nel 2009, e fa parte del Circuito Archeologico di S.M.Capua Vetere “Anfiteatro Campano – Mitreo e Antiquarium – Museo Archeologico Statale dell’‘Antica Capua”. I dati del 2012 indicano per tutto il circuito un introito netto di € 18722,20 (diciottomila, non centottantamila, attenzione!) per complessivi 35122 visitatori in quell’anno (!!!). Complessivi. Nasce il dubbio che i cospicui fondi usati nel 2009 per la ristrutturazione del Museo di Capua potessero essere meglio sfruttati, ma è solo un dubbio. La struttura è bellissima, il Palazzo Antignano risale al 500 e sicuramente non doveva essere lasciato andare in rovina, ma una politica che permettesse alla struttura del museo di rendere un pochino di più non sarebbe stata un azzardo. La sola V sala con l’esposizione delle Matres Matutae dovrebbe coagulare folle di esperti e di semplici turisti. Altro che diciottomila! Al largo di Ventotene, nell’incontro trilaterale Italia-Francia-Germania: ” una particolare sottolineatura, voluta dal governo italiano al capitolo della cultura…”. Speranza! Forse l’Italia, essendosi resa conto delle difficoltà e differenze tra le nostre politiche culturali e quelle degli altri stati proporrà una politica unica in tutti i paesi dell’Unione? ” ….Un piano straordinario per la cultura che passi anche per il recupero dei luoghi del patrimonio europeo…” Parbleu! Forse ci siamo. Forse. Se invece di continuare a chiedere soldi, l’Italia all’Europa, i comuni e le regioni all’Italia, si mettessero invece a reddito i beni culturali, potremmo guadagnare non solo orgoglio e dignità (per citare il cantautore), ma anche lavoro e turismo, in una parola: economia. In Italia abbiamo a disposizione migliaia di siti, musei, gallerie che grazie all’erogazione di fondi, ottenuti a vario titolo, vivono oggi un buono stato manutentivo e possono essere facilmente essere messi a reddito. Tornando al caso del Museo di Capua, proprio il suo appartenere a un circuito culturale e turistico esige l’adozione di specifiche misure che non possono non tenere conto degli studi sulla gestione dei flussi turistici. Ogni sito ha, infatti, un ciclo vitale che, raggiunto l’apice, inevitabilmente tende a estinguersi. Secondo vari autori anglosassoni esso consta di tre fasi: scoperta, maturazione e declino. Esse sono a loro volta scindibili in: esplorazione, coinvolgimento, sviluppo, consolidamento, stagnazione e declino. E’ importante capire che ogni stadio ha la sua soglia di ricettività intesa non solo come capienza ma anche e principalmente come gradimento. Solo tenendo ben in evidenza questi concetti generali, e applicandoli alle singole situazioni, si può elaborare una sana ed efficace politica turistica applicata ai beni culturali. Nel caso di un Circuito come quello cui appartiene il Museo di Capua, c’è un offerta grande e di qualità che evidentemente non trova una risposta sufficiente nella domanda dei potenziali visitatori. Ognuno dei luoghi appartenenti al circuito ha fasi non temporalmente coincidenti con quelle degli altri. La capacità del gestore è proprio quella di tenere la successione delle fasi sempre sfalsata in modo da garantire sempre un flusso di frequenza e gradimento al complesso dei siti. Ad esempio se il Museo di Capua stesse attraversando la fase dello sviluppo, l’Anfiteatro Campano potrebbe essere guidato attraverso la fase del coinvolgimento, così che l’officina di oggetti in bronzo attraversando l’inevitabile fase del declino potrebbe avvantaggiarsi dei turisti interessati principalmente al Museo o all’Anfiteatro e uscire rapidamente dalla fase negativa per rioffrirsi all’esplorazione. “Te capì?” direbbero i nordici. Il turismo culturale non può mai essere lasciato al caso e non basta una bella inaugurazione per garantire il successo di una struttura per quanto preziosa o interessante essa sia. Tenendo le fasi sempre a stadi diversi l’intero circuito potrebbe sempre godere di un forte flusso di pubblico anche nel momento critico di alcune di esse. Studiando le diverse fasi di ognuno dei luoghi che compongono il circuito, si potrebbe innescare in ognuno di essi, e in tempi diversi, l’elemento particolare di fascino e caratterizzazione. In questo modo il turista godrà sempre del percorso offerto che, nel suo complesso, avrà sempre una buona resa. Giocando d’anticipo sui tempi, e individuando correttamente Ia fase che una determinata località sta attraversando, le amministrazioni potrebbero pianificare al meglio la politica turistica, e influire efficacemente sui processi culturali in corso: una fase di crescita può essere accelerata, ed una fase di stagnazione o di declino bloccata mediante l’individuazione delle soglie. Si possono coordinare le offerte di più località turistiche, abbinandole in considerazione del loro stadio di maturazione. Questo metodo adottato per tutti i beni culturali della Campania potrebbe essere la realizzazione di quella specie di chimera chiamata sinergia di cui tutti parlano e pochi, troppo pochi, sanno cosa sia.