Caso Jabil, ancora proteste davanti al Consolato Usa di Napoli

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in foto Tracy Roberts-Pounds, Console Generale degli Stati Uniti d’America a Napoli (immagine dalla bacheca Facebook di U.S. Consulate General Naples)
Dopo aver incassato già due “no” dall’azienda sul ritiro dei licenziamenti, i lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise in provincia di Caserta  tornano a manifestare in strada con un presidio organizzato per lunedì 24 ottobre all’esterno del Consolato Usa a Napoli di cui il nuovo Console Generale Tracy Roberts Pounds da poco insediatosi.   Si tratta di un ulteriore passo della mobilitazione ripresa dai lavoratori il 23 settembre scorso dopo la decisione della multinazionale statunitense dell’elettronica di attivare la procedura di licenziamento collettivo per 190 addetti del sito marcianisano, con l’obiettivo di portare la forza lavoro in organico entro il 2023 dalle attuali 440 unità a 250. La vertenza si trascina dal giugno 2019, quando la Jabil di Marcianise annunciò un piano di esuberi per 350 lavoratori, cui si sono aggiunte altre 100 unità nel piano industriale della scorsa primavera. Tre anni fa erano 700 circa i dipendenti, e per convincerli a lasciare Jabil in modo poco traumatico, fu attivato, con il coinvolgimento e il monitoraggio di Mise e Regione, lo strumento della ricollocazione in altre aziende del Casertano a spese della stessa Jabil, che ha dunque pagato per la ricollocazione sia i lavoratori licenziati che le aziende che li hanno riassunti. Strumenti finanziari ora non più disponibili, anche se poi le ricollocazioni non hanno portato a concrete reindustrializzazioni, visto che le aziende in cui gli ex Jabil sono stati riassunti sono in seria difficoltà; gli oltre 200 ex Jabil assunti in Softlab sono spesso in cassa integrazione e spesso manifestano per ritardi negli stipendi, i 23 assunti in Orefice, azienda sarda, sono stati licenziati perché non hanno accettato il trasferimento in Sardegna, e sono in attesa di sapere del loro futuro. Mentre l’ultima ipotesi di ricollocazione, quella nella new-co che avrebbero dovuto creare la Tme di Portico e Invitalia, non si è ancora concretizzata e anzi sembra possa saltare. E intanto il 28 ottobre si terrà il terzo round – i primi due hanno dato fumata nera – del confronto sui licenziamenti tra i vertici Jabil e i sindacati.
“Stiamo facendo varie iniziative e siamo arrivati anche a parlare con il presidente del Consiglio regionale della Campania perché la responsabilità di far ritirare i licenziamenti non deve essere solo sulle spalle dei lavoratori e del sindacato”. Lo ha detto Franco Percuoco della Fiom Napoli in occasione del presidio davanti al consolato degli Stati Uniti per cercare soluzioni in merito ai 190 licenziamenti annunciati dalla multinazionale americana per il sito produttivo di Marcianise.

Jabil “negli anni ha acquisito tutte le attività che c’erano sul territorio e poi – ha spiegato – non ha mai realizzato un piano industriale che era stato presentato. In questi venti anni avremmo dovuto avere una realtà industriale con 1.400 lavoratori, ad oggi forse si può restare con 250. Le soluzioni prospettate non stanno dando purtroppo i risultati sperati”. “Ogni settimana – ha aggiunto Nicodemo Lanzetta della Fim Cisl Caserta – cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica per dire che non si può venire in questa terra a fare quello che si vuole. Siamo al consolato americano per chiedere un intervento autorevole affinché Jabil ritiri i licenziamenti, si sieda al tavolo ministeriale con le parti sociali e metta in campo, partendo dal lavoro, tutto quello che può servire ad evitare i licenziamenti”. “Il territorio casertano – ha rimarcato Ciro Pistone della Uilm Caserta – è stato depauperato industrialmente sia da queste multinazionali che hanno avuto contributi dal governo che da altri imprenditori. Siamo qui a manifestare per dar voce alla disperazione dei lavoratori e per avere un aiuto per far tornare Jabil sui suoi passi”. I sindacalisti sono stati ricevuti all’esterno del consolato e hanno consegnato una lettera in inglese al capo della sicurezza che si è impegnato a farla avere alla console Tracy Roberts-Pounds.