Case editrici e librai all’angolo, lo spirito verdiano e l’interpretazione per la salvezza

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Requiem per le librerie. Ispirazione mozartiana da un lato, verdiana dall’altro. Chisàchivincerà. Il diciotto marzo sulla piattaforma Zoom si è tenuto un incontro, dell’Accademia Federale Lega, sul tema del significato economico ed identitario della chiusura di tante piccole librerie in tutta Italia e di altrettante piccole case editrici. Senza lasciare ai posteri la sentenza, Paolo Pisanti editore e libraio di lunghissimo corso e Claudio Borghi economista amante delle svariate forme dell’arte, hanno sottolineato i termini di una questione che non può essere lasciata alle fluttuanti vicende delle singole città.  La crisi del mercato dell’editoria e delle librerie, non nasce con le restrizioni dovute al Covid. Meravigliadellemeraviglie. Il male assoluto, per una volta, non è il maligno pallino spinoso, chetantiluttiaddusse, ma ha radici ben più lontane. Gli italiani infatti sono un popolo di santi, navigatori e recentemente anche di scrittori. Scagli la prima pietra chi non conosce almeno una persona che abbia scritto libri o articoli pubblicati sui social, su siti web o anche in forma cartacea. L’italico fervore per la scrittura non trova però corrispondente entusiasmo per la lettura. Gli italiani sono tra i popoli che leggono meno. Librerie senza lettori come bomboniere senza confetti. Si aggiunga alla lista degli ingredienti della crisi la supremazia, già pre Covid, di quel gran magazzino che è Amazon. Velocità di consegna e prezzi stracciati.  Cosa voglio dipiù. Amazon: un magazzino, solo un enorme magazzino. Fattore umano zero. Cosavogliodipiù. Nell’antica pubblicità c’era il nerboruto abitante della Lucania. Nell’e-commerce neanche la sua foto ma un codice sconto. Che libidine. Si aggiunga, un quanto basta, di restrizioni da pandemia, ed il baratro è stato servito. Partendo da questa analisi la speranza era trarre, dalle parole di un super esperto, lo spirto guerrier che avrebbe dovuto ruggire nell’anima di uno dei pilastri delle librerie italiane e, da quello, cogliere lo spunto per una lotta senza quartiere al gigante che distrugge questi centri di cultura nei quali i frequentatori amavano riconoscersi.
Invece. Quasi una resa, e la richiesta alla politica di un intervento, ai confini del miracoloso, per il salvataggio del settore, pena un approfondirsi letale del fondo del baratro. Piena partitura di Mozart: senso drammatico, quasi l’effetto di pianto trattenuto. E’ il Lacrimosa. Forse. Non del tutto. Mettere in luce le contraddizioni e le falle delle restrizioni dell’epico covid-periodo, in particolare per il settore della piccola editoria indipendente e per le librerie, è anche la parte dell’analisi politica di un economista come Claudio Borghi, che ha ancora evidenziato l’effetto devastante della chiusura delle fiere e del rapporto con il pubblico, a prescindere dall’e-commerce e il riconoscimento che ora, a danno concluso, tutto sia diventato più complesso. Atmosfera Mozart vince 2 a 0. Le cose umane restituite agli elementi in un momento apocalittico. Eppure anche Verdi musicò il proprio requiem. Nel suo capolavoro l’anima si trasfigura nell’anelito verso la salvezza.  Salvezza. Parola energetica che dovrebbe spronare gli operatori del settore. Quoto, digiterebbe qualche economista da social. Le librerie come luoghi dell’anima. Dopo un periodo complesso, al quale mancano ancora pochi elementi per rappresentare materialmente le calamità bibliche, l’elemento umano, la possibilità di esprimerne le sfaccettature vinceranno sull’informatica. Le tecniche dell’interpretazione, dimostrano quanto l’obbiettivo sia raggiungibile. I magazzini dell’e-commerce nulla potranno nel confronto con la piacevolezza dello stare, del confrontarsi, del godere fisicamente di un luogo accogliente, non rumoroso, aperto ai pareri quanto un social, ma soddisfacente per i 5 sensi come solo l’esperienza fisica può essere. Qualcuno ha individuato la via della salvezza e librerie come Limoni raccontano il metodo per la rinascita. A Genova si è scelto di recuperare quello che si è perso a livello di interazione sociale, e di fare delle piccole librerie il luogo dove non solo si vendono i libri, ma si incontra una comunità fisica e virtuale, supportata dai social network. Si entra per comprare, ed anche per avere un consiglio, o per partecipare agli eventi. Buona l’idea ma per avere successo bisogna avere i lettori. Una grande possibilità potrebbe essere offerta dalla vendita dei libri scolastici e universitari: la loro presentazione può diventare un modo di coinvolgere i genitori, gli insegnanti, giovani e i giovanissimi, che li useranno. Le librerie indipendenti, grazie a un mercato di prossimità (anche agli istituti d’istruzione), avrebbero così la propria rivincita sulle grandi catene e sui colossi dell’e-commerce. Più che un requiem sembra giunto il momento di Beetowen e delle note dell’Eroica. Poi sarà Inno alla Gioia.