Casa di Cura Villa dei Platani, l’arma dell’innovazione contro il cancro alla cervice

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in foto il professor Carmine Malzoni

“Anche se osserviamo una continua riduzione della mortalità e dell’incidenza, il carcinoma del collo dell’utero è ancora una vera piaga sociale: ogni anno più di 700 donne muoiono in Italia per questa patologia, e nel mondo sono più di 250 mila. Ma questa è una battaglia che possiamo vincere definitivamente, perché oggi abbiamo armi innovative per la prevenzione, la diagnosi precoce e la terapia”. Il professor Carmine Malzoni, Ginecologo della Casa di Cura Villa dei Platani di Avellino, parla con la voce di chi è letteralmente in prima linea contro questa patologia. Con i suoi 499 interventi eseguiti per carcinoma del collo dell’utero in tre anni, Villa dei Platani eguaglia tutti gli altri centri della Campania messi insieme. E nella classifica stilata dal portale internet “Dove e come mi curo” risulta la terza struttura in Italia per questa patologia.
Il collo, o cervice uterina, è la parte più bassa dell’utero. Lo sviluppo di un tumore maligno in questa parte del corpo è preceduto da una trasformazione cellulare, definita pre-cancerosa, che può essere individuata attraverso uno degli esami più facili da eseguire: il pap-test. Un risultato anormale di questo esame non significa che vi sia effettivamente un tumore, ma solo che sono necessari ulteriori esami per approfondire la situazione.
“Quando siamo di fronte a una effettiva diagnosi di cancro del collo dell’utero – dice Malzoni – il primo passo da compiere è la stadiazione, con quale approfondiremo con esattezza la situazione del tumore. A quel punto potremo decidere le opzioni terapeutiche da seguire. In generale, possiamo dire che negli stadi uno e due si procede con il solo intervento chirurgico, mentre chemio e radioterapia potranno essere aggiunte per i due stadi più gravi”. Negli ultimi anni si sta sempre più affermando la possibilità di interventi minimamente invasivi grazie alla laparoscopia, in cui, attraverso piccole incisioni sull’addome, vengono inseriti appositi strumenti, tra cui una telecamera, che permettono di intervenire senza aprire la parete addominale. In questo specifico settore Villa dei Platani ha raggiunto un livello di esperienza e innovazione che la pongono ai vertici italiani. “La laparoscopia – continua il professore – viene sempre più frequentemente impiegata in campo oncologico, anche se ancora in una piccola percentuale dei casi. La scelta tra questa tecnica e la chirurgia tradizionale è affidata a una serie di valutazioni preliminari molto precise”.
Ma il punto centrale della lotta al cancro del collo dell’utero passa per la prevenzione. “Le infezioni genitali da HPV (Human Papilloma Virus) – spiega ancora Malzoni – sono quelle più comuni a trasmissione sessuale. E il papilloma virus umano riveste un ruolo cruciale nello sviluppo e nella progressione del carcinoma della cervice uterina. Per questo la rilevazione precoce della presenza del virus mediante l’HPV-DNA, un esame che si associa al tradizionale Pap test, permette di monitorare con maggiore attenzione la paziente, in modo da intervenire prima che il virus porti ad un tumore manifesto nei casi in cui l’anomalia non si risolva spontaneamente. Nella maggior parte dei casi, infatti, anche le infezioni causate dai virus considerati ad alto rischio si risolvono senza creare problemi, ma in circa il 10% diventano persistenti e possono portare alla comparsa di un tumore”.
Il messaggio è quindi quello di sottoporsi con regolarità al pap test. Ma dal 2006 c’è una nuova arma: il vaccino.
“Per la prima volta nella storia dei tumori – sottolinea il professor Malzoni – siamo riusciti a identificare con certezza la reale causa di un tumore: in questo caso quello del collo dell’utero, e cioè il papilloma virus. Una scoperta straordinaria, alla quale deve seguire un’applicazione capillare. È indispensabile che questa conoscenza si diffonda nella popolazione, nella classe medica e tra gli addetti ai lavori. Attraverso l’utilizzo del test molecolare e attraverso il vaccino, risultato di tanti anni di studio, si potrà finalmente dominare questa terribile malattia che ha sconvolto tante vite. Quando avremo una valenza della vaccinazione che raggiunga picchi sufficienti, come è successo per esempio con la poliomielite, questo tumore sarà soltanto un ricordo. Purtroppo la diffusione dei virus HPV attraverso la promiscuità sessuale e l’assenza di una corretta informazione sul vaccino non ci ha ancora portati a tale importante risultato”.