Caritas, la maledizione degli ultimi
la povertà è una fabbrica scandalosa

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In attesa di nuova primavera con la visita del papa, la Delegazione Caritas della Campania, in collaborazione In attesa di nuova primavera con la visita del papa, la Delegazione Caritas della Campania, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Napoli-Caritas Diocesana, ha tastato il polso della povertà in Regione per il 2014 (dati 2013). A leggere i numeri, quel detto di Gesù su “i poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete” (Marco 14,7), sembrerebbe addirittura una maledizione. Se nell’ottobre del 2012, la Caritas italiana parlava di “ripartenti”, con la malcelata speranza che, a oltre quattro anni dal crollo di Lehmann Brothers, l’uscita dalla crisi economica fosse ormai vicina, oggi si parla invece di “false partenze”. La povertà e l’esclusione sociale sono sempre meno mescolate a un desiderio di ricominciare. Si moltiplicano fragilità vecchie e nuove: dalla disabilità fisica e mentale all’immigrazione, all’uscita irrecuperabile dal mercato del lavoro, che espone allo sfruttamento e rischia di riversarsi nelle “fabbriche di povertà”, fino ai casi sempre più numerosi di famiglie rese fragili e spezzate per problemi economici. Come a dire, i vecchi e i nuovi poveri restano al palo, in attesa di un nuovo start, che tarda a venire. Intanto, ci sono state le partenze vere: i cervelli in fuga, gli immigrati che non hanno risposto al Censimento 2011, le imprese inglobate o riposizionate all’estero. Nella nostra Regione non esiste, o è molto debole, la risposta istituzionale alla povertà. E questo, nonostante la solenne dichiarazione dei “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2 della Costituzione). Perciò interviene la Chiesa che, in tal modo, restituisce anche quanto i contribuenti e i fedeli hanno dato. Se in Campania il problema-bisogno più frequente resta quello della povertà economica (che significa spesso impossibilità di mangiare), seguìto da quello della mancanza di lavoro, ora si aggiunge il trend di richieste che vanno nella dimensione orientativa e di segretariato sociale. Spaventosa la voce “povertà/problemi economici”, ovvero la quota più significativa di individui con “reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della persona” (o della famiglia). Connessa è la richiesta di un prestito che non avvii all’usura (più alto numero di richieste in Campania: 15,4 per cento), a cui corrispondono anche le cifre più alte erogate dalla Caritas. Papa Francesco intanto ricolloca la povertà e i poveri nel cuore dell’azione evangelizzatrice, mentre il loro “posto” diventa sempre più opaco nella produzione legislativa. Per la Chiesa non è come gli optional di un’automobile, la cui assenza non ne muta sostanzialmente utilità e funzionalità, ma un’indicazione programmatica. Anzi un imperativo. Ma la povertà resta comunque uno scandalo. La sua persistenza è, infatti, una smentita di quanto accadde nel ribaltamento della crocifissione e della risurrezione e che, nell’Ottocento, produsse qui tra noi i santi della carità “sfrenata”, come Lodovico da Casoria e Caterina Volpicelli.