Cara Signora Pascale

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Cara Signora Pascale, essendo la sola a non scodinzolare davanti al suo fidanzato, forse può aprirli gli occhi e evitargli altre figuracce. In effetti, con l’acqua alla gola, non è facile essere lucidi. Più si annaspa, più facile è affogare. Il malsano e sleale Patto del Nazareno, fu la prima iniziativa inopportuna. Poi, la dabbenaggine di approvare in prima votazione la riforma costituzionale che abolisce il senato elettivo e darà pieni poteri a chi vincerà le prossime elezioni. Un duro colpo per la democrazia, che, come lei ben sa, conviene a tutti. Soprattutto a lei (ma anche a lui). Infatti, solo in regime di libertà assoluta si può costruire in pochi anni, seppure con l’aiuto di frodi e raggiri, la colossale fortuna in cui vi crogiolate. Di quella riforma non potrete certo godere perché la nuova legge elettorale, che altrettanto stoltamente Forza Italia votò, prevede il premio di maggioranza ai partiti non alle coalizioni. Quindi, ne beneficeranno il PD o il M5S. L’ex bovaro – se Spadolini, che non lo conobbe nemmeno, fosse stato davvero il suo mentore, avrebbe un altro senso della morale – finge di aderire al PD, che lo accetta come se fosse lo statista più ambito al mondo. Tutti ci credono e qualcuno si scandalizza. Io, invece, ho il sospetto che sia uno di quegli imbrogli che il suo ragazzo ha nel DNA. Non riesce a fare nulla che non sia contorto. Anche quando non ce n’è bisogno. La zia suora, la mamma eroina. È lui a essere d’accordo con Renzi. Ma, siccome se ne vergogna, fa dare a Verdini e al gruppetto dei “sempre disponibili”, i voti che gli mancano per approvare in seconda lettura l’iniqua riforma. Se è così – pover’uomo – non ci sta più con la testa. Sarà la fine della sua destra – poco male – ma soprattutto della democrazia. Provi a salvarla lei, Signora. Gli faccia cambiare idea. Sarà un successo non da poco, che le verrà riconosciuto. Essendo lei meridionale e sana di mente, sa che non si può imbrogliare per tutta la vita. È inevitabile che prima o poi le figure di merda vengano alla luce. Più grave della sconfitta è il ridicolo. Cerchi di evitargli almeno quello.

Produzione e orgoglio nazionale

I servi non mancano. L’Italia ne è piena, molti concentrati in parlamento: A richiesta, sono anche genuflessi. Ecco perché hanno tolto le preferenze. Se fosse il cittadino a scegliere, qualche spirito libero sarebbe certamente eletto. Così, invece, chi ha un minimo di dignità non può accedere alla politica. Cirielli sopravvive grazie al suo storico lodo ad personam. Ovviamente, non riguardava gli interessi degli italiani. La stessa benemerenza vuole acquisire adesso lo sconosciuto Pagano bloccando le intercettazioni. Il suo emendamento alla legge è una sorta di censura, in nome della privacy dei delinquenti. Non è giusto privarli del piacere di parlare al telefono dei loro traffici illeciti e burlarsi delle vittime. Galera per i giornalisti. Il comune mortale non chiede alcuna tutela perché non delinque. Tutto quello che di banale e superficiale ha da dire lo scrive su Facebook. Quindi, che intercettino pure. Il servo, invece, ha una funzione determinante in un paese in cui per agevolare il criminale, per esempio, si è inventato il patteggiamento. Niente più processi né colpevolezza. Sia che governi la destra, sia la sinistra – e ora persino i ragazzi della Via Pal – la vergogna è immutata. Le prevaricazioni sono autorizzate da un parlamento illegittimo. E c’è ancora chi pensa di farci precere che la crisi sia economica.

Gli omonimi dei killer

È difficile avere la certezza che gli ultimi condannati siano davvero i responsabili di Piazza della Loggia. C’è ne sono stati altri nei 41 anni scorsi, condannati e poi assolti. Ogni volta abbiamo esultato. Comunque, a commettere la strage, seppure anagraficamente siano stati davvero loro, oggi non sono più gli stessi individui. È vero che è giusto non esserci prescrizione per simili delitti. Ma, poi, a pagare sono persone completamente diverse da coloro che li commisero. Ricordo il processo in cui, solo 13 anni dopo l’incidente dell’Isola di Cavallò, Vittorio Emanuele di Savoia fu assolto con formula piena. Conoscevo bene da anni sia l’imputato che i testimoni. All’assise di Parigi non erano gli stessi di quella lontana notte della tragedia. Brizzolati, imbolsiti, attempati, con qualche acciacco, non erano gli scapestrati protagonisti di quelle vacanze spensierate, poi terminate in tragedia. Anche la memoria era diversa perché invecchiata con loro. Figuriamoci 41 anni dopo. Se, come sembra, serve proprio un colpevole, si ricerchi nell’incapacità delle istituzioni di stabilire la verità in tempi ragionevoli. Anche i familiari delle vittime sono cambiati. La maggior parte sono deceduti, altri non erano neppure nati. Molti non li ricordano neanche. Non è il trionfo della giustizia, ma una parodia che non è neppure divertente.