Canada, è italiana la miglior ricerca sul Covid in ambito trapiantologico del 2021

57

La Transplantation Society ha premiato lo studio realizzato dalla Rete trapianti del Servizio sanitario nazionale nel quale è emersa una correlazione tra la presenza di alcuni antigeni HLA e una maggiore predisposizione all’infezione da SarsCoV2. La giuria dell’organizzazione che riunisce gli specialisti della trapiantologia di tutto il mondo ha attribuito il prestigioso “Anthony P. Monaco Award” all’articolo, che è risultato tra i più citati dalla comunità scientifica internazionale tra quelli pubblicati sulla rivista Transplantation.

La premiazione ufficiale si terrà il 13 settembre prossimo a Buenos Aires durante il 29mo congresso internazionale della Transplantation Society. La ricerca, realizzata grazie all’impegno del Centro nazionale trapianti (Cnt), dei centri di trapianto e di coordinamento regionale di tutta la rete italiana, spiega il Cnt in una nota, ha acquisito i dati sui pazienti positivi al coronavirus presenti nella primissima fase della pandemia nel registro di sorveglianza epidemiologica del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, e li ha incrociati con i dati del Sistema informativo trapianti sul profilo genetico di 56.304 persone, quasi 48mila pazienti trapiantati e oltre 8mila persone in lista d’attesa per un organo.

I risultati hanno evidenziato per la prima volta che la presenza della variazione genetica HLA-DRB1*08 nei soggetti analizzati è più frequentemente associata sia ai casi di positività, con un’incidenza all’incirca doppia, sia ai decessi per Covid-19, con una probabilità tre volte maggiore. Lo studio dunque suggerisce come questa particolare variazione genetica, presente nel 6% della popolazione italiana e maggiormente frequente nelle regioni del Nord Italia (9%) rispetto a quelle del Sud (3%), svolgerebbe meno bene di altre varianti HLA il ruolo di attivazione del sistema immunitario nel riconoscimento del coronavirus.