Nel 2018 sono state 1.258 le donne che si sono rivolte ai centri anti violenza della Campania. È quanto emerso dai dati raccolti dall’Osservatorio sul fenomeno della Regione. Nello specifico, il 30,2% delle vittime di violenza ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni, il 40,5% è coniugata, nel 35% dei casi è in possesso di diploma di scuola secondaria di primo grado, nel 30,7% dei casi è disoccupata. La tipologia di violenza più frequente è quella psicologica con il 24%, seguita dalla violenza fisica con la percentuale del 23%. L’autore della violenza è il marito nel 39% dei casi. La sua attività lavorativa è prevalentemente quella di operaio (36%). “Dallo studio preliminare è emersa la necessità di una campagna di sensibilizzazione tesa a consolidare la rete collaborativa tra i vari comparti che detengono ognuno per la propria parte un segmento di conoscenza statistica del fenomeno – ha detto la presidente dell’Osservatorio Rosaria Bruno – il fenomeno della violenza sulle donne potrà essere misurato con una maggiore accuratezza da un sistema di rilevazione che sappia integrare i dati diversificati per provenienza da fonti informative valide in modo da poter essere valido strumento per orientare il decisore politico in questo delicato settore”. I numeri “confermano la gravità del fenomeno in Campania. È importante lavorare per sostenere queste donne in difficoltà – ha evidenziato l’assessore regionale alle Pari opportunità e Formazione, Chiara Marciani – per questo motivo siamo impegnati come Regione Campania a rafforzare le risorse destinate ai centri anti violenza e alle case rifugio”.
“Noi valutiamo che l’impianto normativo, di cui si è dotato il nostro Paese, adeguato per consentire una risposta efficace al fenomeno drammatico della violenza sulle donne, che è un fenomeno strutturale, radicato, che cresce in un rapporto squilibrato tra uomo e donna – ha detto la presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Femminicidio e sulla violenza di genere, Valeria Valente – non basta inasprire le pene, occorrono prevenzione e protezione, investire sull’educazione dei giovani e sulla formazione degli operatori, e sulla protezione, ad esempio con misure, come l’arresto, anche quando la violenza non avviene in flagranza”. Nel corso dell’iniziativa è stato anche presentato il software per la raccolta dati sulla violenza sulle donne per la presa in carico dei dati dinamici a cura dei Sistemi informativi del Consiglio regionale.