Camera: arriva “sharing economy Act”, Pdl trasversale

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Arriva lo Sharing economy Act, una legge per promuovere e regolamentare l’economia della condivisione. A presentarlo in una conferenza stampa alla Camera sono stati alcuni deputati dell’Intergruppo per l’Innovazione, che per un anno ha lavorato alla proposta di legge. A presentare il testo sono stati Antonio Palmieri (Fi), Veronica Tentori (Pd), Ivan Catalano (Misto), Stefano Quintarelli (Misto). La proposta di legge sarà oggetto per tre mesi di una consultazione on line gestita dall’Associazione Stati generali dell’innovazione, al fine di raccogliere altri suggerimenti.

Si tratta, ha detto Palmieri di una proposta di legge “compatta, coerente e sobria”, in tutto 12 articoli, che ha due caratteristiche sottolineate da Tentori: “è trasversale ai diversi settori professionali, ed ha un approccio di sistema”.

Quindi un normativa semplice tesa a dare “alcune regole di trasparenza e di tutela degli utilizzatori”, e per promuovere “l’equità fiscale, evitando la violazione della concorrenza”.

La Pdl prevede che sia l’Antitrust ad essere l’autorità di regolazione e di vigilanza. Ad essa le piattaforme di sharing economy dovranno presentare il proprio documento di policy, in cui dovranno essere indicati alcuni paletti, come l’identificazione degli utenti. L’Antitrust può chiedere l’integrazione o la modifica del documento, prima dell’iscrizione della piattaforme nel Registro nazionale delle piattaforme.

Quanto alla fiscalità è prevista una aliquota del 10% per gli introiti fino ai 10.000 euro (anche se ottenuti su più piattaforme), che viene versata dalla piattaforma, che agisce come sostituto di imposta. Gli introiti superiori a tale soglia si cumulano con gli altri redditi ai fini fiscali.

Vista la crescita geometrica dell’economia della condivisione, si stima un maggior gettito per lo Stato pari a 150 milioni nel 2016 che potrebbe raggiungere i 3 miliardi nel 2025. Tali introiti andranno destinati per aumentare le competenze digitali nelle aziende. I firmatari della proposta di legge sono finora 10 con l’obiettivo di aumentarne il numero. Alla fine dei tre mesi di consultazione on line, ha detto Palmieri, “confidiamo nell’ascolto e nell’accordo da parte del governo”.
   

Arriva lo Sharing economy Act, una legge per promuovere e regolamentare l’economia della condivisione. A presentarlo in una conferenza stampa alla Camera sono stati alcuni deputati dell’Intergruppo per l’Innovazione, che per un anno ha lavorato alla proposta di legge. A presentare il testo sono stati Antonio Palmieri (Fi), Veronica Tentori (Pd), Ivan Catalano (Misto), Stefano Quintarelli (Misto). La proposta di legge sarà oggetto per tre mesi di una consultazione on line gestita dall’Associazione Stati generali dell’innovazione, al fine di raccogliere altri suggerimenti.

Si tratta, ha detto Palmieri di una proposta di legge “compatta, coerente e sobria”, in tutto 12 articoli, che ha due caratteristiche sottolineate da Tentori: “è trasversale ai diversi settori professionali, ed ha un approccio di sistema”.

Quindi un normativa semplice tesa a dare “alcune regole di trasparenza e di tutela degli utilizzatori”, e per promuovere “l’equità fiscale, evitando la violazione della concorrenza”.

La Pdl prevede che sia l’Antitrust ad essere l’autorità di regolazione e di vigilanza. Ad essa le piattaforme di sharing economy dovranno presentare il proprio documento di policy, in cui dovranno essere indicati alcuni paletti, come l’identificazione degli utenti. L’Antitrust può chiedere l’integrazione o la modifica del documento, prima dell’iscrizione della piattaforme nel Registro nazionale delle piattaforme.

Quanto alla fiscalità è prevista una aliquota del 10% per gli introiti fino ai 10.000 euro (anche se ottenuti su più piattaforme), che viene versata dalla piattaforma, che agisce come sostituto di imposta. Gli introiti superiori a tale soglia si cumulano con gli altri redditi ai fini fiscali.

Vista la crescita geometrica dell’economia della condivisione, si stima un maggior gettito per lo Stato pari a 150 milioni nel 2016 che potrebbe raggiungere i 3 miliardi nel 2025. Tali introiti andranno destinati per aumentare le competenze digitali nelle aziende. I firmatari della proposta di legge sono finora 10 con l’obiettivo di aumentarne il numero. Alla fine dei tre mesi di consultazione on line, ha detto Palmieri, “confidiamo nell’ascolto e nell’accordo da parte del governo”.