Cambio della guardia all’Ambasciata Americana

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Il 20  Gennaio 2017  e’ una data che gli Americani non possono dimenticare in quanto coincide con  la cerimonia di inaugurazione del 45esimo Presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump. 
L’Inauguration Day segna il passaggio di consegne definitivo tra l’amministrazione uscente e quella nuova. Nello stesso tempo il 18 Gennaio, due giorni prima del discorso di Trump, e’ anche l’ultimo giorno dell’Ambasciatore Usa in Italia John Phillips il cui pensiero sul nuovo corso e’ stato gia’ reso chiaro in questi giorni quando si e’ trattato di parlare del nostro sistema politico raffrontato con quello americano , nel momento di forti cambiamenti che stanno avvenendo sia negli U.S.A. che in Italia: ” E’  importante che qualunque sia il governo, chiunque lo guidi, si tengano d’occhio quelle riforme. Non possono essere cancellate dall’agenda». E’ un discorso in linea con il ruolo diplomatico svolto dall’Ambasciatore degli Stati Uniti John R. Phillips , quando si e’ trattato di parlare dei cambiamenti che sono in discussione da anni per aggiornare il sistema politico italiano, la macchina della giustizia, e soprattutto le norme sulle attività delle imprese: “Qualunque governo ci sia, è essenziale la direzione delle riforme , perché l’Italia ha enormi talenti, ingegni, qualità. Ma le sue potenzialità, economicamente enormi, sono molto soffocate”. Phillips giunse a Roma nel 2013 per rappresentare Barack Obama, ma adesso rimarrà ancora per poco nell’ufficio di via Veneto nel quale riceve. Il suo ultimo giorno e’ quindi il 18 gennaio, due giorni prima dell’insediamento del Presidente repubblicano Donald Trump alla Casa Bianca. Si può immaginare che dallo studio nell’ambasciata verranno portati via la scultura con il viso di John Kennedy, e il tapis roulant per allenarsi le gambe posizionato accanto ai computer. Rimarrà forse il mappamondo. Resterà comunque quel che di storico depositatosi, nel corso di decenni, nell’atmosfera di questa stanza impiegata da chi ufficialmente impersona nel nostro Paese lo Stato più potente del mondo. Phillips, tra le altre, pronuncia un’affermazione che forse non rientra solo nella cronaca: «La disinformazione e la propaganda provenienti dalla Russia stanno raggiungendo con i loro tentacoli tanti Paesi: arrivano in tutta Europa, negli Stati Uniti e di  certo in Italia”.

1484123325042.jpg addio al diplomatico usa della vergogna in italia arriva un fedelissimo di trump

Arrivederci Italia! John Phillips termina il suo mandato di Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, e alla partenza da  Fiumicino ha salutato l’Italia con un arrivederci:  “Continuerò a sostenere questo Paese meraviglioso.”
Intanto stando alle ultime notizie, potrebbe essere Lew Eisenberg il prossimo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, per molti un fedelissimo di Donald Trump. Finanziere e fondatore della compagnia di investimenti Granite capital international. Per il nuovo inquilino di via Veneto ,  secondo gli ambienti vicini al nuovo Presidente ma non solo,   non sarà difficile far dimenticare agli italiani l’ambasciatore uscente, John Phillips, specializzatosi negli ultimi tempi in dichiarazioni inopportune, forse proprio perche’ dichiaratamente di parte. Eisenberg è amico personale del Presidente degli Usa, Donald Trump, per il Partito Repubblicano gestisce la tesoreria. All’interno del partito ha fondato il Republican Leadership Council, come ricorda La Stampa, un gruppo politico “fisicamente conservatore e socialmente inclusivo”, indubbiamente un moderato rispetto alle posizioni più estreme nel Gop su religione e diritti civili.
Le aspirazioni di Trump sul nuovo ambasciatore sono alte e puntano già al primo impegno internazionale che si svolgerà in Italia, il G7 di maggio a Taormina. Un vertice che Trump spera di trasformare in G8, riaprendo il dialogo con la Russia e con Vladimir Putin. Una mossa che ribadisce l’importanza del legame tra Usa e Italia, impegnate insieme ancora in scenari complessi come l’Afghanistan e l’Iraq.
Al momento pero’ come Ambasciatore ad interim al posto di Phillips ci sara’ la Sig.a Kelly Degnan che ha assunto la carica di Charge’ D’Affaires ad interim: e’ vice capo missione dell’Ambasciata Americana a Roma dal 2015, dopo due anni trascorsi nello staff del Segretario di Stato Kerry, come vice segretario esecutivo.
L’ insediamento formale di Trump alla The White House comprende il  giuramento previsto dalla Costituzione , da quando , come sapientemente illustrato nel Library of Congress, il primo presidente George Washington pronuncio’  il suo discorso inaugurale il 30 aprile 1789 alla Federal Hall di New York, mentre da Thomas Jefferson in poi, tutti i presidenti hanno prestato giuramento all’ United States Capitol di Washington.

Mary Ellen Countryman

L’ attesa per questo momento e’ tradizionalmente proporzionale alla sua solennita’ e. In questo caso, anche alla atipicita’ che avvolge il Presidente Donald Trump, per le sue dichiarazioni prima del voto, per quelle fatte al momento della sua investitura, e per I punti salienti che interessano I principali investitori, e quelli orientati all’internazionalizzazione delle imprese. Dall’Ambasciata Usa e dal Consolato Usa a Napoli le dichiarazioni sono prudenti, caratterizzate solo dal crescente legame affettivo che si sta instaurando con il nuovo Console Mary Ellen Countryman, che non risultetanno scalfite dalle possibile scelte protezioniste di Trump, che potrebbero riguardare soprattutto il settore tecnologico: ” Prima gli americani», è quanto dichiarato da Donald Trump in merito ai temi di immigrazione e forza lavoro estera. Molte aziende, secondo Trump, assumono lavoratori stranieri con l’escamotage del visto H-1B e pagano loro salari bassissimi. La sua ricetta ” Prima gli americani” propone di aumentare I salari in alcuni settori qualificanti, a partirr da quello tecnologico . Sempre a proposito di salari, va detto che Trump inizialmente era contro l’aumento dei salari minimi. E lo aveva ribadito più volte nei dibattiti. La strategia (soprattutto di comunicazione) degli ultimi mesi di campagna elettorale è stata basata sul principio di rendere gli Usa un’opzione più attraente per le imprese, anche per quelle estere che intendano esportare i propri business, aumentando quindi il numero di posti di lavoro e gli standard salariali in assetti strategici, piuttosto che aumentare la  soglia dei salari  minimi.

BRUNO RUSSO