Cambiamenti a Napoli

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Un leader è chi incarna un determinato insieme di valori

in un determinato ambito d’azione che è ritenuto

dall’altro capace di indirizzare un gruppo

di persone a compierli efficientemente.

Max Weber.

Sto guardando la classifica del sole 24 0re del 2015 Napoli ha perso cinque posizioni rispetto allo scorso anno e ora si trova al 101 posto su 110. Cambia poco: negli ultimi quindici anni è stata sempre negli ultimi cinque posti anche se aveva migliorato l’anno scorso per poi prontamente tornare dove è abituata. Sono degli indicatori oggettivi che determinano la posizione, anche se è vero che anche non tutto quello che conta può essere contato, e quindi se fosse possibile inserire alcune variabili intangibili per valutare come si vive in questa città, la posizione scatterebbe verso l’alto. Ma non vale, perché questo, come sappiamo, è uno dei grandi alibi che giustificano varie forme di disimpegno generalizzato. Quando finalmente a Napoli accadrà qualcosa che rappresenti una svolta, un cambio di marcia, e non solo variazioni che non eliminano una profonda immobilità sussultante? Lo diciamo da anni dipende moltissimo da molte variabili ma soprattutto dalla qualità della leadership. Ci si lamenta al bar, nei taxi, nelle organizzazioni, ecc. Spesso si costruisce in modo più consistente la critica con scritti, pubblicazioni, ecc. Ma che senso ha continuare a manifestare il dissenso quando l’energia che s’investe nel farlo dimostra la sua inutilità, con la totale indifferenza arrogante, impotenza coatta o insensibilità interpretativa di chi è il soggetto destinatario della critica? Tutto è neutralizzato dentro un grande rito che disperde il senso e anzi, in questi giochi oscuri,qualche volta chi ora critica è pronto a non farlo più a fronte di un vantaggio personale. È successo spesso. Quello che tiene uniti o che separa segue dinamiche liquide contingenti in un campo di forze che si modifica costantemente sulla base d’integrazioni opportunistiche non tese a vantaggi collettivi e per la città. Allora si deve rinunciare? No ovviamente, credo che fintanto che si sta dentro un sistema si debba continuare a tentare il cambiamento perché l’opposto della speranza è la disperazione. Rileggete ancora la definizione di Weber e appare chiaro che la leadership per potersi affermare richiede che chi la incarna sia in possesso di contenuti forti legati a strategie di sviluppo. La strategia è orientata verso il futuro e prospetta azioni capaci di migliorare la vita di chi il leader conduce e quindi si pone come esempio facendo e suggerendo come si deve fare e promuove la fiducia. La fiducia si ottiene sui fatti ossia attraverso l’attendibilità dei contenuti razionali che il leader esprime e ottiene e attraverso il “sentimento” che si prova nei confronti di chi ha il potere perché “si sente”che ha consistenza etica e strategia realizzatrice, con la forte propensione alla condivisione e la partecipazione attiva dei cittadini, considerati non solo come appartenenti, ma come soggetti responsabili che devono “aver parte” per la costruzione del futuro della città. Un leader costruisce l’immagine partendo dall’interno del sistema con la forza dei fatti e poi sono questi che all’esterno risaltano e la confermano. Napoli fra poco dovrà affrontare un altro momento di decisione per l’attribuzione della governance della città. Serve una svolta, un cambio di marcia qualcosa che inizi ad andare in profondità e che si muova in visione d’assieme attraverso la creazione di autentici scambi di valore e non di forme manipolatorie più o meno artefatte. La formula sarebbe semplice: partire da quello che non va e anche quello che va; decidere cosa e quando farlo e in che modo; comunicarlo in modo esplicito; coinvolgere tutte le forze interessate e soprattutto i cittadini; farlo; dire che si è fatto oppure perché no e quando si farà. Basta la vecchia formula che dice che si farà qualcosa che non accadrà, gestita poi con il silenzio o giustificazioni di vario tipo.