Calderoli “smanioso” di separare Nord e Sud

200
In foto Roberto Calderoli

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 17 gennaio all’interno della rubrica Spigolature

Una fretta molto sospetta. Per la riforma che va sotto il nome di “autonomia differenziata”, Roberto Calderoli, nevrotico proponente, ha stabilito “autonomamente” tempi e modi di attuazione: tra gennaio e settembre di quest’anno passaggio dalla bozza al progetto definitivo, poi subito voto confermativo di Camera e Senato senza preventivo esame parlamentare (ma davvero sarebbe sufficiente un semplice accordo tra Regioni e Governo?).Tutto così a “tambur battente” solo perché sono imminenti le elezioni in alcune Regioni, specie Lombardia e Lazio, dove la Lega pensa di recuperare tutto il consenso assorbito da Fratelli d’Italia. Pensiero di corto respiro, ovviamente.

PARTITA TRUCCATA. Come non definire “baro” chi, a un certo punto, cambia le carte in tavola? L’ineffabile ministro per gli Affari regionali ha affermato che perfino il Governatore della Campania si è convinto della validità del suo progetto (tra l’altro si ridimensionerebbe per Roma il ruolo di capitale e si trasferirebbero a Milano importanti Authority come Consob, Antitrust e Agcom). Passano pochi minuti e arriva la secca smentita di Vincenzo De Luca: ”Non ci può essere alcun accordo con chi punta a dividere il Paese. Faremo una durissima guerra politica”. Tra i punti di maggiore allarme i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie. Un attento osservatore, Nicola Dragoni, richiama il problema della spesa storica che, nella ripartizione dei fondi, ha sempre danneggiato il Sud. Con la riforma calderoliana “sarebbe ancora peggio”.

ORECCHIE DA MERCANTE. Calderoli – negli anni passati 4 volte vice presidente del Senato e coinvolto nella vicenda della banca Antonveneta- fa finta di non sentire. Ma le proteste aumentano. Oltre 150 Sindaci meridionali si sono rivolti al presidente Mattarella (irrisione di Calderoli: ma sono niente di fronte agli 8 mila esistenti in Italia!). Clemente Mastella sindaco di Benevento non smette di ricordargli che ”le riforme istituzionali non si fanno in fretta e furia e mai approvate solo a maggioranza”. Di fronte a un sordo che non vuol sentire, è necessario che dal Sud si levi una voce tanto ampia e forte da svegliare quanti hanno ancora a cuore la indivisibilità dell’Italia. Calderoli, per parte sua, rinsavisca e la smetta di minacciare querele al Mattino e al Messaggero solo perché danno conto di quanto la “riforma” annunciata (e nelle mani di un avventuriero), riporterebbe indietro di molti anni l’intero Paese.
***
MATTEO SALVINI ABBANDONATO. Palermo, aula bunker dei maxiprocessi ai mafiosi. Il leader della Lega è imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per aver impedito nel 2019 da ministro dell’Interno, lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti che erano sulla Open Arms. Si temeva che, a bordo, si nascondessero terroristi o pericolosi pregiudicati. Servivano perciò rigorosi controlli. Sconcertanti le dichiarazioni di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, allora uno presidente del Consiglio e l’altro vice premier e ministro. Entrambi, in sostanza, “noi non sapevamo niente di quello che Salvini decideva e faceva”. E’ vero che i Governi italiani ci hanno abituato a tutto. Ma è la prima volta che un ministro viene rappresentato come un “corpo separato” che agisce per conto proprio. La responsabilità collegiale dove la mettiamo? Di Maio l’hanno mandato a casa gli elettori, ma Conte può ancora stare in Parlamento?
***
UNA DONNA MERIDIONALE GIUDICHERA’ PUTIN. L’aggressione devastatrice della Russia contro l’Ucraina continua mentre 40 Stati sollecitano la Corte internazionale dell’Aja a verificare gli atti criminali fin qui commessi. Sulla base delle prove raccolte non si escluderebbero mandati di cattura per i responsabili. E intanto il Governo di Londra conferma per marzo la Conferenza sui crimini di guerra. Occhi puntati sul capo del Cremlino. Una svolta importante è attesa all’Aja. Qui cancelliera della Corte penale è Silvana Arbia, magistrato da molti anni, esperta del Diritto che regola le nazioni. Nata a Senise (1952) in provincia di Potenza, ha svolto missioni presso il Tribunale dell’Onu. Impegno per la Giustizia, ma anche attenzione per la politica. Diversi anni fa, Silvana Arbia ha fondato in Basilicata il partito Sms, acronimo di Stato Moderno Solidale. Nelle elezioni per il Senato, in un collegio basilisco raccolse 1384 voti.